PROSTITUZIONE E LAVORO FORZATO – MIGLIAIA DI DONNE E UOMINI TRASFORMATI IN SCHIAV* DA CRIMINALI
Il Parlamento Ue rivela i dati al 2014, ma in Italia i numeri schizzano verso l’alto anche a causa dei flussi migratori di questi anni. Così nel nostro Paese secondo la Caritas dalle “50 alle 70 mila donne sono costrette a prostituirsi e circa 150 mila uomini, in gran parte giovani migranti, sono sfruttati per il lavoro forzato”
Solo in Italia il fenomeno della tratta ha numeri allarmanti: dalle “50 alle 70mila donne sono costrette a prostituirsi e circa 150 mila uomini, in gran parte giovani migranti, sfruttati per il lavoro forzato”. A ricordare questi dati – già diffusi a febbraio scorso – è Caritas italiana, che oggi è intervenuta al convegno promosso dal Dipartimento delle Pari Opportunità organizzato in occasione della Giornata europea contro la tratta di esseri umani.
Nella Giornata europea contro la tratta, il Parlamento europeo rivela che nei 28 Stati membri il fenomeno coinvolge circa 15.800 persone. Ma in Italia i numeri schizzano verso l’alto per due motivi: il report Ue, prima di tutto, prende in considerazione il periodo 2013-2014, prima cioé della crisi dei flussi migratori nel Mediterraneo. Il report Caritas invece non solo ne tiene conto, ma è anche più recente, e accende la luce sui migranti indicati come una categoria particolare: “Il 90 per cento dei migranti arrivati in Europa negli ultimi anni è vittima dei trafficanti di esseri umani” si legge sul portale internet della Caritas ambrosiana. “Molti di loro, uomini, donne e bambini, sono ridotti in condizioni di vera e propria schiavitù per lo sfruttamento sessuale e lavorativo. Nel mondo, sono tra i 21 e i 35 milioni le vittime di tratta e lavoro forzato. E in Italia, il fenomeno riguarda dalle 50 alle 70 mila donne costrette a prostituirsi e circa 150 mila uomini, in gran parte giovani migranti, sfruttati per il lavoro schiavo”.
Il fenomeno pertanto, “pur con costanti mutamenti, non ha cenni di flessione – denuncia Caritas italiana – e continua ad alimentare gravi sofferenze nelle vittime; grandi profitti alle organizzazioni criminose e non favorisce una reale crescita culturale nella nostra societa’”. (DIRE)