PALERMO – “Perché Forte come la Morte è l’Amore” Per ricordare la morte di padre Pino Puglisi ucciso dalla mafia il 15 settembre 1993.
L’Accademia dello spettacolo di Bari, UNICA – parteciperà domani, domenica 16 settembre a Palermo al Concerto Meditazione “Perché Forte come la Morte è l’Amore” nell’ambito della celebrazione del XXV Anniversario del martirio del Beato padre Giuseppe Puglisi, meglio conosciuto come padre Pino Puglisi, ucciso dalla mafia il 15 settembre 1993.
Nello specifico Unika terrà uno spettacolo di danza con le coreografie di Sabrina Speranza, direttrice dell’istituzione artistica barese per il settore danza. L’evento, che si terrà alle 21,00 sul Sagrato della Cattedrale, è organizzato dalla Fondazione Frammenti di Luce, in collaborazione con il Centro Diocesano “Beato Giuseppe Puglisi” e l’Arcidiocesi di Palermo. Il concerto, diretto da don Maurizio Lieggi, sarà eseguito dall’Orchestra della Città di Palermo, dal Coro di Frammenti di Luce, dalle voci recitanti di Alessandro Piscitelli e Sara Barbara con i testi di Alessandro D’Avenia e dalla voce solista di Suor Cristina Alfano.
Don Giuseppe Puglisi nasce nella borgata palermitana di Brancaccio, cortile Faraone numero 8, il 15 settembre 1937, figlio di un calzolaio, Carmelo, e di una sarta, Giuseppa Fana, e viene ucciso dalla mafia nella stessa borgata il 15 settembre 1993, giorno del suo 56° compleanno.
Sin dai primi anni di sacerdozio segue in particolare modo i giovani e si interessa delle problematiche sociali dei quartieri più emarginati della città. Segue con attenzione i lavori del Concilio Vaticano II e ne diffonde subito i documenti tra i fedeli, con speciale riguardo al rinnovamento della liturgia, al ruolo dei laici, ai valori dell’ecumenismo e delle chiese locali. Il suo desiderio fu sempre quello di incarnare l’annunzio di Gesu’ Cristo nel territorio, assumendone quindi tutti i problemi per farli propri della comunità cristiana.
Il 29 settembre 1990 viene nominato parroco a San Gaetano, a Brancaccio. Il 29 gennaio 1993 inaugura a Brancaccio il centro “Padre Nostro”, che diventa il punto di riferimento per i giovani e le famiglie del quartiere.
Don Pino propone a Brancaccio un modello di prete che i boss non riconoscono, mentre si sono sempre mostrati pronti ad accettare e “rispettare” un sacerdote che sta in sacrestia, tutto casa e chiesa, promotore di processioni – magari al fianco dello “Zio Totò” di turno -, che “campa e fa campari”.
Padre Puglisi sceglie invece di uscire dalla sacrestia e di vivere fino in fondo i problemi, i rischi, le speranze della sua gente. Desidera in quanto parroco, la liberazione e la promozione del suo popolo.
La sua attenzione si rivolse al recupero degli adolescenti già reclutati dalla criminalità mafiosa, riaffermando nel quartiere una cultura della legalità illuminata dalla fede. Questa sua attività pastorale – come è stato ricostruito dalle inchieste giudiziarie – ha costituito il movente dell’omicidio, i cui esecutori e mandanti sono stati arrestati e condannati.
“Non dobbiamo tacere“, diceva don Pino ai parrocchiani più timorosi nei giorni delle minacce, degli attentati che preludevano l’agguato. E aggiungeva, citando San Paolo, “si Deus nobiscum, quis contra nos?” (se Dio è con noi, chi sarà contro di noi?).