PARIGI – nella pubblica amministrazione si deve usare il linguaggio di genere «per il raggiungimento di un’uguaglianza effettiva tra uomini e donne»
Era nei temi della campagna elettorale di Macron un intervento sull’uso non sessista del linguaggio che in Francia conta decenni di studi e mobilitazioni, dal lontano Changez les livres per la riscrittura dei libri di testo con inclusione e valorizzazione del soggetto femminile.
Il nodo però rimane sulla scrittura inclusiva e in merito pubblichiamo, su segnalazione e con commento dell’avvocata Marion Engelson, che ringraziamo, una sintesi della circolare (“Journal officiel de la République français”, 21 novembre 2017), firmata dal Primo Ministro Edouard Philippe, sulle misure linguistiche da adottare negli atti amministrativi.
Il Primo Ministro apre ricordando l’impegno del Governo francese e della Segretaria di Stato «per il raggiungimento di un’uguaglianza effettiva tra uomini e donne», e ponendo le sue indicazioni nell’ambito di un ventaglio di «politiche educative e culturali» per un’efficace «la lotta contro gli stereotipi che ne frenano il progresso».
Diventa perciò operativo, in Francia, negli atti amministrativi:
– Usare il maschile come forma neutra solo quando i termini si possano applicare indifferentemente ai due sessi.
– Indicare il genere d’appartenenza di chi è titolare di una funzione. In un atto firmato da una donna dovrà comparire la sua carica, al femminile, sia nella titolazione che nell’articolo esecutivo: es. “La ministra”, o “La segretaria generale” o “La direttrice”.
– Negli atti di nomina (di donne), «l’uso sistematico del femminile secondo le regole enunciate dalla Guida alla femminilizzazione dei nomi dei mestieri, titoli, gradi e funzioni, elaborata dal Centre national de la recherche schientifique e dall’Institut national de la langue française e intitolata “Femme, j’écris ton nom...” (Donna, scrivo il tuo nome….).
– Negli atti di reclutamento e negli avvisi (avis de vacances) pubblicati sul “Journal officiel”, «l’uso di formule quali il candidato o la candidata, per non sottolineare preferenze di genere».
– Di contro, il Primo Ministro invita, in particolare per i testi da pubblicare sul “Journal officiel”, a «non usare la scrittura detta inclusiva che indica pratiche redazionali e tipografiche miranti a sostituire l’uso del maschile, se utilizzato in senso generale, con grafie che evidenzino una forma al femminile». Afferma: «Oltre a rispetto del formalismo proprio degli atti di natura giuridica, le amministrazioni rilevanti dello Stato si devono conformare alle regole grammaticali e sintattiche, specialmente per delle ragioni di comprensione e di chiarezza delle norme».
A sua volta, Marion Engelson, nel ricordare quanto il tema della scrittura inclusiva sia da molti mesi al centro del dibattito francese e di vaste polemiche, ricorda:
«Già nel 2015, sotto la Presidenza di François Hollande, l’Haut Conseil à l’égalité entre les femmes et les hommes (HCE), affidato al Primo Ministro, aveva pubblicato una guida che incitava i poteri pubblici ad adoperare una comunicazione “senza stereotipi di sesso” (www.haut-conseil-egalite.gouv.fr/IMG/pdf/hcefh_guide_pratique_com_sans_ stereo-_vf-2015_11_05.pdf).
Il Manuel d’écriture inclusive, recentemente edito dall’agence de communication Mots-Clés (www.ecriture-inclusive.fr), si basa su tre principi:
- Accordare al genere le funzioni, i mestieri ma anche i titoli e i gradi nelle funzioni: si scriverà così «une pompière (una pompiere), une maire (una sindaco), une auteure (una autore)».
- Non imporre più, non usare più, in senso generale, il maschile. Bisogna includere i due sessi utilizzando un punto intermedio. Si scriverà quindi “Les électeur.rice.s”, “Les citoyen.ne.s”
- Non usare la doppia dicitura “homme et femme” (uomo e donna), ma utilizzare termini più universali; sostituire i “droits de l’homme” (diritti dell’uomo) con “les droits humains” (i diritti umani).
