Rayhaneh doveva morire
Reyhaneh Jabbari, è stata giustiziata perchè non l’è stata riconosciuta, nel processo, la circostanza della legittima difesa: l’uomo che ha ucciso voleva violentarla, come già aveva fatto con altre “sottoposte”.
Le conseguenze di uno stupro sono tante, non di rado la soppressione “per tacitare in modo definitivo la vittima”.
La condanna a morte non è stata solo la ritorsione per il rifiuto di Rayhaneh di ritrattare la sua versione. Si tratta di qualcosa che conosciamo: della riaffermazione del principio della “disponibilità dei corpi femminili”. Lo conferma la reazione del regime dei Mullah che ha schierato le forze di polizia per impedire ogni manifestazione femminista di protesta per la condanna di Reyhaneh e per gli sfiguramenti con l’acido, che spesso equivalgono alle condanne “legali”.
Ricordiamo questa e altre condanne e la conseguente indignazione, le formali proteste dei “paesi civili” dove il femminicidio è nominalmente illegale. Ricordiamo anche però che qui chi si è ribellata ha visto manipolare le proprie vicende, qualcuna sappiamo che è stata stuprata e molestata in carcere, o condannata come Rayhaneh per omicidio volontario, se sopravvissuta alla condanna al silenzio. Sarà per questo che Rayhaneh, così lontana, ci è così vicina.
Lo ricorda la testimonianza di Annamaria Visconti quì in calce.
UDI di Napoli
La condanna a morte e l’esecuzione di Rejhaneh Jabbari, architetto, iraniana, mi ha sconvolta. Una volta di più,un poco di più.
Volevo gridare il mio dolore rabbioso, e mi sono fermata ad analizzarlo; mi sono detta che forse perché da giovane volevo fare l’architetto, forse perché mia figlia è architetto, le parole non mi bastavano…
Ho pensato alla forza dell’UDI, e ieri mattina ho deciso di intervenire a Prima Pagina, su Radio Tre.
La notizia della esecuzione della giovane donna, era stata data e commentata dal giornalista di turno, seguita da osservazioni più generali, giustissime, sulla pena di morte nel mondo. Mi è sembrato un modo di diluire la gravità del fatto, quasi di sminuirlo.
Quando mi è stata data la parola ho affermato, ancora una volta, che le donne sono doppiamente vittime della violenza derivata da miseria e/o ignoranza, visto che, spesso, diventano sottoposte dei sottoposti…
Mi è venuto spontaneo chiedere a nome dell’UDI territoriale, di cui faccio parte,l a richiesta di dedicare il prossimo 25 Novembre ad una donna che avrebbe potuto sottrarsi alla morte, ed ha preferito la verità che le restituisce dignità.
Ho agito d’impulso, ma sono certa della condivisione di tutte le sezioni UDI, anche perché la giornata della manifestazione antiviolenza è internazionale.
Un abbraccio, AnnaMaria Visconti
UDI territoriale (Portici,S.Giorgio, Ercolano)
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