Primo Marzo, manifestazione per i diritti dei migranti.
Le donne femministe “vedono oltre i confini”. L’internazionalismo femminista precede l’idea di solidarietà tra popoli: è reciprocità che deriva dalla consapevolezza che, prima dei diritti, ciò che gli stati pretendono di esportare sono le oppressioni. Ogni femminista sa che se l’altra è sfruttata e oppressa, materialmente e contestualmente, la libertà propria di ognuna è messa in discussione. Nella disparità di diritti, prevista normativamente, tra donne e uomini, negli stati “democratici”, la dignità è quella percepita culturalmente, per questo avvertiamo sempre che l’attacco alla singola abbassa la salvaguardia dell’altra.
Noi vogliamo, non solo oggi, che le facoltà delle donne non subiscano la cattura: la cattura del ventre, dei gesti, della bellezza.
Noi vogliamo un’accoglienza differente per tutti, ma la vogliamo molto più avvertita per le donne, le bambine e i bambini, perché sappiamo che i pericoli non sono solo quelli della rapacità del nostro paese, ma sono anche e sempre quelli di un’oppressione materializzata nella lunga mano di usi e costumi, che comprendono la schiavitù di genere. Noi sappiamo che le donne che vengono per salvarsi rimangono vittime di un patto di tratta (tra i così detti accoglienti e alcuni fuggitivi ) che le riduce allo stato di merce e tramite per il rifornimento del mercato della prostituzione, Sappiamo che molte donne migranti vengono a partorire figli che non cresceranno, come sappiamo che le donne, spesso, sono il ponte per la cittadinanza che non eserciteranno. Domani noi saremo con tutti contro il razzismo e i muri, ma lo faremo nominando il muro più antico che vogliamo venga abbattuto: quello che impedisce di vederci tra donne per soccorrerci.