PADOVA. Archivi femministi: storie, memorie e attualità di un metodo. La teoria del salario al lavoro domestico cinquant’anni dopo
A Padova esiste da oltre un anno il ”Comitato per il centro di Documentazione sulla storia dei Movimenti delle Donne a Padova” (ne abbiamo parlato qui, ndr), che lavora per far sorgere anche qui un centro di raccolta, conservazione e valorizzazione della documentazione prodotta dai gruppi delle donne in età contemporanea.
Tale comitato – in collaborazione con il Centro Studi Regionali Giorgio Lago (CISR), il Centro Elena Cornaro Piscopia dell’Università di Padova e il Comune di Padova – ha organizzato il suo terzo incontro (martedì 18 aprile), nella sede universitaria di Ca’ Borin, centrato sui cinquant’anni del libro di Mariarosa Dalla Costa, Potere femminile e sovversione sociale.
Gli interventi introduttivi hanno valorizzato le raccolte documentaristiche, tesori di scritture ed oralità, non solo fonte per lo studio dei movimenti femministi italiani ed esteri, ma anche riserve di atti concreti e tangibili importanti nell’attuale civiltà dell’immagine, utili strumenti per favorire lo studio e l’interpretazione del presente alla luce delle migliori teorie e pratiche del passato.
Louise Toupin, è entrata nel cuore del tema del convegno, presentando la sua pubblicazione, Il salario al lavoro domestico. Cronaca di una lotta femminista (1972-1977), Verona, Ombre Corte, 2023, che ripercorre la storia del movimento transnazionale per il salario al lavoro domestico (SLD), a partire dal testo ‘fondante’, appunto Potere Femminile e sovversione sociale, pubblicato nel 1972 e riedito nel 2021.
Il collettivo, nato a Padova nel 1972, riunì inizialmente attiviste in Italia, Francia, Inghilterra e Stati Uniti. Rapidamente la rete raggiungeva il Canada, la Germania e la Svizzera, costituendo l’innovativa esperienza di un Collettivo Femminista Internazionale, che raccolse in seguito le riflessioni di teoriche militanti come: Silvia Federici, Giovanna Franca Dalla Costa, Maria Pia Turri, Leopoldina Fortunati in Italia e Gisela Bock in Germania. Negli Stati Uniti furono fondamentali i contributi di Selma James, di Wilmette Brown che scriverà uno dei primi testi sui Black Feminist Studies, del gruppo Wages Due Lesbians con analisi pionieristiche sulla sessualità riproduttiva e sulle differenziazioni razziali.
Cinque conferenze internazionali e manifestazioni ricche di creatività, lanciarono piattaforme contro il lavoro subordinato delle donne in casa, nei servizi, negli uffici, nei marciapiedi, contribuendo così alla nascita di un pensiero trasversale, confluito poi nelle teorie della riproduzione sociale, capace di coniugare lotte femministe e anticapitaliste in un’analisi marxista riletta da una prospettiva femminile. Si individuava nel lavoro domestico un lavoro produttivo non salariato, volto a generare forza lavoro, inscritto dunque nella sfera della produzione del capitale e non in quella della circolazione o del valore d’uso come sostenevano il marxismo classico e le teorie operaiste molto radicate in Italia negli anni Settanta del secolo scorso.
Per Anna Curcio, la rivendicazione del SLD appare oggi più comprensibile nella sua accezione: non si trattava di un’indicazione di natura contrattuale, ma si esigeva la valorizzazione del lavoro svolto dalle donne. Nella lotta agita per dimostrare quanto la posizione di non salariate fosse espressione diretta della divisione capitalistica del lavoro, si criticava un’economia politica che contrappone il produttivo all’improduttivo, il formale all’informale, il Nord al Sud del mondo: contenuti molto attuali in anni in cui, la crisi del welfare, la terziarizzazione dell’occupazione, la diffusione di lavori poveri, le falle nell’applicazione della legge 194 e le controversie sulla procreazione assistita, costituiscono nodi cruciali del presente interpretabili anche attraverso la ricerca archivistica degli studi del passato, a conferma che la lotta delle donne, sempre critica verso le gerarchie, è ancora sovversione sociale .
Nella seconda parte del convegno sono state tratteggiate le fasi costitutive dell’Archivio Mariarosa Dalla Costa, da lei donato alla Biblioteca Civica di Padova. Disponibile anche in rete, è ricco di materiali cartacei, fotografie, filmati e dischi in vinile, con testimonianze che spaziano dagli atti fondativi del gruppo SLD fino alle teorie e alle pratiche dell’eco-femminismo.
L’Archivio arricchisce collezioni civiche antiche e contemporanee sulla storia delle donne e ha un grande valore euristico. La libera consultazione dei documenti cartacei è fattore qualificante nella valorizzazione di queste raccolte, impegno su cui si fonda la missione della Biblioteca Civica di Padova.
Il “Comitato per il centro di Documentazione sulla storia dei Movimenti delle Donne a Padova” proseguirà la sua attività sensibilizzando le istituzioni pubbliche (Comune, Provincia, Università di Padova) per potenziare e valorizzare gli archivi esistenti e per creare il centro di documentazione dei movimenti delle donne del territorio.