PARMA – torna Hamlet Solo di Lenz Fondazione – Per la Giornata Mondiale della Sindrome di Down.
L’attrice sensibile Barbara Voghera incarna il più recente attraversamento dell’Hamlet shakespeariano compiuto dall’ensemble fondato da Maria Federica Maestri e Francesco Pititto. Un’occasione da non perdere.
«Ci vuole tutta la sensibilità pragmatica di Lenz per prendere un classico inossidabile come l’Amleto e imprimergli una ulteriore spinta ermeneutica (cioè un’interpretazione inattesa) tanto spiazzante quanto immediata»: il critico teatrale romano Giulio Sonno introduce il proprio incontro con Hamlet Solo di Lenz Fondazione, spettacolo che sarà in scena martedì 21 marzo alle ore 21 a Lenz Teatro, a Parma, in occasione della Giornata Mondiale delle persone con la Sindrome di Down, ricorrenza ultradecennale tesa a promuovere l’inclusione sociale e l’autonomia delle persone affette da Trisomia 21.
Hamlet Solo, che si avvale delle musiche create ad hoc dal compositore elettronico Andrea Azzali, è interpretato dall’attrice sensibile con Sindrome di Down Barbara Voghera, storica interprete delle creazioni di Lenz Fondazione, come ricorda la regista Maria Federica Maestri: «Le nostre vite artistiche si sono incrociate alla fine degli anni novanta e da allora sono diventate inseparabili, stimolate da un processo creativo in continua evoluzione, arricchito dall’esplorazione ‘furiosa’ delle grandi drammaturgie: Shakespeare, Goethe, Calderón, Manzoni, Ariosto. In particolare Hamlet Solo è la summa di questa nostra lunga e profonda esperienza scenica: una creazione teatrale in cui la monumentalità del capolavoro classico si traspone in una nuova sintesi di potente densità emozionale. Barbara Voghera è protagonista di questo straordinario ritratto tragico sull’esistenza umana: non solo un’interprete, ma corpo di dolorosa poesia e di imperfetta bellezza, capace di incarnare le parole shakespeariane in un’oscillazione esponenziale tra perdita e ritrovamento del senso».
Francesco Pititto, che ha curato traduzione, drammaturgia e imagoturgia di Hamlet Solo suggerisce: «Il nostro linguaggio teatrale si fonda su un’estrema e radicale fedeltà alla parola del testo. Nella ricerca dello stato eroico dell’attore il teatro prende forma nell’oscillazione tra debolezza e forza, vulnerabilità e potenza del corpo parlante. Ponte polifonico tra antico e moderno, tra generale e particolare, tra lingua e dialetto, l’Hamlet di Shakespeare si fa eco potente dell’arte del teatro nella contemporaneità e nel rinnovamento del linguaggio. Nell’Hamlet Solo si esplicita un dispositivo drammatico che rivela la natura orfana di Amleto, la sua inevitabile e assoluta solitudine scenica ed esistenziale; in un attraversamento senza respiro del testo, l’attrice implode dentro gli altri personaggi, unico strumento ‘vivo’ di una partitura visiva di spettri. I dialoghi con Orazio, la Regina, il Fantasma del Padre, Guild and Rose, gli Attori, I Becchini, Re Claudio vengono inflessi nell’unico duello eroico possibile, quello dell’attore con se stesso».
Conclude il critico teatrale fiorentino Matteo Brighenti: «Barbara Voghera insieme a Lenz si è lasciata indietro l’impossibilità ed è andata incontro all’enigma del rappresentare, rappresentandosi in tutta la sua ‘sensibilità’. Scelta e condizione che le hanno permesso di accedere, con una presenza di violenta intensità e grazia scomposta, a una realtà espansa, che si trova oltre ogni cosa da noi conosciuta. Esattamente come Amleto».