Reato di tortura, per le associazioni la nuova legge passata ieri al Senato “è una beffa” richieste modifiche alla Camera
Francesca Chiavacci (Arci) parla di una legge “frutto di una mediazione al ribasso” e ne chiede la modifica. Amnesty International e Antigone: “Un testo impresentabile”. Cittadinanzattiva: “Legge troppo lontana dai dettami dell’Onu”
“Ieri il Senato ha approvato una legge sulla tortura che per chi da anni si batte per l’introduzione di questo reato nel nostro ordinamento rappresenta una beffa”. Poche le voci soddisfatte diopo l’approvazione della legge sulla tortura, molte le prese di posizioni contrarie da parte delle associazioni. Il giudizio in questione è della presidente dell’Arci, Francesca Chiavacci, secondo cui “’Legge truffa’ la definiscono in un appello firmato tra gli altri dal pm Zucca, che indagò sulle violenze alla Diaz durante il G8 di Genova, da Lorenzo Guadagnucci che di quelle violenze fu vittima, e da Ilaria Cucchi, la sorella di Stefano, sulla cui morte, avvenuta mentre era sotto la custodia della polizia, ancora si indaga”.
“Nell’appello – continua la presidente dell’Arci – si chiede alle organizzazioni più sensibili al tema dei diritti umani di impegnarsi con forza perché il testo venga modificato alla Camera, dove arriverà per la quarta lettura, se mai ci arriverà prima della fine della legislatura. E’ dal 2014 infatti che la legge ha iniziato il suo iter, contrastato violentemente dalle destre che si ergono a paladine delle forze dell’ordine, a prescindere dai loro comportamenti”.
La legge. Il ddl che introduce il delitto di tortura nell’ordinamento italiano è stato approvato ieri in Senato con 195 sì, 8 no e 34 astenuti. Il provvedimento, dopo le modifiche apportate a palazzo Madama, torna in quarta lettura alla Camera. In estrema sintesi il nuovo testo approvato dal Senato, all’articolo 1 prevede che chiunque, con violenze o minacce gravi, ovvero agendo con crudeltà, cagiona acute sofferenze fisiche o un verificabile trauma psichico a una persona privata della libertà personale o affidata alla sua custodia, potestà, vigilanza, controllo, cura o assistenza, ovvero che si trovi in condizioni di minore difesa, è punito con la reclusione da 4 a 10 anni. Se il reato è commesso da un pubblico ufficiale nell’esercizio delle funzioni o da un incaricato di un pubblico servizio, con abuso dei poteri o in violazione dei doveri inerenti alla funzione o al servizio, la pena è della reclusione da cinque a dodici anni.
Per l’Arci “l’adozione del reato di tortura è un obbligo cui l’Italia non ottempera dal 1988, quando ratificò la convenzione Onu, al cui testo dovrebbe adeguarsi. Invece, il testo uscito dal Senato peggiora quello della Camera, restringendo la fattispecie del reato e delimitandone la punibilità. Si è punibili, infatti, se il fatto è compiuto mediante ‘più condotte’ che comportino un trattamento inumano e degradante. Quindi il singolo atto di violenza potrebbe anche non essere punito, così come non viene applicata la pena nel caso che le sofferenze sia indotta da legittime misure preventive o limitative dei diritti”.
“L’ennesimo pasticcio legislativo – per la Chiavacci –, che renderà di difficile applicazione la legge e che per questo motivo non è stata votata anche da esponenti del partito di maggioranza, come Luigi Manconi, presidente della Commissione diritti umani del Senato, che per primo depositò a inizio legislatura una proposta di legge contro la tortura. Noi, insieme alle tante associazioni che quotidianamente lavorano per l’affermazione dei diritti, chiediamo che il testo approvato dal Senato venga profondamente modificato. Non si può prendere il giro chi ha subito violenza inaudite, come a Genova nel 2001, le famiglie di chi di tortura c’è morto o i tanti sconosciuti che ogni giorno subiscono soprusi da parte di agenti che con i loro comportamenti gettano discredito su tutte le forze dell’ordine”.
Amnesty International e Antigone: “Un testo impresentabile”. Le due associazioni hanno rilasciato la seguente dichiarazione: “Questa legge, qualora venisse confermata anche dalla Camera, sarebbe difficilmente applicabile. Il limitare la tortura ai soli comportamenti ripetuti nel tempo e a circoscrivere in modo inaccettabile l’ipotesi della tortura mentale è assurdo per chiunque abbia un minimo di conoscenza del fenomeno della tortura nel mondo contemporaneo, nonché distante e incompatibile con la Convenzione internazionale contro la tortura. Con rammarico prendiamo atto del fatto che la volontà di proteggere, a qualunque costo, gli appartenenti all’apparato statale, anche quando commettono gravi violazioni dei diritti umani, continua a venire prima di una legge sulla tortura in linea con gli standard internazionali che risponda realmente agli impegni assunti 28 anni fa con la ratifica della Convenzione.”
Cittadinanzattiva: “Legge troppo lontana dai dettami dell’Onu”. “Rispetto alla prima versione, risalente al 2013 – afferma Cittadinanzattiva -, a firma del Senatore Manconi, il testo della legge ha subito pesanti rimaneggiamenti che gradualmente ne hanno svuotato e depotenziato i contenuti, attraverso un iter parlamentare lungo e tortuoso. Ed il risultato è a questo punto irricevibile”.
“A fronte delle ripetute censure della Corte Europea per i diritti umani, delle iniziative e degli appelli delle organizzazioni della società civile, e a distanza di 29 anni dalla ratifica della Convenzione Onu contro la tortura, il testo approvato rappresenta un compromesso inaccettabile e totalmente deludente – commenta Laura Liberto, coordinatrice nazionale di Giustizia per i diritti-Cittadinanzattiva -. Ancora una volta, su un tema che ha direttamente a che vedere con la salvaguardia dei diritti umani ed al contempo con le stesse radici della democrazia prevalgono scelte di sudditanza della politica alla parte più retriva ed antidemocratica delle forze di polizia e delle loro rappresentanze sindacali. Come abbiamo sempre sostenuto, solo l’approvazione di una legge efficace e coerente con le previsioni della Convenzione delle Nazioni Unite, lungi dall’essere una ‘legge contro la polizia’, tutelerebbe l’interesse delle forze dell’ordine assieme a quello di tutti i cittadini”.