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“Corpo di fondo” di Lucianna Argentino

Seguo da moltissimi anni i lavori di Lucianna Argentino, si rincorrono gli anni ma certamente non si dimenticano gesti, sguardi e ricordi. In questa recensione si dipanano, in modo forse confuso, ma vero, reale e sincero, sentimenti di amicizia, stima per i lavori letti, meraviglia per alcuni passi  decisi e belli, privi di orpelli. “Corpo di fondo” è un piccolo libretto pieno di molti ricordi, non soltanto quelli dell’Autrice, ma quelli di tutti noi. Già nella prima pagina (pag.7) si ricordano biglie colorate, figurine che si scambiavano, le fontanelle per bere e per lavarci le ferite, i nonni da andare a trovare la domenica…tutto questo riporta anche noi lettori/lettrici a situazioni vissute, a emozioni già esplorate e forse dimenticate nel fondo di noi stessi. La prosa poetica di Lucianna cresce di intensità, come onde o come i cicli della vita, non dimenticando nulla la poeta rammenta anche la storia più recente: il treno Italicus, il massacro del Circeo, la bomba alla stazione di Bologna e molte altre ancora. Si fonde tutto ciò ai sentimenti, alle riflessioni sul bene e sul male, esplora Lucianna la paura e la gioia.

Non è mai banale vivere, esserci. E descrivere, scrivere. Scrivere è illuminante per se stessi e per gli altri. La parola, come in questo libro, si appropria delle sensazioni fisiche e delle parti del corpo, tutto concorre a rendere tangibili queste atmosfere, questa matassa di rivoli dolci e meno dolci. La scrittura è un lavoro avvolgente e crudele, chiede di attraversare confini per arrivare alla morbidezza e alla fantasia. La prosa poetica di Lucianna riesce a fare tutto questo.

…” E in questo cammino di passi confusi spera, invecchiando, di avere l’aspetto di coloro di cui la vita si nutre, piuttosto che quello di coloro che della vita si nutrono”. (pag.33)

Più si è partecipi al mondo e più si è esposti al dolore, ai fatti che accadono e a viverli profondamente. Spesso le sfumature ci danno il senso del nostro essere umani, come scriveva M.K.Gandhi: “Lasciarsi essere”. L’Autrice ci dona passaggi di sé stessa che sono anche nostri: mi sono riconosciuta in moltissimi scritti e situazioni e con notevole piacere riscontro la necessità di far riemergere, proprio perché si è vissuto pienamente, la nostra reciproca storia.

Il linguaggio non è solo convenzione ma rimane nel suo fondamento lo strumento che interpreta gli eventi e il loro essere in rapporto. Il linguaggio aiuta a ricostruire il mondo, ci allena a esercitare la “storia infinita” del nostro comunicare, tutto diviene collettivo e mescoliamo emozioni, sviluppi, relazioni che contribuiscono a farci crescere, a “lasciarci essere”.

 

…”E’ notte. Non riesce a dormire. Si alza, va in cucina, siede al tavolo, prende il quaderno, la penna e comincia a scrivere. Scrive che è notte e non riesce a dormire e scrivendo cerca di scoprire perché il sonno non l’accoglie, cos’è che la respinge, che la tiene a galla in una veglia ostile.”(pag.53)

La parola scritta ci fa pensare, entriamo in un silenzio e scriviamo, dopo non siamo come eravamo, siamo diversi perché abbiamo superato altri livelli di conoscenza.

Questo è un piccolo libro che non delude: ci consola, ci fa partecipi della “storia” collettiva/personale; spinge a riflettere e ad accettarci nel nostro essere:

 “se non sono gigli / son per sempre figli / vittime di questo mondo.

 (Fabrizio De Andrè).

Info: Lucianna Argentino, Corpo di fondo, peQod Ed., Ancona 2024

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