Quote rosa, tanto rumore per nulla
Gli uomini in Parlamento non hanno voluto neanche la meschina concessione del quaranta per cento di donne nelle liste elettorali. Le hanno chiamate quote rosa, per allontanare, di più se possibile, l’idea che le donne siano state ascoltate. Hanno riproposto un linguaggio superato dalla consapevolezza femminile diffusa nel paese, un linguaggio stucchevole che evoca il paternalismo di facciata che copre pensieri e gesti violenti.
Che siano oltre le quote rosa, una concessione poco dignitosa, le donne lo hanno detto e dimostrato coi fatti: presentando una legge d’iniziativa popolare per la democrazia paritaria, rendendosi protagoniste, con l’UDI e le altre associazioni delle donne della Campania, della della scrittura della migliore legge elettorale Italiana.
La legge della Campania, impugnata da Forza Italia, ha ottenuto nel 2010 la sentenza favorevole della Consulta, in forza della precedente n.49 del 2003.
Oggi le stesse obiezioni perdenti nel 2003, sono state sollevate in un Parlamento che dovrebbe essere, per ruolo ed obbligo istituzionale, informato di quello che avviene nel paese.
Colpisce la malafede con la quale si sono scatenati gli animi su una proposta pessima e su un emendamento minimalista.
Quote di genere, quote rosa, l’uso delle parole rappresenta un ulteriore affronto alla cultura cresciuta tra le donne in Europa.
La vicenda, in se, si presenta con la rituale evocazione dei diritti delle donne niente altro che per usarli come paravento dietro il quale si rielaborare il patto tra interessi maschili.
La tanto attesa legge elettorale è l’ultimo ennesimo spreco in un paese che non sa che fare delle passioni politiche.
Le procedure d’infrazione comminate al nostro paese, per i nostri politici, sembrano avere una cogenza solo quando si tratta di tagli ai servizi. Infatti i nostri governi hanno accumulato una vera e propria collezione di infrazioni e richiami per quanto riguarda i diritti delle donne.
La logica perversa che guida le classi dirigenti, il patriarcato, nel nostro paese è quello di concedere poco, male e a fatica.
Una legge per legislatura: in questa un provvedimento pomposamente chiamato “contro il femminicidio”, hanno pensato fosse già troppo.
Non siamo deluse, ci saremmo sorprese di qualche segnale contrario.
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