Quando l’interreligiosità è negazione del conflitto
Alcune cristiane e buddiste e 2 uomini mussulmani africani: le donne stanno a casa a lavorare. Un’amica m’invita, alla vigilia della domenica di Pasqua, a una conferenza con “rappresentanti” di varie religioni. Aderisco e partiamo in auto per raggiungere la sede dell’incontro. Arriviamo puntuali. Entriamo in una sala alle pareti manifesti e librerie con tanti libri. Scopriamo che è la sede del “centro della Pace” della città. Alcune donne stanno disponendo in cerchio delle sedie. Sono poche ma ci dicono che si attendono altre persone. Raggiungiamo faticosamente la decina, ma non si può iniziare, anche se l’orario previsto è già stato sforato, perché devono arrivare alcune donne musulmane. Sono già presenti le cristiane e le buddiste. {{Finalmente arriva il mondo musulmano: un omone dell’Africa sudanese.}}
Si siede e risponde a un’inevitabile domanda: {{le donne non possono venire perché lavorano.}} Poi arriva, con un ulteriore ritardo, un altro musulmano dell’Africa magrebina. Effettuate le presentazioni si comincia. L’omone prende la parola per dire che di là dalle differenze religiose ci unisce la fede nell’unico creatore. Accenna anche all’ambiente da preservare: ha sentito papa Francesco?
Le buddiste, ma soprattutto le cattoliche e la protestante, prendono {{la strada della mistica}} inneggiando alla pace che ci-unisce-tutti/e.
Il magrebino racconta della sua esperienza di maestro coranico per i bambini ai quali parla della droga, dell’alcool proibito; ripete con il “fratello” che nell’altra vita, Allah ci chiederà cosa abbiamo fatto in questa di buono. I due più volte si riprendono la parola in questo consesso al femminile. Come dire: tendono a dominare. Ribadiscono che credono “nella fratellanza” e nell’obiettivo di fare del bene a tutti. Insistono entrambi: la loro religione insegna a fare del bene a tutti, ma poi da queste parti, in Occidente, si crede che la religione di Maometto insegni la violenza.
Le donne ascoltano estasiate e annuiscono aggiungendo qualcosa dello specifico cristiano. {{L’interreligiosità}} pare che richieda, per funzionare, l’intimismo delle esperienze personali all’insegna del vogliamoci tanto bene e non apriamo bocca se non siamo proprio d’accordo.
Interviene una che si è definita non credente per raccontare che avendo frequentato la Bosnia ai tempi della guerra, aveva saputo che prima musulmani e cristiani frequentavamo reciprocamente le feste religiose. Il maestro precisa subito che il rispetto per le feste ci può stare: ma {{non facciamo mescolanze improprie!}}
Un’altra non credente invita ad accettare la doppiezza delle religioni e, quindi, di Dio. Il male e il bene coesistono. L’africano sudanese non ci sta: Dio è buono e basta, la cattiveria è soltanto degli uomini.
Una donna, alla fine, ripropone la domanda iniziale: ma perché le donne non sono venute? Il maestro si precipita a precisare che nell’Islam c’è uguaglianza tra uomini e donne, ma le donne sono impegnate in tanto cose in casa….Nessuna fiata, la Pace richiede {{il “rispetto” delle posizioni…scomode, ovvero la negazione del conflitto.}}
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