Prostitute: ben vengano le polemiche su etica e ipocrisia
Il governo, nella persona della ministra (delle pari opportunità!) Mara Carfagna – il cui corpo è conosciuto da tutti gli estimatori/estimatrici di Tv e “calendari” – propone misure drastiche contro l’orrore della prostituzione di strada. Non è ancora leggibile il testo della proposta e c’è da supporre che il sasso, lanciato per far rumore e distrarre dai problemi Alitalia e crisi economica, resterà a lungo fuori dal dibattito parlamentare.
Intanto ben vengano le polemiche di ogni genere su {{etica e ipocrisia,}} per cui il “male” va tolto dalle strade perché la compravendita dei corpi femminili fa brutto vedere, e riprendiamo pure le tematiche femministe che interrogano i maschi e la loro “tradizione” sessuale. Il male verrebbe esorcizzato dalla limitazione estetica della spettacolarità stradale per privilegiare sicuramente, in un secondo tempo, l’organizzazione di “case” pubbliche e private o dei quartieri a luci rosse da tassare. Dalle cose dette, tuttavia, si coglie la riduzione a reato della prostituzione, finalmente anche a carico dell’uomo. Peccato che {{le multe}}, già in vigore oggi a Roma, come in passato in altri comuni, esigano un controllo ancor più impossibile dopo i tagli di spesa a carico di polizie e Comuni; inoltre si può prevedere che gli interventi sulla “contrattazione” impediranno a coppie di amici, magari vestiti un po’ eccentricamente, di chiaccherare affettuosamente senza essere sospettati di fare mercimonio.
Il quotidiano Repubblica ha pubblicato (un’intera pagina) {{un’intervista al manager che sostiene che raccattare sulla strada una professionista lo rilassa}} (c’è perfino a Milano una cinese così brava che “dopo” lo lava): ha una moglie bella e dice di amarla, peccato che “è sempre la solita minestra”.
Abbiamo letto con qualche sconforto questa confessione e, come donne, pensiamo con desolata comprensione alla moglie: con la povertà di immaginazione che dimostra uno che si rilassa pagando un corpo disponibile “senza farsi tante menate”, chissà quante volte avrà finto il classico mal di testa pur di evitare “la solita minestra”. Dobbiamo solo augurarci che la signora trovi anche lei un qualche relax con l’altrettanto classico idraulico…
Due giorni dopo l’Unità pubblicava un bell’intervento di {{Clara Sereni, “Domande ai maschi”.}} Non sta succedendo nulla di nuovo – ricorda Clara – e, per quello che la riguarda, è stufa di maschi che non si interrogano sulla dicotomia puttana/madonna che ottenebra l’immaginario virile e che loro nascondono dietro presunte superiori pulsioni. D’accordo: stufe, sì, ma non adeguate e cretine.
Infatti, non è finita. Il 15 settembre risponde a Clara, sempre su l’Unità, {{il “maschio meridionale di provincia” Francesco Piccolo}}, che è anche scrittore, uomo colto, “dalla vita sessuale abbastanza soddisfacente”. Il quale, “se vede una donna seminuda, procace, di qualsiasi colore e di qualsiasi età. con l’aggiunta psicologica che con alcuni euro posso toccarla e farci sesso”, si eccita. Siccome è “una persona colta, civile, consapevole” rinuncia. Rinuncia all’istinto bestiale che sarebbe indotto dall’educazione (quale? non quella comune alle donne, evidentemente sottratte alla bestialità degli istinti).
{{Difficile credere ad una, diciamo per essere gentili, ingenuità del genere}}. Lo eccitano donne (e, si suppone, trans) perché sono in vendita e lui le può pagare o perché sono svestite? Se si interrogasse, saprebbe se lo emoziona il potere di comperare, possedere, schiavizzare oppure l’immediatezza di un corpo in mostra. Nel secondo caso sarebbe uno di quelli che, se non fosse un “uomo colto”, salterebbe addosso alla solita ragazzina (ma, dato che a lui vanno bene anche attempate non si salva nessuna) scollata e in minigonna che, nei ragionamenti delle caverne, “provoca”. Non vogliamo immaginare che cosa succeda alla moglie quando uno così vede, in casa guardando la tv, le concorrenti di Miss Italia, che sono ancora meno vestite delle signore di strada e anche, come sussurrano a voce alta le malelingue, desiderose di protezioni vantaggiose perfino istituzionali. Non senza ragione possiamo immaginare nuove colpevolizzazioni a carico di donne che provocano con il loro esserci e burqa più o meno metaforici in arrivo con la benedizione di Ratzinger?
Sono secoli che – con l’aiuto determinante della senatrice Merlin – diciamo che la prostituzione è una vergogna. Ma {{contestualizziamo il problema}}: oggi non ci sono vie d’uscita se non in aggiornate vessazioni per le donne e ipocrite ripuliture delle strade. Il problema resta, per la Carfagna, non il reato, ma la pubblicità del reato. Come per l’aborto: per questo governo meglio la crescita dei casi di clandestinità, purché si limiti la libertà delle donne.
{{Il costume continua a privilegiare i maschi}}, che chiedono acrobazie alle puttane e “onorano” la solita minestra legittima. Neppure uno psicanalista che faccia un caso di allarme sociale della dissociazione maschile.
Nell’anno di grazia 2008, con gli esperimenti del big bang di Ginevra e il problema della clonazione come orizzonte del raziocinio umano avanzato, ci troviamo davanti {{maschi mai usciti, per quello che riguarda il loro corpo e la loro sessualità, dal Neandertal}}. Con gente così, che non si conosce, non sa fare né l’amore né il sesso, che si esibisce nel teppismo, negli stadi, nel razzismo, nel fascismo, ma prima di tutto nel grembo delle donne spesso violentate e anche uccise, non c’è futuro “umano”; anche se molti di loro ormai pensano che la violenza e la guerra non risolvono nessun problema e tanto meno salvano il mondo.
{{Oggi, ancora su l’Unità, Giancarlo Ferrero}} sostiene che “se all’attività sessuale si riconosce dignità di mezzo di comunicazione di amore e di simpatia emotiva, è necessaria una regolamentazione giuridica che la tuteli come uno degli aspetti della persona”, A prescindere dall’incerto significato da attribuire alla comunicazione di amore e simpatia emotiva, che non sappiamo se sia {{erga omnes}} (per intenderci: valevole per mariti e clienti? anche per le donne?), Ferrero pensa tutto questo in un regime di parità uomo/donna o parte dal marito/cliente e dalla donna che si adegua comunque alla sua presunta sensibilità emotiva?
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