Perché il G8 è (anche) affare di donne
Nei dintorni della Giornata mondiale della donna, il 9 marzo, ActionAid -organizzazione internazionale impegnata nella lotta alle cause della povertà e dell’esclusione sociale – ha presentato il rapporto di ricerca che quest’anno ha come tema “Non sono cose da donne. Prospettive di genere al G8 del 2009”. Nel prossimo mese di luglio, l’Italia ospiterà alla Maddalena il forum G8, di cui fanno parte anche Stati Uniti, Canada, Giappone, Francia, Germania, Regno unito “per occuparsi delle maggiori sfide nel campo della politica, dell’economica e dello sviluppo”. Pur nella consapevolezza delle riserve espresse da varie parti sulla “rappresentatività di questo gruppo in termini di peso economico e politico globale” ( altri fori più ampi, G20 e G77, hanno cominciato ad essere convocati), delle perplessità “rispetto alla scarsa trasparenza dei negoziati”, delle contraddizioni sulla portata delle decisioni, del fatto che “il G8 è sempre stato ed è tuttora un forum prevalentemente maschile” … nonché “del pessimo biglietto da visita con cui l’italia si presenta al tavolo delle trattative in temini di tagli all’aiuto pubblico allo sviluppo”, ActionAid ha ritenuto utile offrire {{“una prospettiva di genere all’agenda del Summit”.}}
Si tratta, questa si, di una bella sfida ma:”perché rinunciare a parlare di donne quando alcune delle tematiche che saranno affrontate da questo come dai precedenti Summit hanno un impatto sull’universo femminile diverso che su quello maschile? Come discutere di soluzioni al cambiamento climatico o alla crisi alimentare ignorando il contributo e le proposte che vengono dalle donne che quotidianamente e concretamente affrontano queste problematiche? {{Davvero non possiamo ipotizzare che se al tavolo sedessero più donne le cose andrebbero diversamente?”}}
Il rapporto dunque non solo analizza le principali tematiche che saranno presenti al vertice della Maddalena, valutandone l’impatto sulle donne ed il loro indispensabile apporto di pensiero e di pratiche in materia, ma anche avanza raccomandazioni di prospettiva, quasi in sostituzione delle donne che a quel tavolo non ci sono.
Partendo dalla consapevolezza che la maggior parte del contributo delle donne all’economia globale e al benessere del mondo non lascia traccia nelle statistiche ufficiali, che “il mondo non ha cambiato il suo modo di misurare il vero contributo delle donne in economia, che permetterebbe di valorizzare il loro ruolo e il loro lavoro domestico”, il rapporto si presenta con ricchezza di analisi e dati raccolti, realizzati da giovani ricercatrici universitarie e attiviste della società civile.
Per ogni capitolo affrontato, all’analisi e ai dati si affiancano {{testimonianze ed indicazioni che vengono dall’impegno di ActionAid soprattutto con le donne dei paesi del Sud del mondo}} e, poi, ci sono le{{ “raccomandazioni al governo italiano”;}} siamo infatti nella fase in cui ogni governo dovrebbe mettere a punto la sua strategia di partecipazione.
Tre i filoni lungo i quali si sviluppano le analisi, i cui rispettivi capitoli portano titoli significativi :
come {{“le donne rispondono alle crisi”}} alimentare, climatica e quella “dimenticata” dei conflitti;
“il diritto a una vita senza violenza”, “il diritto a frequentare la scuola”;
le “{{altre cornici, nuovi modelli}}” prospettabili per un passaggio ad altro modo di governare le cose del mondo, “dalla crisi finanziaria al finanziamento dell’uguaglianza”, “l’accountability mancata” cioè il rendere conto a chi è governato di ciò che si fatto, “un’altra governance per la partecipazione delle donne”.
Lasciando ad altro momento e/o ad altre competenze l’approfondimento
di quanto presente in questo ricco rapporto [“non sono cose da donne, prospettive di genere al G8 del 2009”,->http://www.actionaid.it/pages/rapportodonne.jsp] che può essere scaricato dal sito di ActionAid, non si può non sottolineare che esso nel suo complesso vuole prospettare un nuovo – e perché no, ambizioso – modello di “buona gestione della cosa pubblica”, avendo al centro la partecipazione delle donne ai processi di governo del mondo.
Lascia un commento