«Molti ministeri, istituzioni, collettivi e università si sono impegnat* ad applicare queste raccomandazioni», ricorda Marion Engelson, che elenca alcune iniziative di particolare respiro:
«Nel marzo 2017, una grande casa editrice di libri scolastici ha pubblicato un manuale di scrittura inclusiva destinato ad alliev* del secondo anno delle primarie.
Ad ottobre 2017, i ministeri del Lavoro e dell’Uguaglianza tra le donne e gli uomini hanno presentato una guida rivolta alle medie e piccole imprese con raccomandazioni d’utilizzo della scrittura inclusiva.
Il 7 novembre, 314 professor* di scuole pubbliche hanno annunciato a mezzo stampa la partecipazione all’insegnamento del linguaggio inclusivo e affermato, in particolare, che avrebbero smesso d’insegnare regole grammaticali sessiste, riassunte nella formula “Le masculin l’emporte sul le féminin” (Il maschile prevale sul femminile e l’ingloba).
Il giornale “Le Figaro” ha riportato che Microsoft avrebbe utilizzato la scrittura inclusiva nella nuova versione del logiciel Word.»
«Questi tentativi a favore della scrittura inclusiva», prosegue Marion Engelson, «hanno creato vive reazioni sia in ambiti sociali che governativi. Il Ministro dell’Educazione Nazionale s’è dichiarato contrario all’insegnamento del linguaggio inclusivo; una deputata appartenente all’estrema destra ha avanzato la domanda che «le féminisme soit remboursé par la Securité Sociale car c’est une grave maladie». (ndr. Il femminismo, una grave malattia? Tornano fantasmi).
«In quanto all’Académie française, essa aveva sconsigliato dal 2016 la femminilizzazione dei titoli, gradi e funzioni. É in questo quadro che il Primo Ministro Edouard Philippe ha emesso la sua circolare in cui non chiede l’uso della scrittura controversa ma avvalla la femminilizzazione delle funzioni. Il capo di governo s’oppone, in realtà, prima all’uso del punto mediano (esempio: citoyen.ne.s) che all’accordo di prossimità, consistente, in caso di nomi maschili e femminili, ad accordare il genere di un aggettivo con il nome più vicino e non più con il solo maschile. Esempio: les garçons et les filles sont heureses invece di d’heurex (ndr. “i ragazzi e le ragazze sono felici” ma in italiano non rende perché “felici” vale per il maschile e per il femminile)».Niente dunque di tutto questo nei testi ufficiali» prosegue Marion Engelson «ma c’è la promessa di altre regole di scrittura inclusiva, come la femminilizzazione delle funzioni (es. La Ministre, La Directrice, e non più Madame le Ministre o Madame le Directeur, come sono ancora in uso).
La richiesta del Primo Ministro è di basarsi sulla predetta pubblicazione Femme, j’écris ton nom
Bit/.ky/2fejwZ7). Rispetto agli atti di reclutamento e agli avvisi pubblicati sul “Journal” ufficiale, Edouard Philippe chiede l’uso di formule neutre e inclusive e non di termini maschili per non sottolineare preferenze di genere; inoltre, chiede di scrivere “candidati e candidate”, non solo “candidati”. Dopo la circolare, l’Académie Françoise avrebbe dichiarato, prima del 2017, di propendere a favore della femminilizzazione di alcuni nomi di mestieri per «permettere alle aspirazioni legittime delle nostre concittadine che desiderano visibilizzare il posto che occupano nella vita sociale, e specialmente professionale, riconosciuta con le denominazioni adatte.»
Conclude Marion Engelson: Questa circolare non costituisce certo una rivoluzione e dispiacerà certamente a molte associazioni femministe che non sono state d’altronde mai consultate. Tuttavia, essa rappresenta almeno una evoluzione certa nella femminilizzazione della lingua francese e la presa in conto di un uso che si sta imponendo sempre di più.
Bisogna sperare che l’Académie Françoise, che conta 4 donne e 28 uomini, ne saprà tenere conto.
Nous vous tiendrons informé.e.s de sa décision (vi terremo informat* della sua decisione) (traduzione di Maria Paola Fiorensoli)