Da Donatella Donato dell’ufficio stampa di Rete per la Parità riceviamo la presa di posizione di Rete per la Parità e DonneinQuota sul necessario cambiamento dei criteri adottati dalla Rai nella scelta degli opinionisti e delle opinioniste.


Dopo le polemiche sulla frase sessista di Alan Friedman nei confronti della signora Melania Trump, Rete per la Parità e DonneinQuota hanno inviato lo scorso 2 febbraio, una lettera alla RAI, al MISE, alla Commissione Parlamentare di Vigilanza Rai, all’AGCOM, al CNU per chiedere trasparenza sui criteri per le scelte degli opinionisti e delle opinioniste invitati nei programmi del Servizio pubblico.

“Scelte non sempre indovinate. – ha dichiarato Rosanna Oliva de Conciliis, presidente di Rete per la Parità – Basti ricordare che a settembre 2020, l’insulto alla conduttrice da parte di Mauro Corona, ospite fisso di Cartabianca, trasmissione di Rai 3, aveva scatenato polemiche tra il pubblico e interne alla RAI. In base al parere del Comitato di controllo del Codice Etico era stato vietato al ‘vivace’ alpinista e scrittore di apparire sulla TV del servizio pubblico. In realtà, invece, il 12 dicembre Mauro Corona ha presentato il suo libro su RAIUNO. Un caso gestito in malo modo dall’azienda di viale Mazzini, che ha evidenziato palesi insofferenze interne, su tutte la diatriba tra Bianca Berlinguer e il direttore di Rai 3 Franco Di Mare”.

“La Rai ha obblighi ben precisi derivanti dalla firma del contratto che regola la concessione del servizio pubblico. – aggiunge Donatella Martini, presidente di DonneinQuota – Non può mandare in onda spazzatura come quella delle TV commerciali per aumentare gli ascolti e quando lo fa, va sanzionata. Non siamo sull’Isola dei famosi o sul Grande Fratello, a parte il fatto che anche sulle reti private dovrebbe essere esercitata la vigilanza per evitare certi eccessi”.

Le due associazioni auspicano un cambiamento sul criterio di scelta degli/delle opinionisti/ste: non più solo il presupposto gradimento del pubblico ma anche e soprattutto la competenza.

Inoltre chiedono di riequilibrare la presenza tra donne e uomini in quanto sono chiamati quasi esclusivamente uomini ad esprimere un parere su un determinato tema come “esperti” a conoscenza dell’argomento, mentre le (poche) donne invitate appartengano generalmente al mondo dell’intrattenimento, in particolare, televisivo, oppure sono intervistate al volo per strada.

Non a caso, anche il Monitoraggio sulla rappresentazione della figura femminile nella programmazione Rai 2019 ha evidenziato la persistenza di una sotto-rappresentazione femminile che ha le sue radici nella storia della televisione pubblica. Tale sotto-rappresentazione promuove un immaginario collettivo non paritario, e rispecchia una società non ancora in grado di includere a pieno titolo le donne, specialmente nella vita pubblica.

Nel frattempo l’on. Michele Ansaldi, Segretario della Commissione Vigilanza Rai, ha comunicato di essere rimasto allibito dalla risposta della RAI alla sua interrogazione sullo stesso argomento della due associazioni rimasta fino ad ora senza risposta.

Infine, l’ultima richiesta: la corresponsione degli emolumenti potrebbe essere evitata del tutto quando si prevede la presentazione di libri o spettacoli della persona interessata e, negli altri casi, andrebbe calcolata in base a criteri e parametri prefissati e trasparenti, da pubblicare sul sito della RAI.

E la spesa andrebbe ridotta, tanto più ora che il CdA ha approvato a maggioranza un bilancio preventivo 2021 che prevede pesanti tagli per circa 70 milioni di Euro. 


INFO: presidenza.reteperlaparita@gmail.com –  d.martini@donneinquota.org