Oggi guido con le donne di Riyadh
Oggi esprimiamo solidarietà con le donne dell’Arabia saudita, mettendo ognuna di noi sulla macchina il cartello: “oggi guido con le donne di Riyad! in ‘viaggio’ contro i regimi e l’imperialismo”«{{Guiderò a partire dal 17 giugno}}». È la parola d’ordine lanciata sui social
network da un gruppo di saudite che esorta le connazionali a mettersi al
volante, infrangendo il simbolo delle discriminazioni gravissime che le
donne subiscono in un regno che, grazie alle ingenti riserve petrolifere e
all’alleanza con l’Occidente (e in particolare con gli Usa) può permettersi
di violare convenzioni internazionali e di negare diritti fondamentali ai
suoi cittadini, senza pagarne le conseguenze…
Nel regno della stretta alleanza tra la famiglia Saud e il clero wahabita,
la patente – così come il voto (nonostante le promesse, le donne non
parteciperanno alle amministrative di settembre) e la possibilità di un
lavoro indipendente – è ancora preclusa alla popolazione femminile. Una
donna non può spostarsi nel paese o viaggiare all’estero senza un mahram
(tutore), quasi sempre un familiare stretto. La separazione dei sessi è
ferrea e così le donne non possono svolgere diversi lavori che le
porterebbero a contatto con la popolazione maschile. Leggi e norme che hanno
ben poco a che fare con l’islam e molto con tradizioni tribali della
penisola arabica che vanno indietro nei secoli. Contro tutto ciò non sono
mancate le mobilitazioni di migliaia di sauditi nelle scorse settimane, ma
il massiccio spiegamento delle forze di sicurezza ha impedito che i raduni
potessero svilupparsi e diventare ampie manifestazioni contro il regime,
come in altri paesi arabi. La monarchia Saud ha poi assunto il ruolo di
forza «controrivoluzionaria» nel Golfo, al punto da inviare a marzo –
evidentemente con l’assenso degli alleati americani – una spedizione armata
a sostegno del sovrano del Bahrain messo sotto pressione dal locale
movimento per la democrazia. Sono insistenti inoltre le voci di interferenze
saudite in Egitto e in Siria.
Il tam tam della manifestazione del 17 giugno si diffonde in rete.
«Il fatto di organizzarsi e agire come un movimento è qualcosa
che le donne saudite hanno imparato dalle rivolte in corso nel mondo arabo e
cominciano a non avere più paura», spiega {{Wajeeha al-Howeider}}, un’attivista
per i diritti umani. E le donne non sono spaventate dalle minacce di «severe
punizioni» da parte di gruppi non meglio precisati di uomini, con ogni
probabilità agenti dei servizi di sicurezza. Stando a quanto si legge in
internet e sui giornali locali, «migliaia» di sauditi si starebbero
attrezzando per andare a «frustare» le donne che oseranno infrangere il
divieto di guidare…
Ma “…il 17 giugno potrebbero cominciare a illuminare
le strade del paese”.
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