Più sensibilità per i figli delle madri detenute, fuori dal palcoscenico mediatico
Sentiamo il dovere di difendere i nostri bambini che vivono la tragedia dei colloqui settimanali in luoghi chiusi, dove non possono essere a stretto contatto con noi ma divisi da un largo, fisso ripiano di marmo, per non parlare di quei bambini che vedono la propria mamma, ristretta in regime di 41 bis, una volta al mese e divisi da un vetro senza poter avere un contatto umano e il calore di un abbraccio.Egregio signor Valentino Parlato, siamo le detenute della sezione di Alta sicurezza del carcere femminile di Rebibbia. Abbiamo deciso di scriverle per far sentire anche la voce di tutte noi mamme detenute.
_ Da diversi giorni, radio, televisioni e giornali non fanno altro che parlare della signora Anna Maria Franzoni, del{{ trauma che stanno vivendo i suoi figli lontani dalla loro mamma e quello di doverla vedere in carcere}}.
_ Premesso che nulla abbiamo contro la signora Franzoni, al contrario, ha tutta la nostra comprensione, poiché come mamme capiamo la difficile situazione che stanno vivendo lei e i suoi figli.
_ Quello che non riusciamo a capire è il perché di tutta questa pubblicità.
Se si vuole sensibilizzare l’opinione pubblica, ci chiediamo perché non lo si fa per tutti i bambini che, come quelli dalla signora Anna Maria Franzoni, hanno la propria mamma in carcere.
_ Sentiamo dai telegiornali che, per non fa subire ulteriori traumi ai bambini della suddetta signora, è stato concesso loro di vederla in un giardino.
Con questa lettera sentiamo {{il dovere di difendere i nostri bambini}} che vivono la tragedia dei colloqui settimanali in luoghi chiusi, dove non possono essere a stretto contatto con noi ma divisi da un largo, fisso ripiano di marmo, seduti su fissi cubi di marmo per non parlare di quei bambini che vedono la propria mamma, ristretta in regime di 41 bis, una volta al mese e divisi da un vetro senza poter avere un contatto umano e il calore di un abbraccio.
La signora Franzoni è entrata in carcere con una sentenza definitiva, al contrario di alcune di noi che sono in custodia cautelare, quindi, con la presunzione di innocenza.
_ Non si capisce la disparità di trattamento.
_ Per la legge dobbiamo essere tutti uguali, ma l’esperienza di questi posti ci insegna che chi ha più santi va in paradiso, chi invece non ne ha è considerata cattiva e quindi destinata all’inferno insieme ai figli costretti a pagare colpe che non hanno.
Crediamo con queste parole di potere {{interpretare il pensiero di tutte le mamme detenute nelle varie carceri italiane}} e rivolgiamo questa lettera a tutti coloro che a ragion veduta mostrano sensibilità nei confronti della tragedia personale della famiglia Franzoni invitandoli a usar la stessa sensibilità anche per chi vive le stesse tragedie ma… al di fuori del palcoscenico mass-mediatico.
Distinti saluti
Detenute della sezione
di Alta sicurezza di Rebibbia, Roma
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