PALERMO – Una giornalista cubana parla del suo paese sulle pagine della rivista Mezzocielo
Mi chiamo Cira Peraza Sanchez, svolgo il mio lavoro di giornalista presso una delle radio più famose di Cuba: Radio Taìno.
Dopo 18 anni torno in Italia, nella splendida isola di Sicilia, a Palermo, dove ho tanti cari amici. Una giornalista cubana in giro per Palermo non è una cosa che capita tutti i giorni (in questi giorni però ho incontrato un piccolo gruppo di cubani che vivono a Palermo), così mi è stato chiesto, in vari eventi a cui ho partecipato, di parlare della vita a Cuba, con particolare riferimento al ruolo della della donna nella storia, nella cultura e nello sviluppo sociale attuale della mia Isola. Anche qui provo a parlarvene.
Da dove comincio? Intanto dal fatto che il Parlamento di Cuba è al secondo posto tra tutti gli Stati del pianeta per quanto riguarda la rappresentanza femminile: l’inserimento della donna nel processo di sviluppo del paese è considerato come uno dei più importanti risultati della Rivoluzione. Le donne cubane hanno conquistato una rappresentanza del 49% all’Assemblea Nazionale, una rappresentanza del 51% nei Governi Provinciali e del 34% nei Governi Municipali. Nelle elezioni politiche dell’anno scorso su un totale di 27.221 candidati eletti, il 35% erano donne (e il 19% erano donne giovani).
La partecipazione delle donne nella storia di Cuba viene da lontano : fin dall’inizio delle nostre guerre di indipendenza ai tempi del colonialismo spagnolo (150 anni fa). Sia nelle città che nelle campagne, le donne si sono attivate, come infermiere, come messaggere, come combattenti. Sono presenti anche nel 1953, quando comincia la lotta contro la dittatura di Fulgenzio Batista, e negli anni successivi, quando molte donne vanno sulla Sierra Maestra come guerrigliere e altre si organizzano nelle attività clandestine nelle varie città.
Dopo la vittoria della Rivoluzione (a gennaio prossimo ricorre il 60° anniversario) la donna ha ottenuto incarichi di grande importanza in vari settori della vita pubblica. Nel 1999 le donne rappresentavano già la terza parte del totale delle presenze negli organi politici più importanti di Cuba.
La stessa Organizzazione delle Nazioni Unite per la Parità di Genere riconosce il grande ruolo della donna nel Governo del Paese e l’importante contributo apportato allo sviluppo sociale e al superamento delle discriminazioni di genere. Donne come Vilma Espìn (ingegnere chimico, combattente durante la Rivoluzione, poi moglie di Raùl Castro e madre di Mariela Castro), Asela de los Santos, Haydee Santamaria, Celia Sanchez, Melba Hernandez, hanno messo tutta la loro intelligenza ma anche la loro passione e il loro amore nell’attività rivoluzionaria. Ed è stata proprio Vilma Espìn, nel 1960, a fondare la Federazione delle Donne Cubane, organizzazione che ha posto fine alle varie discriminazioni che la donna subiva a Cuba prima della Rivoluzione. -“Senza la donna, l’enorme risultato della Rivoluzione non sarebbe stato possibile”- fu una delle massime di Fidel Castro che ha riconosciuto e stimolato sempre il ruolo della donna all’interno della nostra società.
Le donne a Cuba sono presenti in tutti i campi della vita polita, culturale e sociale: scuola, agricoltura, salute, scienza, ricerca, arte, e altro, accanto agli uomini, non più subordinate agli uomini.
Oggi, nonostante i problemi economici che attraversano il Paese (accora sottoposto all’inaccettabile embargo da parte degli Stati Uniti) e che pesano sicuramente sia sul lavoro esterno della donna sia sulla gestione della vita all’interno della propria famiglia, si può ancora dire, come diceva Josè Martì, che la donna continua ad essere a Cuba un’artefice che sempre avvolge d’amore le opere che contribuisce a costruire.