Per un 8 marzo veramente nostro: buttiamo fuori il “bunga bunga” dalla storia
Stiamo tornando vorticosamente indietro, i Consultori pubblici vengono insidiati, i tempi del lavoro tornano a modelli da schiavismo, e ci si propone un duplice modello di donna, o badante e sottomessa, o donna che vive solo del suo aspetto, e che si finanzia i vari ritocchi estetici o la vita quotidiana concedendosi a vecchiacci danarosi coi quali altrimenti non andrebbe mai. “La mia presidentessa, … quello che si dice una bella tusa…”, così un
sorridente Berlusconi ha apostrofato la presidente di Confindustria di
fronte alla stampa il 23 febbraio 2011. Così qualunque donna, qualunque cosa
essa sia o faccia, è pur sempre la sua “figliola“, e quindi automaticamente
oggetto della tutela maschile del paparino.
Questo è accaduto 10 giorni dopo una manifestazione che ha portato in piazza
in tutta Italia un milione di persone, in maggioranza donne. Manifestazione
che la ministra Gelmini ha definito ai giornalisti quella di “poche radical
chic”.
_ Le somiglianze con le recenti dichiarazioni del dittatore Gheddafi,
che ha definito le rivolte di piazza quelle di “pochi giovani drogati”, sono
evidenti.
Proprio in questi giorni è diventato lampante che la strategia dei partiti
di opposizione italiani per ricacciare il Pdl, un partito che vive della
faccia di B., all’opposizione, è inevitabilmente perdente.
_ Hanno perso da un
momento storico ben preciso: quello in cui il Parlamento ha permesso a B. di
acquistare la maggioranza dei mezzi di comunicazione di questo paese, prima
col [Decreto B. nel 1984->http://it.wikipedia.org/wiki/Mediaset], atto a proteggere Finivest da interventi della
magistratura contro il monopolio, e poi con la legge Mammì nel 1991…
Ora sembra mancare nel Paese il coraggio di chiedere uno sciopero generale
ad oltranza affinché vengano riviste le regole del gioco mediatico senza le
quali mister B. perderebbe immediatamente ogni presa sul pubblico,
bombardato quotidianamente. Il coraggio manca perché, contagiati dal virus
di B., non si ha più la forza di fare quello in cui si crede anche a costo
di rischiare una sconfitta.
Berlusconi ha contagiato tutti con il circo del confronto mediatico
stralunato e urlato, con la negazione sprezzante dell’evidenza e soprattutto
con la paura di perdere.
Mentre ciò accade, stiamo perdendo alcune delle “conquiste” fondamentali
delle donne di questi ultimi anni: la libertà di poter gestire la nostra
sessualità e la procreazione pur con tutti i limiti imposti anche dalla
Legge 40 del 2004 sulla procreazione assistita.
In questi decenni abbiamo avuto la capacità di ribellarci a tutti quelli che
ci hanno sempre detto che siamo deboli, fuori moda, non capaci di autonomia.
_ Ecco la cellulite non è una malattia anche se la pubblicità lo afferma,
verrebbe da dire oltre a “il corpo è mio e lo gestisco io”.
Ora dopo che stiamo perdendo i pochi diritti conquistati nel campo giuridico
ma difficilmente digeriti in quello culturale, stiamo tornando
vorticosamente indietro, i Consultori pubblici vengono insidiati, i tempi
del lavoro tornano a modelli da schiavismo, e ci si propone un duplice
modello di donna, o badante e sottomessa, o donna che vive solo del suo
aspetto, e che si finanzia i vari ritocchi estetici o la vita quotidiana
concedendosi a vecchiacci danarosi coi quali altrimenti non andrebbe mai.
_ Nel frattempo la crisi, la povertà, la rottura di tutti i principi di
solidarietà sociale in nome del profitto di pochi va di pari passo con
l’integralismo religioso, che ci vuole divise per nazionalità e religioni.
Così anche l’Unione Europea sembra piegarsi a chi vuole una società fatta di
steccati, ad iniziare dalla chiusura delle strutture pubbliche come i
Consultori, e partendo dalla scuola pubblica, l’unica in grado di mettere in
comunicazione diverse culture senza indottrinamenti esclusivi.
In molti Paesi d’Europa si permette la considerazione delle donne immigrate
come soggette al diritto di famiglia dei Paesi di origine che le definisce
non autonome, e così le donne non possono fare riferimento alle leggi del
Paese ospite.
In 5 paesi dell’Unione europea ancora l’interruzione di
gravidanza è considerata reato! In alcuni Paesi europei si progettano
“ospedali islamici” in cui le donne sarebbero soggette a grandi restrizioni.
_ La laicità e la speranza di molte donne immigrate di potersi liberare dagli
orpelli di sottomissione dei loro Paesi una volta espatriate cozza contro il
muro del patriarcato che si unisce in una lotta comune contro noi donne e la
nostra libertà.
E alle donne della Regione Marche e dei consigli comunali come quello di
Fano, governato dal PDL, che hanno scelto di celebrare l’otto marzo
scommettendo tutto solo sulla campagna contro la violenza, a tutte loro e a
noi stesse diciamo: la violenza non è solo quella contro i corpi ma anche
quella più sottile che oltraggia le menti e le idee, che propone nuove forme
di segregazione delle donne, o quella fatta con le battute, dette col
sorriso dal vostro leader, che ora ha “ironicamente” inaugurato il termine
“bunga bunga” (la sodomizzazione punitiva) come ha raccontato la “donna del
secolo” Noemi Letizia, per definire i suoi divertenti (per lui) spettacolini
serali.
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