Passare la mano
Presso l’Istituto Luigi Sturzo di Roma, il 28 ottobre, presente l’autrice, in una sala affollata è stata presentata l’ultima opera di Paola Gaiotti de Biase con gli interventi di Rosy Bindi, Guido Formigoni, Miguel Gotor, Anna Scattigno. L’autrice nel titolo preannuncia il nucleo del suo libro: lei, come altre persone cattoliche, laiche, democratiche ricordate nell’opera, è consapevole , per quanto la memoria le conferma, di non essere riuscita a veder realizzate le aspirazioni personali, collettive, civili, politiche proprie del Novecento, malgrado l’impegno ininterrotto. Vuole quindi passare la mano perché il Novecento si compia, per quanto di nuovo prometteva a tutti, alle donne, a chi credeva e a chi non credeva.I relatori infatti, pur proponendo differenti letture dell’opera, per ragioni biografiche, per percorsi esperienziali diversi, hanno tutti notato che {{la sua nota dominante originale è contemporaneamente storica e passionale}}, frutto di studio e di esperienza,di fede e di ricerca di libertà.
Fin dalla prima acculturazione politica l’autrice si presenta in comunione solidale e affettuosa con folti gruppi amicali, in relazioni motivate da fede, passione politica, lavoro intellettuale.
Le trecento e più pagine, con una breve e partecipe prefazione di Romano Prodi, si snodano dalla ricostruzione delle origini della famiglia dell’autrice, a partire dagli anni Venti, attraverso viaggi, studi , fascismo, guerra, Concilio, Moro, femminismo,sinistra…. al 2008 e si leggono con {{l’interesse e il sollievo}} che nascono dalla percezione che “In questo caso passare la mano significa sperare che le generazioni successive possano far tesoro di una simile esperienza, non tanto per i suoi successi, quanto per la pulizia, la coerenza e il disinteresse che ha caratterizzato la vita e le azioni del folto gruppo di amici che sono stati i referenti della lunga vita politica e intellettuale dell’autrice di queste memorie.”{{(Romano Prodi}})
Prudenti, se non diffidenti, circa la possibilità che l’attualità sia di conforto per i vecchi e maieutica per i giovani, ci coinvolge{{ il racconto dell’educazione religiosa, politica e sentimentale }} di una donna che con lucidità storica, mai autocelebrativa o autoreferente, ricostruisce la dimensione politico-religiosa della sua esperienza non più legata alla famiglia o alla scuola ma alle relazioni che riesce a stabilire, ai libri che legge numerosissimi, vari, citati con la cura e la riconoscenza di chi li considera maestri di vita, legata anche all’amore che è esperienza difficile per una “ragazza per bene”del primo Novecento ma, per lei in particolare, vivibile serenamente in quanto anche comunione politico/religiosa
Sono intense e fondamentali per la storia delle donne del Novecento le pagine dedicate alla partecipazione ai gruppi femminili del dopoguerra, al neofemminismo degli anni settanta,alle relazioni, critiche mai denigratorie, con donne e uomini di idee opposte, al concilio Vaticano II, a Moro, all’impegno nella Sinistra .
Da non trascurare poi il felice spiazzamento determinato in chi legge dall’emergere spontaneo, non ideologico, del” personale politico” come {{impossibilità della scissione nel vivere quotidiano}}: ogni momento della vita rievocato sembra scaturire direttamente dal momento politico vissuto con acuta coscienza critica e con l’ottimismo della volontà che non intende accettare le difficoltà come sconfitte definitive.
Molte pagine registrano poi carsici cambiamenti del costume, troppo spesso non registrati dalla cultura ufficiale. Un esempio. L’autrice giovanissima, nel ’43, a Roma occupata dai tedeschi, vive nel suo palazzo borghese l’esperienza della trasformazione della tradizionale cortesia “delle buone maniere” in “socialità condominiale” :
“Riandando a quegli anni,scrive, se penso a tante storie tragiche lette poi della Resistenza…..mi sento un po’ come se avessimo fatto parte della cosiddetta “zona grigia”ma quando da storica mi imbatto nella teoria della “zona grigia”mi viene sempre da riandare a quella straordinaria rivoluzione dei comportamenti di riservate famiglie borghesi, nessuna delle quali, a quanto ne so,direttamente impegnata nella Resistenza militare, ma tutte non solo concordi nel senso della scelta da fare ma, da una parte pronte a rischiare per difenderla, dall’altra capaci di viverla come occasione di un’inedita, nuova forma di socializzazione, di messa in comune di pericoli e opportunità.”(pag 39)
Contemporaneamente in quei mesi in cui, giovane donna alla ricerca di una sua dimensione, deve confrontarsi con il bene e il male rappresentati dai fatti storici che vive, di cui candidamente dichiara di non conoscere bene ”le origini, il vero significato, la tensione fra una tale povertà e l’urgenza del dovere di scegliere” percepisce ” il primo sentimento , vago e indefinito della responsabilità politica.” La ricerca quindi di {{chiarezza politica e coerenza interiore}} trova una prima “risposta globale”, la sola di cui poteva disporre, da verificare continuamente, nella “religione del suo tempo e del suo paese”, fede militante, che fin dall’inizio coincide con la nascita della democrazia in Italia.
{{Paola Gaiotti de Biase}},
{ Passare la mano.
Memorie di una donna dal Novecento incompiuto}. Viella 2010, pag. 352, 28 euro
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