Pivetta e Bordin, l’incrocio
Oggi abbiamo pubblicato un contributo di Valeria Moretti – che trovate qui sotto – in ricordo di Marina Pivetta, un commosso e riconoscente ricordo che va ad arricchire la raccolta di pensieri dedicati, dopo la sua morte, alla direttora, all’amica, alla compagna che ci ha lasciate neanche tre mesi fa.
Oggi è il 17 aprile 2020, un anno dalla morte di Massimo Bordin. Giorno triste, per chi gli si è affezionato/a, pur non avendolo conosciuto personalmente, attraverso Radio Radicale.
Molte cose accomunavano Marina Pivetta e Massimo Bordin: l’età, la militanza politica extraparlamentare negli anni giovanili, la passione civile per il lavoro dell’informazione, la caparbietà nel mantenere in piedi, e vive finché hanno potuto, esperienze pluridecennali – Stampa e Regime per Massimo Bordin, Il Paese delle donne per Marina Pivetta. Non so se si siano mai incontrati, o incrociati, o scontrati, negli Anni Settanta a Roma, o dopo, magari. Di sicuro si sono incrociati nella vita di molti/molte di noi.
Nel suo pezzo, Valeria Moretti dice che Marina – “sapientemente saggia” – aveva la capacità speciale di andare oltre i luoghi comuni.
Che cosa è, in fondo, questa capacità di andare oltre i luoghi comuni? E’ la capacità di avere un proprio personale giudizio sul reale, un giudizio che può cambiare perché critico e non moralistico o ideologico, che nasce dall’osservazione e dal sentimento del reale e che sa esprimersi in parole.
Chi lavora nell’informazione lavora con le parole. A me, Marina Pivetta e Massimo Bordin hanno insegnato l’importanza delle parole, la necessità dell’uso consapevole e vigile delle parole. Ce ne sarebbe stato bisogno, in queste settimane di emergenza sanitaria e di isolamento, di parole aderenti alla realtà e, per questo, meritevoli di rispetto, di parole non dettate da falsa coscienza, laiche, veritiere. Loro le avrebbero dette, e se non le avessero trovate, sarebbero stati capaci di indicarci con sicurezza dove guardare per trovarle.