Esce nella collana della Fondazione di studi storici Filippo Turati, “palestra di libero dibattito storiografico, nel solco della tradizione ideale e culturale democratica e socialista”, l’ultimo saggio di Fiorenza Taricone, professora ordinaria di storia delle dottrine politiche presso l’Università di Cassino e del Lazio Meridionale, dove insegna anche Pensiero politico e questione femminile.

Nell’Introduzione, Elena Marinucci coglie, nelle prime Leghe nate in area socialista, femminili e miste: “inedite forme associative rispetto a quelle precedenti legate al monachesimo, che non erano però caratterizzate da una forma di sostegno femminile reciproco, libero e volontario, spesso con finalità politiche e sociali” (p. 7); loda “il prezioso e paziente lavoro di scavo, interessante anche perché restituisce direttamente le voci con i brani antologici riportati alla fine di ogni capitolo” e sottolinea le fatiche delle operaie male pagate e doppiamente sfruttate, spesso con prole numerosa e quelle delle maestre, sovente mandate in luoghi lontani e sperduti “dove erano di esempio, ma anche di sostegno per madri sole e più deboli.” (pp-7-8)   

In Premessa, l’Autrice definisce “imponenti” le iniziative femminili legate al movimento associativo tra Ottocento e Novecento sottolineando l’iniziale, scarsa partecipazione femminile al rivendicazionismo operaista, seguita, nella seconda metà del XIX° secolo, da una folta presenza associazionista di “donne piccolo, medio borghesi e aristocratiche che miravano a un ‘pacchetto’ globale di conquiste legislative in tema di diritti civili e politici: tutela della maternità, riforma dell’istituto familiare, miglioramento delle condizioni di vita della donna lavoratrice e dei livelli d’istruzione, accesso a tutte le professioni, in qualche caso appoggio alla lotta contro la regolamentazione delle prostituzione, diritto di voto attivo e passivo.” (p. 9)

L’Autrice evidenzia la vivace, originale ma poco nota realtà del movimento femminile socialista in Italia, agito da donne “a volte in età talmente precoce da essere in realtà adolescenti e giovani ragazze, hanno anticipato molti temi del neo-femminismo degli anni Settanta del Novecento; fra questi, la cosiddetta doppia militanza”. Rivendica alle attiviste socialiste il coraggio di diffondere idee e programmi “fra lavoratrici diffidenti e spesso diffidate dall’interessarsi di politica dai compagni stessi”, riconoscendo loro “la primogenitura della propaganda e dell’organizzazione politica sistematiche, che in taluni casi diventa una professione” (p. 12)

I sette capitoli del volume, ampliano e approfondiscono temi affrontati in precedenti pubblicazioni, come “il vero o falso suffragio universale”; il posizionamento dell’associazionismo femminile sull’interventismo, il conflitto mondiale e il Fascismo con recupero di percorsi d’area socialista, pacifista e cattolica (es. L’associazionismo femminile in Italia dall’Unità al Fascismo, 1996; Teoria e prassi dell’associazionismo italiano nel XIX e XX secolo, 2003), qui ricordando anche la sua cura, per lo stesso editore, della prima monografia sul Centro Italiano Femminile, dalle origini agli anni Settanta, 2001).   

Di particolare attualità il quinto capitolo che “mette al centro le lotte per il lavoro” nelle fabbriche, nelle campagne e nella casa e il ruolo delle predette “maestre” socialiste, nell’alfabetizzazione di Italiane e Italiani, iniziata con l’Unità.

Il sesto capitolo è interamente dedicato a un tema mai uscito dalle agende femminili e femministe – il rapporto tra donne e guerra – in questo caso declinato nell’esame del cosiddetto “naturale” pacifismo femminile; le diverse strategie assunte dalle attiviste socialiste durante la guerra.

Dalle pagine dedicate alla rivista “La Difesa delle Lavoratrici”, può derivare anche un senso di spaesamento, tanta la similitudine tra le forme di sfruttamento e di sessismo; la modernità della discussione sulla guerra.

Sono anche riportati interventi (1914-1915), sulla rivista, in merito alla guerra, di Giselda Brebbia, Abigaille Zanetta, Linda Malnati, Paolo Pillitteri, Bice Sacchi, Enrica Viola Agostini.

Ad Enrica spetta l’asserzione che “Le guerre, allo stadio della nostra civiltà. Non possono essere, non sono – e le ultime, per rimanere nell’ambito dell’Italia, lo hanno dimostrato anche agli scemi – guerre di difesa, ma guerre di conquista per il predominio economico” (p. 174), lei riponendo una grande fiducia nell’operato dell’Unione delle madri proletarie italiane, per superare le crisi del “periodo di passaggio da un vecchio a un nuovo assetto sociale”, lasciarsi alle spalle “le agitazioni per il caroviveri”, “la mancanza di case”, “la disoccupazione, specie in Sicilia”. Alle donne che le chiedevano, “che cosa dobbiamo fare?”, rispondeva “unirvi, unirvi, unirvi” preconizzando una felice gestione della cosa pubblica da parte di “gruppi di madri di famiglie proletarie”, costituiti “secondo i mezzi che riterranno più efficaci e consoni all’indole degli abitanti della regione, in ogni città, borgata e villaggio” (p. 175)

Essere portatrici “di una nuova morale per l’individuo, la famiglia, la società” comprendeva anche una buona dose d’utopia e di speranza che questo volume, con testimonianze e presa di parola orale e scritta, restituisce nella notevole antologia di personagge, note e meno note, accomunate da “passione politica”.

Non minore ne dimostra l’Autrice nel non cedere a logiche esaltatorie o denigratorie, ma rispettando voci che arricchiscono i women’s studies e, per lo sguardo europeo e internazionale, parlano all’oggi, in cui molte delle questioni affrontate non sono ancora superate o risolte.   

Ricordiamo la presentazione del volume, l’11 giugno, alle 18, con interventi dell’Autrice, di Annarita Gabellone e di Ermisio Mazzocchi; modera Roberta Vinciguerra.

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Fiorenza Taricone, Politica e cittadinanza. Donne socialiste fra Ottocento e Novecento, Franco Angeli, 2020.