Quando il separatismo assume un doppio valore simbolico
A mio parere, e lo dico con tutto l’entusiasmo con cui ho partecipato sia alla preparazione che al corteo, è stata una delle manifestazioni più importanti del movimento delle donne e che può essere in grado ancor più della manifestazione in difesa delle 194, di rilanciare questo movimento perché va al cuore della questione delle relazioni fra i generi, la violenza appunto del genere maschile su quello femminile.Questa questione è alla base della cultura patriarcale, la attraversa e la informa di sè perchè è questa violenza a condizionare la nostra libertà, in tutti i suoi aspetti e i timori atavici che ci portiamo dentro più o meno consapevolmente.
_ Pensiamo solo durante i conflitti armati o durante i colpi di stato come sia stata usata e si usa l’arma dello stupro in modo generalizzato sia per umiliare il nemico ma anche per fiaccare la resistenza delle donne, non dimenticherò mai quello che mi disse in tal senso una donna argentina rispetto al golpe di Videla.
Trovo {{fondamentale il fatto che per la prima volta si sia esplicitato il genere della violenza sulle donne}}: la parola “maschile” aggiunta per la prima volta pubblicamente ha dato un senso ultimativo alla nostra lotta da cui non possiamo tornare indietro.
_ Abbiamo inderogabilmente posto sul piatto la questione e la manifestazione in tal senso non poteva che essere radicale, nel senso che {{non ci poniamo genericamente il compito di ottenere una legge ma di cambiare la cultura}} che sta alla base di questo reiterarsi millenario della violenza sulle donne.
Il fatto che la manifestazione fosse {{“separatista” assume quindi un doppio valore simbolico}}, quello del riconoscimento delle responsabilità del genere maschile con cui si intende indicare non solo gli autori materiali ma anche chi è semplicemente connivente con la violenza, indifferente, resta in silenzio di fronte a tutte quelle espressioni di sessismo che danno nutrimento alla cultura della violenza ecc. ma
pone anche le donne di fronte alla necessità di superare le corresponsabilità e connivenze laddove i ruoli e l’indifferenza o la superficialità superano l’appartenenza di genere.
L’atteggiamento delle ministre doveva naturalmente essere di ascolto e non di protagonismo e questo ci riporta alla {{questione della rappresentanza}} che va rivisitata in modo approfondito fra di noi.
_ Ho sentito fortemente il calore della sorellanza in questa manifestazione, quella che sento in genere all’interno delle Donne in Nero intende non solo come rete locale ma anche internazionale.
Le donne dell’America Latina pongono al centro della
loro attività proprio la sorellanza fra donne ed è questo che dà loro la forza di lottare in situazioni tanto più difficili rispetto alla nostra in paesi come Guatemala, Perù, Colombia, ecc. dove le cifre delle violenza e del femminicidio sono molto più alte che da noi.
_ Questo mi fa riflettere sul fatto che nessun sistema anche il più democratico non ci salva da questa situazione se la questione non viene affrontata direttamente con misure non generiche ma chiaramente rivolte al tema, e in questo dovrebbero essere coinvolti tutti i soggetti della vita sociale di un paese a cominciare dalle donne che ne sono e ne debbono essere protagoniste a seguire con le istituzioni i mezzi di comunicazione di massa, associazioni ecc, ma con al primo posto i maschi che devono riflettere sulla propria sessualità e la propria relazione con il genere femminile, eterosessuali e lesbiche, ma anche con l’omosessualità in genere.
Credo comunque che ancora una volta dipenda da noi tutte dare impulso a questa lotta e affrontare tutti i soggetti della società che possono darci un contributo a questo scopo dobbiamo continuare con la campagna, con video, teatro, ogni tipoo di attività che ci faccia incontrare la società civile e possa convincere alla necessità di un cambio davvero importante che potrebbe dare uno slancio alla società, dare valore alle donne e alla loro libertà.
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