Dall’Assemblea Transfemminista di Perugia, il comunicato in risposta alle modifiche appena approvate in Commissione Sanità della Regione Umbria alla Legge regionale in materia di Sanità e servizi sociali.

La Regione di destra attacca l’autodeterminazione delle donne e i diritti nella sfera riproduttiva. La mobilitazione regionale non si farà attendere!

Regione Umbria -11 luglio approvata in terza commissione una ”imponente modifica” al Testo unico in materia di Sanità e Servizi sociali, si prevede a settembre la discussione  in consiglio regionale.
L’hanno chiamata Legge sulla famiglia, condita con una zuccherosa Agenzia per la famiglia e una Giornata regionale per la famiglia, e l’hanno pensata con l’aiuto delle Associazioni della Famiglia: una modifica che pone al centro non le persone e i loro diritti, ma una astratta e ideologica idea di famiglia tradizionale ben lontana dalla realtà che viviamo. un’idea cosi vecchia da sembrare quasi un banale revival degli anni venti. L’interesse centrale riguarda ovviamente la cura per le politiche di incremento demografico. D’altra parte la destra adora incentivare la produzione di bianchi figli magari da mandare devotamente in guerra per la patria: hanno un grande interesse per la tutela del nascituro fin dal “concepimento” (leggi contrasto alla autodeterminazione delle donne e alla 194) mentre evitano di occuparsi dei diritti della sfera riproduttiva, la salute riproduttiva, la riqualificazione di consultori e l’incentivazione di asili nido e servizi pubblici per minori, figuriamoci di politiche di sostegno alla istruzione pubblica o addirittura di sostegno al reddito.
D’altra parte con la parolina magica “sussidiarietà” queste famiglie tradizionali – nelle quali il carico di lavoro di cura pesa in maniera asimmetrica in termini esponenziali sulle spalle delle donne – dovranno prendersi cura, sempre di più, di figli, ma anche di anziani, invalidi, disabili, non autosufficienti. Redistribuire, tramite politiche di welfare, il lavoro e la cura ad enti che non siano le famiglie – ad esempio con operatori di prossimità – per la giunta è volgare “assistenzialismo”.

I familiari (leggi prevalentemente le donne), volenti o nolenti dovranno assumersi questo carico di lavoro ”volontario e non retribuito”, con il bellissimo contentino di avere un bel nome inglese di cui fregiarsi “care giver” e forse qualche regalia-bonus.
Uno dei pochi oneri economici che la Regione prevede di assumersi, in queste bella pensata, è di finanziare le aziende che faciliteranno la permanenza in casa incentivando il telelavoro, il “lavoro agile”, che consente di poter svolgere le proprie mansioni contrattuali e contemporaneamente – con lo stesso identico stipendio – occuparsi di lavori domestici, figli, magari disabili e anziani a carico.
A confermare l’attacco alle donne non si menzionano le drammatiche condizioni di violenza di genere in cui la nostra società è immersa, ma al contrario si sostiene la “famiglia” come nucleo di intervento in ogni situazione ribadendo ad esempio la centralità delle politiche di mediazione familiare e dell’affido condiviso.
Queste sono solo poche note di commento a questo indegno provvedimento che rispediamo fortemente al mittente. Questo testo normativo è peggiorativo delle nostre vite, ed è assolutamente in contrasto con l’idea di sanità pubblica  e di sociale che intendiamo sostenere e per cui ci batteremo.

Assemblea transfemminista Perugia,

Adesioni: Omphalos LGBTI, Rete Antiviolenza Umbria (RAV), RU2020 Rete Umbra per l’Autodeterminazione, Udi Perugia, Libera… mente donna, Terni Donne, Forum donne Amelia, Una Regione per Restare, Coordinamento Donne Subasio, Uds Umbria, Uds Perugia, Link, Circolo ARCI il Porco Rosso, Udu, Perugia per la sanità pubblica, Esedomani Terni lgbtqia+

La proposta di legge si può leggere qui sotto: