Qualche considerazione sull’introduzione dell’insegnamento dell’educazione civica di Gabriella Anselmi e Laura Sassi
Recentemente sono state emanate le linee guida per l’insegnamento dell’educazione civica introdotto dalla legge 92 del 20 agosto 2919.
La legge ha come obiettivo quello della formazione di cittadini attivi e consapevoli, in primis attraverso la conoscenza della nostra Costituzione.
La tematica non è nuova, senza tornare troppo indietro nel tempo possiamo ricordare che nell’a.s. 2008/09 fu introdotta in via sperimentale “Cittadinanza e Costituzione”, peraltro rimasta, come accaduto in molti altri casi, lettera morta.
L’esigenza messa in luce nell’incipit della legge di “promuovere la partecipazione piena e consapevole alla vita civica, culturale e sociale delle comunità, nel rispetto delle regole, dei diritti e dei doveri” non è affatto nuova. La ritroviamo in moltissimi altri documenti che riguardano la scuola, come pure la necessità di un uso consapevole delle tecnologie e di una sensibilità ai problemi ambientali.
Si può capire, che il Ministro abbia voluto ribadire tutto ciò in una forma organica e con delle indicazioni alle istituzioni scolastiche, raccolte in un unico testo, ma a nostro avviso, non c’era motivo di aggiungere una nuova materia.
Gli obiettivi e i principi della legge pienamente condivisibili, si potevano raggiungere a normativa vigente, come già avviene in moltissime scuole attraverso la programmazione di istituto, quella dei consigli di classe e infine quella del singolo docente.
A conferma di ciò vorremmo portare alcuni elementi.
Per quanto riguarda il secondo ciclo d’istruzione:
- il decreto legislativo 226/2005 (norme generali e livelli essenziali delle prestazioni sul secondo ciclo del sistema educativo di istruzione e formazione ai sensi della legge 28 marzo 2003, n.53) all’art.1 fa già riferimento nella sostanza a quanto previsto per l’educazione civica e nell’allegato A, sulle articolazioni del profilo, alla voce n 3 “convivenza civile elenca una serie di obiettivi che vengono ripresi in toto dall’allegato C delle Linee guida;
- in quasi tutti i bienni, in maniera obbligatoria o tra le materie a scelta è previsto l’insegnamento del diritto e dell’economia politica,
- in vari indirizzi l’insegnamento del diritto, dell’economia politica e della scienza delle finanze è presente anche nel triennio,
- sono presenti gli organi collegiali che possono essere, se ben utilizzati, una palestra di “educazione civica”
In ogni ordine e grado esistono insegnamenti che trattano argomenti inerenti alle tematiche previste dalla legge 92 (scienze della terra, biologia, chimica, informatica ecc),
Per la scuola superiore di primo e di secondo grado è in vigore lo Statuto delle studentesse e degli studenti, che riconosce la scuola come “una comunità di dialogo, di ricerca, di esperienza sociale, informata ai valori democratici” che” opera per garantire la formazione alla cittadinanza, la realizzazione del diritto allo studio, lo sviluppo delle potenzialità di ciascuno e il recupero delle situazioni di svantaggio, in armonia con i principi sanciti dalla Costituzione……”
In ogni scuola sono presenti una serie di documenti, regolamento d’istituto, regolamento di disciplina, carta dei servizi, l’esame e l’utilizzo dei quali può essere un valido strumento per la pratica della vita democratica.
Ma sono le stesse linee guida che contraddicono se stesse e la legge a cui fanno riferimento quando, in relazione agli aspetti contenutistici e metodologici dell’educazione civica, affermano
I nuclei tematici dell’insegnamento, e cioè quei contenuti ritenuti essenziali per realizzare
le finalità indicate nella Legge, sono
già impliciti negli epistemi delle discipline.
Per fare solo alcuni esempi, “l’educazione ambientale, sviluppo ecosostenibile
e tutela del patrimonio ambientale, delle identità, delle produzioni e delle
eccellenze territoriali e agroalimentari” e la stessa Agenda 2030, cui fa
riferimento l’articolo 3, trovano una naturale interconnessione con le Scienze
naturali e con la Geografia; l’educazione alla legalità e al contrasto delle
mafie si innerva non solo della conoscenza del dettato e dei valori
costituzionali, ma anche della consapevolezza dei diritti inalienabili dell’uomo
e del cittadino, del loro progredire storico, del dibattito filosofico e
letterario. Si tratta dunque di
far emergere elementi latenti negli attuali ordinamenti didattici e di rendere
consapevole la loro interconnessione, nel rispetto e in coerenza con i processi
di crescita dei bambini e dei ragazzi nei diversi gradi di scuola”.
Dov’è quindi la coerenza nell’attribuire ad un’unica materia il raggiungimento di obiettivi che la legge stessa riconosce come trasversali e legati peraltro anche ad elementi, non riconducibili ad una materia scolastica come potrebbero essere azioni e comportamenti? (“il principio della trasversalità del nuovo insegnamento, anche in ragione della pluralità degli obiettivi di apprendimento e delle competenze attese, non ascrivibili a una singola disciplina e neppure esclusivamente disciplinari”)
Per non dire del fatto che le tematiche previste dall’art.3 della legge istitutiva del nuovo insegnamento riguardano “l’universo mondo.” Un’ora a settimana per affrontare
a) Costituzione, istituzioni dello Stato italiano, dell’Unione europea e degli organismi internazionali; storia della bandiera e dell’inno nazionale;
b) Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, adottata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite il 25 settembre 2015;
c) educazione alla cittadinanza digitale, secondo le disposizioni dell’articolo 5;
d) elementi fondamentali di diritto, con particolare riguardo al diritto del lavoro;
e) educazione ambientale, sviluppo eco-sostenibile e tutela del patrimonio ambientale, delle identità, delle produzioni e delle eccellenze territoriali e agroalimentari;
f) educazione alla legalità e al contrasto delle mafie;
g) educazione al rispetto e alla valorizzazione del patrimonio culturale e dei beni pubblici comuni; h) formazione di base in materia di protezione civile.
2. Nell’ambito dell’insegnamento trasversale dell’educazione civica sono altresì promosse l’educazione stradale, l’educazione alla salute e al benessere, l’educazione al volontariato e alla cittadinanza attiva. Tutte le azioni sono finalizzate ad alimentare e rafforzare il rispetto nei confronti delle persone, degli animali e della natura.
E ovviamente, secondo una modalità purtroppo consueta, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.
La legge prevede inoltre un sistema farraginoso per quanto riguarda l’individuazione dei docenti a cui affidare l’insegnamento e la valutazione dell’educazione civica, nonché la collocazione delle 33 ore previste che, salvo il caso dell’utilizzo del 20% della quota di autonomia, devono essere ritagliate dal normale orario delle singole materie coinvolte.
Insomma la legge 92 e le conseguenti linee guida introducono un meccanismo rigido e complicato, che va ad appesantire ancor più la vita delle scuole e questo per raggiungere obiettivi che si sarebbero potuti raggiungere ugualmente e meglio lasciando alle singole istituzioni scolastiche di agire in autonomia. In effetti, le Linee guida sembrano affermare proprio questo quando dicono:
“Il Collegio dei Docenti,
nell’osservanza dei nuovi traguardi del Profilo finale del rispettivo ciclo di
istruzione, definiti nelle presenti Linee Guida – Allegati A, B e C che ne sono
parte integrante – provvede nell’esercizio dell’autonomia di sperimentazione di
cui all’art. 6 del D.P.R. n.275/1999, ad integrare nel curricolo di Istituto
gli obiettivi specifici di apprendimento/risultati di apprendimento delle singole
discipline con gli obiettivi/risultati e traguardi specifici per l’educazione
civica utilizzando per la loro attuazione l’organico dell’autonomia.”
Purtroppo
però non si fermano qui!