“Operetta burlesca” di Emma Dante
Dopo la brusca interruzione dello scorso anno a causa dello sfratto del Teatro Eliseo è tornata in scena a Roma fino al primo novembre, al Teatro Vittoria, Operetta Burlesca di Emma Dante, una delle voci più originali e “carnali” del teatro contemporaneo.
Regista, attrice, drammaturga e scrittrice, Emma Dante rappresenta nei suoi lavori un mondo in cui regna l’ambiguità, l’indifferenziazione, la totipotenza. Un teatro, insomma, che affonda le radici nel Sud, nella cultura mediterranea delle Grandi Madri, grottesco e barbaro ma allo stesso tempo carico di dolore.
Operetta Burlesca racconta la vita di Pietro, un maschio che non si capisce, che non si trova perché se si guarda allo specchio si vede maschio ma, dentro, si sente femmina. Costretto dal padre a lavorare in una pompa di benzina, Pietro si traveste da donna nella solitudine della sua camera; fugge alla ricerca di quell’altra parte di sé più vera. E la vediamo, sulla scena, la donna che Pietro sente vivere dentro di sé: una donna da avanspettacolo che danza, si spoglia, seduce con le movenze erotiche del burlesque. Sulla scena c’è anche la madre/padre di Pietro. Con un colpo di ventaglio e l’apertura di una camicia, l’ibrido genitoriale passa da una dimensione materna folle, piena di risate rimproveri e amore, ad una paterna villosa e castrante.
Finalmente Pietro s’innamora del proprietario di un negozio di scarpe e il racconto del suo amore “vive” sulla scena dall’esaltazione dell’incontro alla nudità poetica dei corpi, dall’illusione della felicità alla fine della storia.
Operetta Burlesca è “uno spogliarello dell’anima” – dice Emma Dante – una masquerade grottesca che gioca sulla s-ragionata presenza di Pietro e il suo doppio/donna, l’amante innamorato però sposato con figli, la madre/padre che reagisce sopra le righe alla rivelazione queer del figlio.
Come altri lavori di Emma Dante –Mishelle di Sant’Oliva, Vita mia, Le pulle – Operetta Burlesca si nutre della fisicità degli attori, dell’espressività dei loro corpi, dell’esagerazione dei gesti che raccontano “… molto di più il quotidiano che un gesto quotidiano che magari abbiamo quasi dimenticato perché lo facciamo in modo automatico” (intervista in Eidos Cinema Psyche e Arti Visive).
Anche la scena è essenziale: quattro bambole trans gender vestite da sciantose, una fila di scarpe con tacchi vertiginosi splendenti di femminilità, due sedie. Tanto basta per i quattro attori in scena, perché la giostra dell’ambiguità cominci a girare nel ventre fecondo del palcoscenico.
Bravissimo Carmine Maringola e gli altri attori: Viola Carinci, Roberto Galbo, Francesco Guida.
RomaEuropaFestival rende omaggio a questa artista presentando anche Io, Nessuno e Polifemo. Intervista impossibile. In questo secondo lavoro, che andrà in scena al Teatro Vittoria dal 4 all’8 novembre, Emma Dante, oltre a curare regia, testo e costumi, reciterà insieme agli attori della sua Compagnia.