Politica, ultima chiamata
Gli uomini stanno al Parlamento, le donne ci transitano e vanno via. Questo è quanto si può dedurre da un’inchiesta condotta dal quotidiano El Paìs. Solo il 2,6% delle deputate spagnole è stata presente per tre o più legislature contro il 23% dei loro colleghi maschi. E in Italia?Gli uomini appaiono insostituibili, le donne intercambiabili, in altre parole il tanto sbandierato rinnovamento dei partiti passa soprattutto sui corpi delle donne “sacrificate” alla necessità di fare largo ai giovani e, paradossalmente, ad altre donne.
Le ricerche della filosofa spagnola Alicia Miyares circa la presenza femminile nella Camera bassa del Parlamento del proprio Paese confermano che alla caduta di Franco le donne elette erano poche, ma svolgevano il loro lavoro politico nell’arco di più legislature, probabilmente, aggiunge la ricercatrice, perché “più organiche ai partiti”.
_ I seggi assegnati alle donne sono via via aumentati, e alcuni partiti si sono “addirittura” imposti il rispetto di una quota più o meno alta di rappresentanza femminile, tuttavia la danza degli scranni impedisce alla maggior parte delle elette di consolidare la loro carriera di leader politiche.
Ad esempio: nella legislatura 1989/1993 erano state elette al Congresso spagnolo solo 44 donne, però il 59% di loro aveva già portato a termine altre legislature.
_ Viceversa oggi le elette sono 126 ma di loro solo il 37% compie un secondo mandato contro il 56% dei deputati che ha alle spalle due o più legislature.
_ Detto in altre parole il tempo di permanenza medio al parlamento è per i maschi di 8,1 anni mentre le donne si fermano a 5,2.
Questa tendenza, che comunque non riguarda le 8 nuove ministre del Governo Zapatero (4 delle quali al loro secondo o terzo incarico), accomuna tutti gli schieramenti politici: ad esempio il PSOE, che è il partito con più donne elette, vede quasi il 70% di deputate alla loro prima legislatura contro il 58% dei maschi dello stesso partito. Nel PP il 50% delle deputate sono alla loro prima esperienza, mentre solo il 31% dei maschi si trova nella stessa condizione.
_ “Certe volte l’esperienza accumulata non ti serve. Quando stai più tempo in parlamento acquisisci scioltezza, e perdi la paura iniziale – dice Nazaria Moreno (ex deputata socialista) – ma questi continui ricambi non permettono di mettere davvero a frutto le conoscenze acquisite”.
_ Moreno aggiunge poi che le quote introdotte dal governo socialista sono senz’altro positive, ma una democrazia davvero paritaria dovrebbe prevedere le stesse modalità di entrata e di uscita dalle cariche istituzionali per uomini e donne.
_ Dello stesso parere María Dolors Renau già segretaria delle donne de PSOE e presidente dell’internazionale socialista delle donne, che chiede quote che garantiscono lo stesso trattamento a candidate e candidate al momento di comporre le liste elettorali.
{{E in Italia?}}
Se ci limitiamo alla {{XV legislatura}}, ovvero a quella appena conclusa, il trend individuato per la Spagna sembra confermato:
– {{Al Senato}}
Su 116 {{new entry}} 24 sono donne (92 i maschi), mentre delle 120 {{conferme}} solo 9 sono donne (111 i maschi) e anche la {{mobilità da una Camera all’altra}} sembra favorire decisamente gli uomini 64 maschi contro 7 femmine.
– {{Alla Camera}}
Su 300 {{new entry}} 63 sono femmine (237 i maschi) mentre delle 330 {{conferme}} solo 46 sono donne (284 i maschi)
Cosa ci insegnano questi dati presi dalla sezione statistiche dei siti della [Camera->http://www.camera.it/_dati/leg15/lavori/datistatistici/] e del [Senato->http://www.senato.it/leg/15/BGT/Schede/Statistiche/Composizione/SenatoriPerEta.html]?
Sicuramente che {{non possiamo accontentarci dell’inserimento di un maggior numero dei candidate nelle liste}}, anche se apparentemente in posizioni di rilievo.
_ Se i partiti non consentono alle proprie elette di acquisire visibilità e padronanza dei meccanismi legislativi all’interno dei rispettivi gruppi parlamentari, attuando un continuo turn over, come sarà mai possibile per le donne rompere il monopolio maschile delle cariche “alte”, ministeri, presidenze di commissioni, ecc…?
Inoltre, è bene dirlo, risulta evidente che un {{gran numero di donne sono disposte ad accettare senza discutere i meccanismi di cooptazione/esclusione}} che gli apparati di partito mettono in campo al momento della formazione delle liste, e che {{difficilmente le politiche con più esperienza sono sostenute da altre donne}} nei momenti decisivi (forse per il modo in cui sono state elette?).
_ Questo fatto non può non interrogarci e deve farci riflettere sul {{meccanismo perverso}} che vuole che la candidatura del partito preceda il confronto con le altre, e non viceversa, sovvertendo qualsiasi logica democratica.
_ Certo, questa legge elettorale non dava molti spazi di manovra ma se ho ricevuto molte mail di candidate, che conoscendomi personalmente, chiedevano il mio voto (anche quando non potevo darglielo perché sono di un collegio diverso dal loro), non ricordo altrettante mail in cui si dicesse “mi candido, che ne pensi? quali sono secondo te le priorità?” Non è una questione di lana caprina, mi pare.
La sonora batosta che la Sinistra nel suo complesso ha preso in queste elezioni non lascia dubbi sulla necessità di una profonda riflessione sulla politica e sulla rappresentanza, e soprattutto sul senso di quest’ultima.
_ Non sono tra coloro che amano la logica del tanto peggio tanto meglio, ma il peggio lo abbiamo già avuto, è davanti ai nostri occhi, e ho l’impressione che se questa riflessione non parte dalle donne negli anni a venire non solo non vedremo una sinistra migliore ma forse non vedremo nessuna sinistra,e certo non mi riferisco solo a quella presente in parlamento.
_ A scanso di equivoci: non sto proponendo alle donne di soccorrere una sinistra moribonda, ma di ricominciare, da sinistra, una riflessione su cosa è la politica, quali sono le pratiche di dialogo e interlocuzione tra istituzioni e movimenti (che io ritengo importante se i ruoli restano ben distinti).
_ Vorrei ricominciare a riflettere quali sono le “nostre” priorità senza cadere nel gioco di chi inventa bubbole per deviare i nostri sguardi.
Lascia un commento