Ricordando/rileggendo Elettra Deiana
Ricordiamo, con dolore, Elettra Deiana rileggendo alcuni suoi articoli apparsi su “il Foglio de il Paese delle Donne” (il Foglio Rosa), di cui fu una redattrice nella seconda metà degli anni Novanta che già la vedevano impegnata nelle politiche femministe e in quelle partitiche di sinistra che l’avrebbero portata in Parlamento, con Rifondazione Comunista, nel 2001.
Sono scritti di pressante attualità che la data, 1995-1996, rende ancora più incisivi, frutto di un lungo attivismo in ambienti d’avanguardia vissuto con capacità di ascolto e di analisi; tradotto in un lessico politico che non faceva sconti; finalizzato a nuova costruzione di società, italiana-europea-internazionale, che nel suo complesso sperava ancora di frenare la già evidente “avanzata delle destre” (su cui lei molto disse e scrisse), con politiche coerenti e pronte risposte, partitiche e istituzionali, che non arrivarono mai. L’asse inclinato della progressiva e quasi scientifica autodistruzione della sinistra sui terreni sui quali Elettra particolarmente si spendeva – le politiche sociali, l’antimilitarismo e la pace, le donne – rende oggi i suoi articoli, le sue interviste, sulla nostra e su tante altre testate, testimonianze di quello che avrebbe potuto essere e con incuria, insipienza e sessismo è andato perso.
Sono molti i suoi articoli nel nostro archivio. L’archivio del Foglio Rosa è visibile anche in “Archivia”, Via della Penitenza 37, Roma – Casa internazionale delle Donne, in molte biblioteche pubbliche, nei Centri Donna sparsi in Italia. Sono tutti pezzi su tematiche di grande spessore. Penso a quelli che, a doppia firma, scrisse nel 1995. Ad esempio: “La pienezza del desiderio” scritto insieme a una giovanissima Angela Azzaro (anno VIII, n. 22, 1995, p. 1-2), o il “Giornale di bordo: ricominciamo da 3” dove con Johanna Capra riportò la discussione del “Gruppo del Lunedì”, esperienza trasversale, di confronto e contaminazione, di parole politiche femministe, in quella che già chiamavamo ma per la quale si stava ancora lottando, Casa internazionale delle donne, alla Lungara.
Ho anche riletto Il nemico a geometria variabile. Atti del convegno “La pace: una sfida per l’Unione” (Roma, Palazzo Marini, 24/10/2005), promosso dal Forum del Parlamentari-Pacifisti, (suppl. al giornale n. 4 del 2006). Curato da Elettra Deiana e da Silvana Pisa, con la prefazione di Claudia Fusani, lo speciale presenta elementi essenziali e ancora attuali dell’analisi sul circuito terribile e ripetitivo della guerra, del suo nesso col patriarcato, dei suoi esiti sulla popolazione civile, sulle donne, sull’ambiente che in quegli anni erano peculiari delle Donne in Nero e di già lunga tradizione, dal primo Novecento, in ambiti femministi.
Rileggere Elettra è in parte, per chi ne ha l’età, rivivere quelle esperienze, per chi non l’ha, è scoprire quanto la narrazione corrente oscura e mistifica di quegli anni, di quell’impegno, di quel pensiero positivo di guardare al mondo volendo cambiarlo e ritenendolo possibile.
Elettra era molto attenta anche alle istituzioni, né sarebbe stato per una donna che ha attraversato il mondo partitico non esserlo; ma era anche qui uno sguardo che recepiva/riportava/innovava la realtà. Molto si discuteva in quegli anni sulla rappresentanza femminile, su come e perché le donne esercitassero mandati di potere (discendenti, in organismi tenacemente maschili), e su come interpretarne l’accesso o il rifiuto. Erano anni in cui la delusione cominciava ad allargare l’astensione nell’elettorato, le politiche auspicate cominciavano a diventare sempre più mediate al ribasso. Un merito di Elettra, che tutt* possono riconoscerle, è di averci sempre creduto, aver sempre perseguito obiettivi che per quanto potessero sembrare lontani si sarebbero potuti non solo auspicare, ma esigere, anche allora.
Rileggerla, per noi, speriamo per altri, non è solo ricordarla, è ritrovarla nella pienezza di un’intelligenza acuta, di un sentire politico, nella presa di parola.
Qui sotto riproponiamo un pezzo di Elettra Deiana scritto nel 1995 (Anno VIII, n 25, 1995) a ridosso della Conferenza di Pechino: