PERUGIA. “Libere dalla violenza, libere dal patriarcato”, manifestazione regionale promossa dalla Rete Umbra per l’autodeterminazione
LIBERE DALLA VIOLENZA, LIBERE DAL PATRIARCATO
Manifestazione regionale, transfemminista e queer, a Perugia, promossa dal Movimento RU2020 – Rete Umbra per l’autodeterminazione, con adesione dei centri antiviolenza di “Libera…mente Donna”, Casa delle Donne di Terni (379 119 8297; segreteria@liberamenedonna.it).
Il numeroso corteo ha attraversato il centro storico, realizzando un momento ludico, con danza e tamburi, a p.zza IV Novembre prima che al microfono si alternassero voci di donne a denuncia e contrasto delle violenze.
Slogan, cori, striscioni riportavano il grido che si alza ovunque e da troppo tempo contro ogni tipo di violenza, contro una cultura dello stupro ancora non sradicata: “l’uomo violento non è un malato ma il figlio sano del patriarcato”. Cartelli con giganteschi NO, alzati sulla gradinata del duomo, hanno ribadito che il No di una donna va rispettato in qualsiasi modo e momento venga detto.
In piazza, movimenti e associazioni dei diritti umani e delle donne di vecchia e nuova costituzione.
A scandire gli slogan, una giovane attivista con obbligatorio microfono ma anche, molto civilmente, un’interprete della lingua dei segni.
“Oggi è una bellissima giornata” ha detto Vanda Scarpelli, della Segreteria CGIL Regione Umbria – che insieme alla CGIL nazionale e all’Ufficio politiche di genere si è spesa per la Casa delle Donne di Terni, in pericolo di chiusura – “…perché si riapre un percorso che è delle donne, ma è anche di tutti e di tutte. Il Movimento RU2020 è nato in occasione della scelta della Regione Umbria di non concedere l’utilizzo della RU 486 nelle strutture non ospedaliere. Questo movimento sta riprendendo forza. Inizia una nuova stagione di contrasto alla violenza sulle donne ma anche a garanzia dei diritti di tutti e di tutte. Oggi, questa manifestazione transfemminista e transgenerazionale, conta anche l’associazione Omphalos LGBTI+ di riferimento per la comunità lesbica, gay, bisessuale, trans e intersex in Umbria.”
In merito ai centri antiviolenza, ricordiamo che l’associazione Libera…mente Donna-ETS, nata da situazione movimentista a Terni, gestisce i CAV di Perugia (Catia Doriana Bellini), Foligno (Mia),Città di Castello (Medusa), Gubbio e CAV2Trasimeno-Magione.
Cura inoltre Telefono Donnaa Terni e Perugia, Pronta Emergenza; Codice Rosa; W4Wdonne lesbiche; Sportello Donna a Gualdo Cattaneo; Sportello anti-violenza a Umbertide (Info: tel. 379 119 8297, segreteria@liberamentedonna.it; WhatsApp/Telegram: 379 119 8297).
D’altra gestione, i CAV umbri di Orvieto (L’albero di Antonia), Narni (Donne insieme), Città della Pieve (Maria Teresa Bricca).
L’Umbria ha un Numero Verde gratuito 1522, h. 24, compresi i festivi, che orienta ai CAV, e ha unsistema disupporto al percorso di uscita dalla violenza della donna maltrattata – S.E.Re.N.A. (Sistema Elaborazione Regionale Network Antiviolenza) – i cui dati supportano l’Osservatorio Regionale sul fenomeno della violenza di genere nell’informazione proveniente dai CAV, dai Centri P. O., dai Punti di ascolto e dai Punti di emersione.
La violenza di genere non ha colore, né censo, né luogo specifico, è frutto di una cultura sessista e misogina che esiste e resiste ovunque, ma in situazioni di emarginazione, bisogno, sfruttamento, guerra le donne sono ancora più vulnerabili. Come manca, in generale, l’educazione ai maschi a non essere violenti, manca quella del riconoscimento delle avvisaglie della violenza, la presa di distanza, la condanna precisa, generale di atti che rovinano e “rubano” vite.
Ricopre grande importanza l’opera di formazione dei CAV, specie verso chi per prim* raccoglie le denunce e attiva i soccorsi, perché spesso è l’unica occasione per la vittima di cambiare la situazione. Occorre insegnare e riconoscere il gesto di richiesta d’aiuto senza parole: mostrare la mano alzata, le dita stese, il pollice in orizzontale sul palmo, chiudendola a pugno e aprendola più volte significa essere in pericolo e non poter denunciare. Rispondere a quel gesto significa salvare una vita dalla violenza che in qualsiasi forma – fisica, psicologica e/o economica – porta sovente alla malattia e alla morte, anche senza femminicidio. Il “NO” di una donna è una difesa di vita.
Info: Link della nostra intervista sul canale YouTube Associazione il Paese delle Donne a Paola Giganti e Camilla Annicelli della Casa delle donne di Terni: https://youtu.be/S7qEss6Rirc
LE FOTO DELLA MANIFESTAZIONE – Gallery ph. Maria Paola Fiorensoli