Ricordare per stendere un ponte verso il nuovo è quello che vuole Ilva Sartini con un romanzo sulla Seconda guerra mondiale e sui trattamenti disumani applicati nel San Benedetto, il manicomio di Pesaro.
È uscito per Affinità Elettive Edizioni Al posto del dolore, il romanzo d’esordio di Ilva Sartini, che con questo libro racconta il dolore e la miseria degli anni della Seconda guerra mondiale a Pennabilli e dintorni, terra in cui l’autrice ha trascorso l’infanzia e la giovinezza.
Nel romanzo si intrecciano le vicende di due donne appartenenti a due epoche diverse. La prima è Angela, una giovanissima contadina nata negli anni ’30 del secolo scorso che, dopo essere stata colpita in piena testa da una mucca, viene ricoverata in un’orribile stanza del San Benedetto, l’Ospedale Psichiatrico di Pesaro.
E poi Elisabetta, laureata a pieni voti in urbanistica in una prestigiosa università che, come tanti giovani italiani di oggi, alla soglia dei trent’anni è ancora in cerca di una sua stabilità. Frequenta master e corsi di specializzazione, fa stage e partecipa a concorsi, nella speranza di un contratto che si possa definire serio. Così, quando ormai valuta persino di trasferirsi all’estero, trova casualmente nel sito del Comune una novità che la stimola molto: un concorso d’idee per riqualificare la struttura pericolante del manicomio. Non può sapere che si tratta dello stesso luogo in cui fu ricoverata Angela oltre mezzo secolo prima.
È proprio una foto ingiallita, scovata per caso in un’enorme pila di cartelle mediche umide e polverose, abbandonate in una stanza del San Benedetto, a sconvolgere emotivamente Elisabetta, spingendola ad andare oltre il suo interesse professionale per il recupero della struttura. È la storia di Angela, protagonista dello scatto, morta prematuramente e in qualche modo legata alle vicende della sua famiglia. Che fine hanno fatto i documenti di questa giovane donna? Sono stati occultati di proposito? Qual era la sua reale malattia mentale? E soprattutto, si tratta di una malattia ereditaria?
A queste e altre domande dovrà rispondere Elisabetta, immergendosi in storie di guerra e fame del mondo contadino, di bombardamenti e di cadaveri abbandonati senza una degna sepoltura. Storie dell’occupazione dei tedeschi, della loro irruzione nella vita delle famiglie italiane, di superstizioni, soprusi fascisti e donne abbandonate. Ma anche di donne violentate nell’indifferenza del vicinato e della Chiesa, che anzi provvedevano a condannarle e ad allontanarle perché colpevoli di avere l’onore macchiato. Rinchiuse proprio in quei manicomi dove terapie mediche dolorose e spesso errate venivano somministrate con troppa facilità. Luoghi dai quali i pazienti, o supposti tali, a volte, uscivano privi di vita.
Al posto del dolore è un libro coinvolgente destinato a lettori di tutte le età, perché la storia incrociata di Elisabetta e Angela propone una riflessione senza tempo: non dimenticare per non ricadere negli errori. Ricordare per stendere un ponte verso il nuovo.
Ilva Sartini vive a Pesaro. Per anni funzionaria e dirigente di associazione di categoria, nel suo percorso di lavoro si è occupata anche di orientamento e formazione professionale. Della sua formazione in Filosofia e Psicologia ha conservato la curiosità per il funzionamento della mente e il male dell’anima. Grazie a un’esperienza di amministratrice al fianco di grandi urbanisti, ha maturato un amore per la pianificazione e riqualificazione urbana tesi alla qualità.