Per un’alternativa femminista allo sfruttamento della prostituzione
Da Associazioni e singole donne di Napoli: un documento che verrà presentato pubblicamente in occasione dell’incontro indetto dall’assessorato alle pari Opportunità presso la sala Pignatiello (Palazzo S. Giacomo) il 25 Settembre alle ore 16; l’invito a sottoscriverlo aprendo un dibattito anche in altre città.La proposta accennata dal Sindaco circa la previsione di zone deputate all’esercizio della prostituzione, cade in un momento storico di grande indeterminazione politica profondamente segnato dalla {{normalizzazione della violenza sessuata}} e dalla {{mercificazione effettiva e mediatica del corpo femminile.}}
L’esposizione della proposta è stata densa di termini significativi della sospensione dell’impegno sui diritti umani ed ha attirato un dibattito riduttivo, apparentemente consumato nel giro di pochi giorni, al quale non ci si può rassegnare e che non può ritenersi archiviato come frutto di un’episodica esternazione.
Le recenti vicende del passato governo protagonista di una normalizzazione della tratta e dello sfruttamento del corpo femminile da un lato, dall’altro, della distribuzione di incarichi sulla base di prestazioni sessuali , hanno parlato ai cittadini suggerendo comportamenti che di fatto hanno svuotato l’applicazione attuale della legge 75 (Merlin) nella sua materia centrale: il contrasto politico e sociale allo sfruttamento sessuale.
Dalla Sicilia al Veneto passando per Roma, la vanificazione della legge Merlin, la tutela del consumatore finale, la prostituta considerata merce da controllare, dominano provvedimenti locali solo apparentemente episodici ed estemporanei. In realtà esternazioni ed ordinanze segnano di volta in volta una sempre più pesante rinuncia dello Stato nella lotta allo sfruttamento e {{alla “prostituizione” necessaria ad un genere maschile ingenerosamente rappresentato}}.
Il ruolo dell’amministrazione locale nella materia, peraltro nel complessivo disinteresse governativo centrale, è avvertito e confermato da iniziative locali che di volta in volta portano alla ribalta questo o quel comune, questo o quel sindaco. Si parla di soluzioni per lo più tese a mediare la presenza delle prostitute con le istanze della cittadinanza più perbenista ed ansiosa di un decoro del tutto formale.
La soluzione ventilata dall’amministrazione {{a Napoli,}} nell’uso dei termini ed anche per la scelta degli interlocutori coi quali mediare, ha risentito dell’{{andamento culturale “nazionale” }} che postula il farisaico occultamento degli aspetti più appariscenti della prostituzione riassunti nell’ostentazione dei corpi .
Lo scorso anno , nella ricorrenza della giornata internazionale contro la violenza sulle donne, il Sindaco e la Giunta, ma anche diremmo tutto il consiglio, hanno espresso un impegno chiaro ed univoco a contrastare la violenza e il femminicidio con i mezzi propri di un ente locale. È stato preso un impegno sostanziale e simbolico che implica carico di analisi e ricerca di soluzioni che a nostro parere debbono instradare all’ascolto e alla discussione con quella parte femminista che unica ha una vera teoria alternativa sulla violenza ed il femminicidio. Diciamo unica e alternativa perché tutte le altre teorie assunte dalla politica istituzionale hanno, in modo incontrovertibile, contribuito a mantenere ed a coltivare la sottomissione violenta del genere femminile, condannata dalle organizzazioni sovranazionali alle quali l’Italia aderisce.
La stessa visita ispettiva a Napoli della special rapporteur dell’ONU per la violenza sulle donne, Rashida Manjioo, ha confermato che la scelta di tenere sotto traccia l’iniziativa femminile in materia di contrasto delle violenze in Italia ha segnato tutti i ritardi che hanno poi condotto alle recenti procedure d’infrazione comminate a livello europeo.
{{Impegnarsi nella prosecuzione di un dibattito altro sulla prostituzione}}, sulle sue dirette implicazioni con la violenza di genere, e imperniato sulle differenze tra soggetti non è un puro esercizio teorico filosofico. Noi proponiamo in concreto che contro la soggezione delle donne nella prostituzione si utilizzino gli stessi strumenti di contrasto e di tolleranza zero adottati nella lotta contro la violenza, che è matrice unitaria di ogni fenomeno di soggezione delle donne agli uomini. {{Gli strumenti contro la violenza di genere nascono storicamente dal movimento delle donne e dall’esperienza concreta e quotidiana dei centri anti-violenza}} divenendo poi strumenti riconosciuti dagli organismi internazionali di tutela e promozione dei diritti umani delle donne.
Noi chiamiamo in causa{{ tutti i soggetti responsabili della salute, del welfare,delle politiche del territorio a confrontarsi in un tavolo interistituzionale col soggetto politico femminista e con l’ottica di genere}} che, anche nelle conclusioni del WUF6, tenutosi a Napoli, sono stati posti esplicitamente al centro dell’attenzione come elemento perequativo nella vivibilità urbana.
Più d’una ragione preme a sollevare un interesse mirato della politica nel contrasto alla “prostituizione” e moltissime ragioni per approcciare in modo efficace tutta la materia, non ultimo il rilevamento della oggettiva connessione tra crimine organizzato e reati sessuati, uno spazio nel quale il cliente gioca un ruolo centrale nel ciclo produttivo e riproduttivo del mercato sessuale.
Non si tratta di un appello ma della sollecitazione a includere nei tavoli operativi quell’elemento decisivo nel perseguimento del rinnovamento politico, la rivoluzione culturale promessa da nuovi rappresentanti eletti, ovvero un pensiero altro che ha soggetti e titolarità: un pensiero compiuto sul mondo nel quale la prostituzione si colloca tra gli elementi di sopraffazione di un genere sull’altro. In questa vicenda lo spazio e il confronto “sulla morale” deve articolarsi ben oltre il rituale della mediazione con le gerarchie ecclesiastiche.
L’incontro tra femminismo ed Istituzioni ha prodotto sul piano morale ed operativo i migliori risultati civili di cui oggi tutti godono, l’interruzione del dialogo produce quelli che internazionalmente vengono riconosciuti come vizi e ritardi della politica Italiana.
Ribadiamo che, a nostro parere, è esiziale per la democrazia considerare unici parametri morali quelli di tipo confessionale, non solo cattolico, e ci aspettiamo così che il Comune nella sua massima autorità si confronti ed agisca anche nella prospettiva di cui siamo portavoce.
{Clara Pappalardo (Arcidonna), Elvira Reale (salute donna), Laura Capobianco (SEL), Simona Ricciardelli (Comitato 194), Stefania Cantatore (UDI di Napoli), Annamaria Visconti (UDI di Portici), Caterina Pace (IDV), Iaia De Marco, Enza Turco, Liliana Valenti, Maria Luisa Nolli, Lucia Coletta, Laura Fiore, Ivana Stazio, Caterina Arcidiacono, Lella Palladino (cooperativa EVA), Isabella Bonfiglio (UIL), Lia Polcari (Libreria Evaluna), Giovanna Borrello (Ass. Metis), Raffaella Capuozzolo (Sel), Andrea Morniroli (Coop. Dedalus), Tania Castellaccio, Maria Rosaria Cuocolo (PSI), Rosa Papa
}
http://udidinapoli.blogspot.com
Lascia un commento