Non basterebbero sei pagine per riportare le adesioni alla manifestazione NonUnaDimeno del 26 novembre e alla giornata del 27, quella degli otto tavoli tematici che al momento contano quasi 1300 iscritte, tante da dovere creare una lista d’attesa.
Le donne attraverseranno Roma, mostreranno la loro presenza sapendo che dopo ci sarà un lavoro da fare, insieme, per sviluppare una piattaforma politica programmatica da condividere.
Questa manifestazione non nasce dal nulla, le donne si sono incontrate per mesi per programmare un’azione unitaria partendo dall’inefficienza istituzionale nell’affrontare il problema della violenza per ciò che veramente è: un problema strutturale.
Dall’inizio dell’anno troppe sono le donne uccise per mano di un marito, un compagno, un ex partner, la violenza maschile sulle donne non è un fatto privato né tantomeno un’ emergenza che ci si trova a fronteggiare come si farebbe con un uragano nella stagione dei monsoni. Nella violenza non c’è niente di straordinario. E’ strutturale e trasversale, sotto gli occhi della società tutta, si nutre della disparità di potere tra i sessi.
Dopo l’assemblea dell’ 8 ottobre, primo momento nazionale di questo percorso, dove oltre cinquecento donne provenienti da tutta Italia si sono ritrovate a Roma per contribuire all’analisi e alle proposte sul fenomeno della violenza, anche le donne dei centri antiviolenza, nati dal movimento femminista, hanno sottolineato come la violenza sia un fatto sistemico che può essere affrontato solo attraverso un cambiamento culturale alle radici. Tutto ciò deve essere fatto in un paese dove la Convenzione di Istanbul adottata ormai tre anni fa, per tanti aspetti sembra essere un optional, dove c’è un Piano anti violenza che dorme nel cassetto in compagnia delle sue tante lacune.
Proprio per questo il percorso NonUnaDiMeno non si esaurirà con la manifestazione del 26 novembre ma ha il più ambizioso progetto di rilanciare la stesura di un piano femminista contro la violenza di genere. Come ha sostenuto ieri Vittoria Tola dell’Udi , realtà promotrice insieme alla rete IoDecido e D.i.re, durante la Conferenza stampa che si è tenuta presso la Federazione Nazionale della Stampa Italiana, “In Italia non abbiamo dati sulla violenza, sulle denunce di violenza domestica, di stalking, non si può fare il punto. I dati sono incerti, non esiste neanche una definizione accettata di cosa sia femminicidio, non avere i dati significa non avere urgenza e attenzione necessaria per fare politiche adeguate. Non ci stiamo più che le istituzioni facciano sensibilizzazione generica e accidentale, vogliamo che aprano cantieri politici, vogliamo essere soggetto politico di proposta, perché noi le proposte le abbiamo, anche sulla narrazione e sul linguaggio. Tutto ciò vogliamo affrontarlo dal basso, da parte di chi ha costruito e sa che c’è bisogno di un cambio paradigmatico”. Posta l’ attenzione anche sui centri antiviolenza sempre più depotenziati e snaturati “ luoghi di libertà delle donne e per questo soggetti a istituzionalizzazione e standardizzazione degli interventi” secondo Carrano di D.i.re, che ha ribadito la necessità di un Piano dal basso che abbia al centro le donne e che tenga conto dell’esperienza e delle pratiche femministe, fondamentali per difendere i luoghi delle donne dall’idea di un “neutro” che si vorrebbe fare avanzare con rullo di tamburi. Di questo avviso anche Simona Ammerata della Rete, che ha parlato di non neutralità della violenza ma, di come si assista in ogni ambito alla necessità di esercitare il controllo sui corpi delle donne e dell’importanza di compiere nelle giornate del 26 e 27 novembre il primo passo costituente che porterà alla riscrittura di un piano “ a partire da noi stesse, dalle elaborazioni fatte, valorizzando queste ricchezze”. Perciò NonUnaDi meno a partire dalle tante realtà e dalle tante persone che sabato arriverenno a Roma da tutta Italia, NonUna DiMeno perché ci sarà tanto da fare il giorno dopo e speriamo anche in seguito, Non una di meno perché come ha affermato Tatiana Montella della Rete IoDecido “Non siamo più disposte a perdere una sola donna per mano di un uomo e perché stiamo assistendo a una grande voglia di partecipazione che non si vedeva da tempo, sulla scia di tutte le piazze che si riempiono nel mondo, dalla Polonia all’ America Latina, frutto dell’immaginazione e della forza delle donne che chiedono e vogliono un cambiamento dal basso un elemento positivo che è importante sottolineare. Perché la violenza ha tante facce e pervade tanti aspetti della nostra vita. Ci siamo messe in cammino, perché sappiamo fin troppo bene da cosa si determina la violenza: dal possesso, dall’incapacità di vedere l’altro e l’altra diversi da sé”.
Un cammino che sembra avere un bel passo.

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