Ricontestualizzare la nostra lotta nelle vite vere, e non in quella finta e astratta dei preti, dei politici, dei medici
Come altre volte nella nostra vita respingiamo gli attacchi alla 194, chiediamo l’abolizione della legge 40, ma la via d’uscita non è la mera difesa della 194 o la richiesta di abolire la legge 40: sentiamo il bisogno di ricontestualizzare la nostra lotta nelle vite vere, e non in quella finta e astratta dei preti, dei politici, dei medici, ecc.
L’uomo ha lasciato la donna sola di fronte a una legge che le impedisce di abortire: sola, denigrata, indegna della collettività. Domani finirà per
lasciarla sola di fronte a una legge che non le impedirà di abortire. Ma la
donna si chiede: per il piacere di chi sono rimasta incinta? Per il piacere di
chi sto abortendo? (Carla Lonzi)
Sono parole del 1971, e oggi? Ci tocca sentire Veltroni e Berlusconi che fingono di voler lasciare fuori la 194 dalla campagna elettorale perché non giova ai loro scopi. In compenso Ratzinger e la sua smisurata guardia svizzera, Giuliano Ferrara, giocano ipocritamente e strumentalmente sulla difesa della Vita.
A loro si uniscono presuntuosi esperti di scienza medica e “bioetica” a tutela del feto.
_ Nel frattempo i padri di famiglia, i fidanzati e gli amanti abbandonati
uccidono e violentano. Dappertutto, nel mondo, le violenze quotidiane contro noi donne, aumentano e si alimentano a vicenda.
_ Da dove nasce tutto questo
accanimento?
_ Come si permettono di blaterare di Vita quando uccidono e fanno le
guerre, giustificano e praticano la pena di morte, e discriminazioni di ogni
tipo?
Tutti questi “Signori” sono uniti in una crociata che ha radici lontane nel mai sopito bisogno maschile-patriarcale di porre ordine, leggi dove l’unica parola spetta al desiderio e alla libertà delle donne. Per portare in salvo il loro potere vogliono mettere a regime i nostri corpi e le nostre vite.
Quante volte, ci siamo dette, nella nostra vita, da sole e con altre, che il
loro problema – e la nostra forza – sono la nostra libertà e la nostra
autonomia.
_ Eppure il {{femminismo ha già detto molto sulla libertà delle donne}}, sul rifiuto di qualunque ingerenza – di Stato, medica, religiosa – sui nostri corpi e sulle nostre vite; in merito alla critica alla scienza e sulla riduzione delle persone a pezzi, cose, parti; sulle ideologie e sugli integralismi, quello cattolico in primis.
_ Ha messo l’accento sull’unica verità: {{il feto è la madre}} e non può
esservi progetto di vita senza il desiderio, la scelta libera e responsabile di una donna.
Ma “oggi la legge 194 è in aperto conflitto con un’altra legge dello Stato: la numero 40 sulla fecondazione medicalmente assistita che dice che l’embrione è soggetto di diritto mentre la 194, con tutti i limiti, riconosce come priorità la scelta della donna.
Tra i due contendenti il terzo gode: l’uomo e il potere che lo rappresenta, medico, scientifico, religioso, di Stato” (A. Azzaro).
Come altre volte nella nostra vita respingiamo gli attacchi alla 194, chiediamo l’abolizione della legge 40, ma la via d’uscita non è la mera difesa della 194 o la richiesta di abolire la legge 40: sentiamo il bisogno di {{ricontestualizzare la nostra lotta nelle vite vere, e non in quella finta e astratta dei preti, dei politici, dei medici}}, ecc.
La libertà che, come femministe, desideriamo e cerchiamo, capovolge la tesi patriarcale secondo la quale la propria libertà trova un limite nella libertà dell’altro, in una concezione della libertà egoista, che ha bisogno di un limite e lo trova nell’esistenza dell’altro.
Vorremmo vivere la libertà delle altre come costituiva e garante della propria.
_ Il postulato “la mia libertà finisce dove comincia la libertà altrui” potrebbe essere capovolta: “{{la mia libertà inizia dove si compie la libertà delle altre}}”.
Pensare {{la libertà come processo di liberazione dai vincoli che inchiodano ad una appartenenza}}, a un ordine di valori che sanciscono il potere maschile, di cui il potere maschile è stato autore e depositario. Non accettare il compromesso sulla vita e sulla morte che è un compromesso sui corpi. Non accettare come determinate da casualità o come disfunzioni del sistema la condanna alla mancanza di cibo, di acqua, alla fame e alla sete, che ogni giorno migliaia di esseri umani patiscono, non accettare la guerra come forma della politica e necessità della storia.
Abbiamo scritto questa lettera perché vorremmo riprendere il discorso da qui, dalla nostra libertà, dalla manifestazione del 24 novembre, dalle tante manifestazioni dopo Napoli e dalla strada che hanno segnato. {{Sentiamo il bisogno di confrontarci con altre}}, e saremmo molto contente se vorrete scriverci e magari condividere un percorso insieme che possa farci uscire dalla solitudine e dall’isolamento.
Emy Benvenuti, Sandra De Maria, Susanne Heinich, Piera Palandri
– {{Fonte}}: Dalla mailing list Sommosse
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