Presentato il IV Rapporto di Azione per la salute globale
Nel 2015 si dovrà verificare il raggiungimento degli otto Obiettivi di sviluppo del Millennio (MDG), stabiliti l’8 settembre 2000 nel più grande Summit di leader mondiali alle Nazioni Unite, dove erano presenti tutti i capi di stato e/o di governo dei 27 Stati membri dell’Unione Europea. Ma la strada da fare è ancora molto lunga.La Conferenza promossa da [Azione per la salute globale->http://www.actionaid.it, a Roma lo scorso 27 aprile ha analizzato in particolare l’ {{attuale stato di attuazione degli obiettivi per la salute}}: riduzione della mortalità infantile e materna, lotta all’Aids, alla malaria e ad altre epidemie.
Considerando i dati forniti, per la maggior parte negativi, sembra difficile che nei prossimi cinque anni si riesca a perseguire quanto non è stato possibile nei dieci trascorsi, visto che nella già difficile situazione iniziale si è inserita la grave crisi economica internazionale che, secondo alcuni relatori, è spesso un alibi per non fare nemmeno quanto sarebbe possibile.
_ E’ anche in programma per Il prossimo settembre, a New York, un summit di verifica su tutti gli obiettivi; il 2010 sembra infatti l’ultima occasione per elaborare un efficace piano di azione per realizzarli.
{{Entro il 2015 si dovrebbe}}: ridurre di due terzi la mortalità infantile; di tre quarti la mortalità materna e garantire l’accesso universale ai servizi per la salute riproduttiva; contrastare e arrestare la diffusione di HIV, malaria e altre gravi malattie.
{{L’Europa}} è il maggior donatore al mondo per spesa complessiva in aiuti ai paesi in via di sviluppo ma nessun paese europeo raggiunge la percentuale destinata alla salute e, secondo gli esperti dell’OMS, in aggiunta agli investimenti fatti dai governi in via di sviluppo, i donatori dovrebbero destinarle lo 0,1 per cento del prodotto interno lordo (PIL).
_ Tra questi la Gran Bretagna con lo 0,058 per cento è la più vicina all’obiettivo, l’Italia con lo 0,025 per cento è la più lontana.
Alcuni dati significativi riguardano soprattutto donne e bambini: nel sud del mondo, nel 2008, il tasso di mortalità infantile dei bambini sotto i cinque anni è diminuito solo del 28 per cento rispetto al 1990; un bambino etiope ha 30 probabilità in più di morire entro i cinque anni rispetto ad uno italiano o spagnolo; meno della metà delle donne sieropositive incinte ha accesso ai medicinali per prevenire il contagio ai figli.
Da notare che i bambini potrebbero essere salvati con pochi e semplici interventi: soluzioni reidratanti, vaccini, antibiotici e zanzariere.
_ In quanto al miglioramento della salute materna i dati ribadiscono che questo è l’obiettivo più lontano dalla realizzazione.
Nell’Africa Subsahariana, il tasso di mortalità materna non ha registrato progressi negli ultimi venti anni, la probabilità che una ragazza di quindici anni muoia per cause legate alla maternità è oggi di una su 22, contro una su 120 in Asia e una su 7300 nei paesi industrializzati. In 27 paesi si è registrata una riduzione fino al 50 per cento di casi di malaria tra il 1990 e il 2006 ma in paesi in via di sviluppo ne muore ancora un bambino ogni trenta secondi. La tubercolosi ha avuto un picco di diffusione nel 2008 con 9,4 milioni di nuovi casi segnalati.
Su questi dati {{il ministro Abeti,}} consapevole della realtà, personalmente impegnato nella Cooperazione, esprime un estremo disagio. Dichiara che al Ministero degli Esteri conoscono bene la situazione ma hanno le mani legate, poiché la sede decisionale per i finanziamenti è il Ministero delle Finanze che, se fosse stato invitato, avrebbe potuto fornire almeno elementi di riflessione. Aggiunge che per il prossimo anno si prevede perfino il trenta per cento in meno dei finanziamenti attuali…
Secondo il Ministro la società civile su questa causa non si mobilita e il governo italiano fa quello che può, forse la conferenza di New York a settembre darà nuovi impulsi. Per raggiungere gli Obiettivi del Millennio la Cooperazione italiana contribuisce nei paesi in via di sviluppo a rafforzare i sistemi sanitari di base favorendo l’accesso universale ai servizi, attua programmi di formazione di quadri sanitari. Conclude ribadendo che bisogna infine educare l’opinione pubblica poiché in Italia nessuno conosce la Cooperazione internazionale.
Tutti d’accordo sulle priorità sottolineate e sulla necessità della formazione del personale, coinvolgendo però le comunità locali e soprattutto le donne, protagoniste in ogni caso nel campo della salute, sia come personale sanitario, sia come responsabili della cura familiare, sia come vittime quando per motivi religiosi non hanno accesso alle cure e alla formazione .
Da diverse relazioni emerge però {{un chiaro dissenso}} su quanto detto dal Ministro Abeti: circa i finanziamenti il rimpallo delle responsabilità con il Ministero delle finanze nasconde mancanza di volontà politica, evidente anche negli interventi del Capo del governo Berlusconi che ha promesso di aumentare la erogazione dei fondi e in realtà “quasi beffeggiando non ha dato niente”.
In contrapposizione alla consapevolezza della società civile circa l’importanza degli Obiettivi del Millennio è stato sottolineato il disimpegno della classe politica che non si rende nemmeno conto che, in un sistema mondiale globalizzato, risparmiare soldi oggi significa pregiudicare il futuro di tutti e fa campagne elettorali senza mai nominare questi problemi. Da ciò la necessità di fare formazione ai politici.
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