Resta difficile trovare la misura “nella coincidenza fra la giustezza e la giustizia dell’agire”
Il cosa è giusto e cosa è ingiusto , dopo la caduta delle grandi ideologie e il superamento dell’idea di Dio come tappabuchi, è forse il problema centrale dei tempi della secolarizzazione. Perché abbiamo a che fare con il problema di definire cosa è l’etica.Ho letto e riletto l’anticipazione di un saggio breve (“{Dio è violento…}”) che uscirà a giugno, di {{Luisa Muraro}} sulla violenza.
Il tema è di quelli che suonano come {{provocazione intellettuale e pedagogica.}}
Penso che {{Luisa Muraro}} abbia (involontariamente?) lanciato una {{provocazione}} nel senso di guardare, per così dire, un po’ meglio la “professione” della scelta non-violenta che a, partire da una certa epoca politica, ha caratterizzato una parte consistente del cattolicesimo “militante” post conciliare e post “rivoluzionario” anche in Italia. “Io sono non violento/a” è diventata {{un’affermazione rilasciata senza troppa consapevolezza}}: un’affermazione dell’io accompagna, talvolta, da un malcelato senso di superiorità. Un sentirsi giusti a priori. Non è più chiaro , a me sembra, che cosa intende chi usa dirsi non violento, perché se ne sono persi i significati (dopo Gandhi?) o non si intende più approfondirli. Ed è tabù discuterne.
{{La violenza ha a che fare, che lo si voglia o no, con l’aggressività. }}
L’aggressività{{ ci riguarda tutti/e}} Tutti gli animali, intendo. Per gli animali-animali sappiamo che esiste un’aggressività di difesa e un’aggressività predatoria. Non ci sogniamo certo di bollarla come violenza da convertire in nonviolenza.
Ricordo un episodio di quando ero giovane . Avevamo in famiglia una gatta siamese che aveva fatto alcuni micini che allattava regolarmente. Un giorno il cane alano di alcuni passanti le si avvicinò per annusarla. In un lampo la siamese gli si avventò al muso graffiandolo. Un chiaro esempio di aggressività in difesa della prole. In un caso analogo nell’ambito umano avrebbe portato una mamma a difendere i figli con non meno violenza. Appunto: sempre {{un’aggressività di difesa}}.
L’aggressività predatoria rimanda alla {{sopravvivenza}}: in ambito umano ,per fare un esempio, si potrebbe immaginare la rottura di una vetrina per portare via del cibo dal negozio avendo fame e non avere denaro per acquistarne.
L’aggressività si può manifestare anche con la {{parola violenta}}. Oppure con la manipolazione occulta che spesso si attua nei rapporti di coppia, tra genitori e figli, in ambito educativo, eccetera.
Secondo Hannah Arendt la forza designa l’accumulo di un’energia sociale o naturale organizzata che, in effetti, si trova in ogni tipo di potere offensivo e difensivo.
La forza così intesa si può trovare anche nella “professione” non violenta quando non si agisce con gesti eclatanti, ma si danno giudizi perentori e ritenuti non discutibili ; escludendo ogni negoziazione .
Una volta in un’istituzione in nome del rispetto delle culture, in altri termini per non essere violenti, mi venne censurato un articolo che avrebbe dovuto essere distribuito in sala prima di una tavola rotonda alla quale partecipavo, perché conteneva una critica al velo islamico. Si è trattato o no di un atto violento?
Detto tutto ciò , resta difficile trovare la misura “nella coincidenza fra la giustezza e la giustizia dell’agire…” come invita a fare {{Luisa Muraro}}.
Il cosa è giusto e cosa è ingiusto , dopo la caduta delle grandi ideologie e il superamento , per dirla con il teologo protestante tedesco {{D. Bonhoeffer}}, dell’idea di Dio come tappabuchi, è forse il problema centrale dei tempi della secolarizzazione. Perché abbiamo a che fare con il problema di definire cosa è l’etica. Non è un caso che gli islamici dell’emigrazione formulano sempre una forte critica all’Occidente reo, a loro avviso, di non avere più un sistema di valori certo perché fondato sulla parola di divina.
{{Muraro}} fa l’esempio dell’Aquila, dove la popolazione avrebbe dovuto impedire a Berlusconi di usare il terremoto e le sue conseguenze, per consolidare la sua immagine, cacciandolo a fischi e sassate.
Sarebbe stata una giusta reazione, come quella della siamese contro l’alano sentito come minaccioso per l’incolumità dei gattini?
Ma, {{a differenza degli animali}}, noi siamo in grado, volendo, di ragionare e anche di conoscere ciò che ci muove a livello inconscio. Di sentire la rabbia e la pulsione a ferire chi la procura, ma anche di elaborarla e agire di conseguenza in modo più efficace. Io avrei scritto che ci stavano bene gli insulti seguiti da una riflessione in grado di raggiungere un’organizzazione solida e duratura nel tempo per ottenere, e imporre ai politici, risultati efficaci in ordine alla ricostruzione.
Certo che era nelle possibilità delle forze di pace presenti nell’ex Iugoslavia difendere i civili inermi che furono assassinati in massa a Srebrenica nel 1955! Ma come? Mi piace pensare che si poteva chiudere il secondo conflitto mondiale evitando di sacrificare intere popolazioni di giapponesi con il lancio di due bombe atomiche, per esempio.
La forza degli stati risponde sempre alla logica del minor male: si sacrifica qualcuno (dove per qualcuno si deve leggere anche una massa) per “salvare” tanti altri. Un po’ di violenza per evitare il male di altri; o semplicemente “il nostro” come nazione.
Come chiamare la sistematica distruzione contro l’ambiente naturale e il sistematico inquinamento di aria, suolo, natura ? Sostenendo che così si genera lavoro? E’ il pensiero politico più diffuso a destra e a sinistra che l’edilizia, motore dell’economia. E’ questo un esempio di violenza (contro la natura intesa come habitat ,risorse ) ritenuta giusta.
Siamo eredi , in Occidente e in Oriente, del monoteismo religioso . Il sociologo {{Gian Enrico Rusconi }} {(Cosa resta dell’Occidente,} ed. Laterza) ritiene il monoteismo come prima teologia della violenza, fondamento di tutte le altre teologie che saranno elaborate nell’Occidente, compresa l’Islam.
Tutto ciò rinvia alla categorizzazione per opposti: puto/impuro, vero/falso, sacro/profano e, ovviamente, violenza/nonviolenza E se si cercasse di uscire da questo pensiero binario, anche rispetto a violenza/nonviolenza?
{ndr. vedi anche:}
_ [https://www.womenews.net/spip3/spip.php?article10075->]
_ [https://www.womenews.net/spip3/spip.php?article10074->]
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