Riceviamo e pubblichiamo il documento con cui il Coordinamento donne federazione della sinistra – Lazio ha aderito al presidio convocato davanti alla Giunta Regionale del Lazio il 16 giugno scorso dall’associazione Vita di donna dopo la delibera della Giunta regionale del Protocollo operativo per le linee guida sulla somministrazione della pillola abortiva Ru486 nella Regione.

{{Le lotte delle donne sono stati decisive per l’affermazione della loro libertà e di molti diritti}}:

-nel 1970 viene approvata la legge sul divorzio, confermata dal referendum nel 1974;
-nel 1971 l’Aied ottiene l’abrogazione del reato di propaganda e uso di contraccettivi;
-nel 1975 si approva la riforma del diritto di famiglia, si istituiscono i consultori familiari e la
Corte Costituzionale sancisce il primato della salute della donna sulla tutela della vita
prenatale;
-nel 1978 viene approvata la legge n.194 sull’interruzione di gravidanza, che sarà
confermata dal referendum del 1981.

Negli anni più recenti, {{il movimento delle donne ha retto attacchi durissimi e reiterati alla legge 194}},
{{alla libertà e all’autodeterminazione femminile}}: dalla criminalizzazione delle donne che abortiscono
e dei medici non obiettori alla denigrazione dei consultori pubblici e del personale che ci lavora e
che ha resistito ai tagli delle risorse e ai tentativi di rimodellarli su base confessionale. Si è così
quasi cancellato l’aborto clandestino e sono cresciute la libertà e la consapevolezza delle donne
sulla propria sessualità. Ora la polemica si riaccende, anche a seguito dell’immissione in
commercio della {{RU 486.}}

{{Regione Lazio: grande è la confusione sotto il cielo… }}

Giovedì scorso [10 giugno 2010] la Giunta regionale del Lazio, ha deliberato:

-che per l’interruzione farmacologica della gravidanza (somministrazione della RU 486) nelle
strutture sanitarie regionali è obbligatorio il ricovero ospedaliero di tre giorni;
-che si rende necessaria una stima preventiva del fabbisogno di posti letto di ricovero
ordinario per l’interruzione di gravidanza farmacologica;
-che l’individuazione delle strutture ospedaliere abilitate è rinviata a successivo
provvedimento.

{{…ma le donne sanno che: }}

-l’art. 15 della legge 194 raccomanda il ricorso alle “tecniche più’ moderne, più rispettose
dell’integrità fisica e psichica della donna e meno rischiose per l’interruzione della
gravidanza;
-l’aborto farmacologico è legale da molti anni in più di trenta paesi, tra cui molti paesi
europei;
-da più di vent’anni in Francia viene praticata l’interruzione della gravidanza sia chirurgica
che farmacologica,
-ci sono studi pluriennali di valutazione scientifica dei rischi e degli effetti dell’interruzione di
gravidanza sia chirurgica sia farmacologica, di cui va data un’informazione adeguata e
corretta;
-gli altri paesi europei praticano l’interruzione farmacologica in day hospital;
-hanno il diritto di scegliere in piena autonomia, nella relazione fiduciaria con il/la
ginecologa, il metodo più adeguato alle loro condizioni;
-hanno il diritto di chiedere ed ottenere sotto la loro responsabilità le dimissioni ospedaliere
in qualunque momento e possono in qualunque momento presentarsi al pronto soccorso;
-ritardi della Regione Lazio nell’attivazione delle procedure di accesso e nell’individuazione
delle strutture ospedaliere abilitate, l’eventuale accentuazione dei rischi sui moduli per il
rilascio del consenso, non le aiutano a esprimere una scelta informata, in particolare se
sono orientate all’interruzione farmacologica (che deve essere praticata entro la 7a
settimana) spingendole a recarsi in altre Regioni o a sottoporsi all’interruzione chirurgica.

{Coordinamento donne federazione della sinistra – Lazio }

{
Nota redazionale}: l’intervista a Lisa Canitano, giencologa presidente di Vita di donna, raccolta da Radio Radicale in occasione del sit-in può essere ascoltata da [http://www.radioradicale.it/scheda/305935 ->http://www.radioradicale.it/scheda/305935]