Settimana di preparazione delle iniziative per la giornata del “Primo marzo: 24 ore senza di noi”, giornata di sciopero dei migranti che aprirà la “primavera antirazzista”, iniziative fino al 21 marzo, giornata internazionale contro il razzismo. Continuano le adesioni individuali e di organizzazioni non solo di migranti sul sito della manifestazione [www.primomarzo.it->http://www.primomarzo2010.it]: più di 50.000 le adesioni individuali su facebook.
[Dall’agenzia Adnkronos->http://www.adnkronos.com/IGN/News/Economia/Immigrati-si-mobilita-il-popolo-in-giallo-1-marzo-lo-sciopero-degli-stranieri_41923229.html] riprendiamo stralci dell’intervista a Stefania Ragusa, presidente del coordinamento nazionale ed animatrice della manifestazione, che spiega i motivi della scelta del colore giallo come segno di riconoscimento per chi, migrante o nativo/a, aderisce alla giornata.
_ ” Si tratta di un colore che non può essere associato ad alcun partito politico. Sotto il profilo della ‘psico-cromatica’, poi, il giallo è il colore della rinascita, del cambiamento. … Chi non può scioperare perché non ha copertura sindacale o perché non può abbandonare il posto di lavoro, pensiamo ad esempio ad una badante che assiste un anziano, avrà la possibilità di aderire idealmente indossando qualcosa di giallo. … C’è chi non sciopererà sul posto di lavoro ma il 1 marzo farà uno ‘sciopero degli acquisti’, chi invece si unirà ai cortei e alle manifestazioni organizzate sul territorio.
_ Ci sono diverse forme per partecipare …’è importante che non si parli dell’iniziativa come di un semplice sciopero ‘etnico’ degli immigrati. E’ una forma ghettizzante di considerare una manifestazione che si propone piuttosto come uno sciopero per i diritti messo in atto da un ampio schieramento ‘meticcio’ che non può essere sminuito o inquadrato ma che al contrario si propone come un articolato movimento di opinione”.

Nel dare [l’adesione di Emergency->http://www.primomarzo2010.it/2010/01/adesione-di-emergency-al-movimento-1.html], Cecilia Strada motiva: “‘{{Noi ce ne possiamo anche andare via, ma voi}}?’
_ È la dichiarazione rilasciata alla stampa da una giovane donna, migrante, durante il sit-in di sabato 9 gennaio a Roma, organizzato per esprimere solidarietà agli immigrati dopo i fatti di Rosarno. È una dichiarazione che ci sentiamo di riprendere e sottoscrivere a pieno, non solo per dare nuovamente voce a chi subisce sulla propria pelle, in prima persona, la gravità degli accadimenti di questi ultimi giorni, ma anche per sottolineare il senso di civiltà, l’attenzione e la sensibilità, persino la preoccupazione, che essa porta con sé.
_ Perché sì, insieme a ‘che ne sarà di voi?’, viene da chiedersi: ‘ma noi?’ Noi – chiunque questo pronome voglia comprimere in sé, e che Emergency riesce solo a concepire come inclusivo, non esclusivo di umanità alcuna -, noi che ci siamo e che restiamo in questo Paese, come pensiamo di poter continuare lungo questa china?
_ Cosa resterà di noi, di tutto? Quale quotidiano e quale domani ci toccherà affrontare? E non solo, ovviamente, da un punto di vista pratico (‘Chi curerà i nostri anziani e i nostri bambini?
_ Chi si occuperà di tutti quei lavori necessari che gli italiani non vogliono più fare?’), ma soprattutto, molto più importante, da un punto di vista etico, umano: come potremmo, ad esempio, insegnare ai nostri italianissimi figli che è sbagliato picchiare il compagno di classe per rubargli un cellulare, se invece accettiamo che parte della popolazione che risiede sul nostro suolo sia resa schiava, privata dei più elementari diritti, e minacciata, aggredita, cacciata se si azzarda a protestare?…”