Riflessioni politiche su coloro che contano e non contano niente
“…Ricordacelo ancora, don Tonino, di fronte alla tentazione ricorrente di accodarci dietro ai potenti di turno, di ricercare privilegi, di adagiarci in una vita comoda…”
Don Tonino aveva scritto una lettera, tratta da Pietre di scarto:
“Carissimi sono un po’ triste perché so che questa lettera forse non la leggerete. Quelli che non contano niente, di solito, giornali non ne comprano. Prima di tutto perché non hanno soldi da sprecare. E poi perché i giornali sono diventati difficili. Anche quelli di Chiesa. Si rivolgono quasi sempre a persone istruite. E trattano argomenti che non hanno nulla a che fare con i problemi che voi vivete, con le difficoltà in cui vi dibattete, con l’indifferenza che vi circonda. Voi non fate storia. Qualche volta fate cronaca: quasi sempre cronaca nera. Eppure, chi conosce la trama dei vostri giorni sfilacciati sa che avreste da raccontare tanta cronaca bianca, da far trasalire la città. Ma la cronaca bianca non fa notizia. Voi non fate storie. Perché non sapete parlare. E, anche quando vi sentite bruciare dentro le ingiustizie della terra, le parole vi muoiono in bocca. Anzi, vi capita spesso di pensare che, forse, ad aver torto siete voi. Voi non fate peso. Eppure siete turba. Quelli che contano si ricordano di voi all’occasione del voto. Ma dopo quel momento, siete solo di peso. Voi appartenete al mondo sommerso della città. Quello che non cambia mai. Perché, i mutamenti riguardano quasi sempre la superficie. Come succede sul mare: oggi é scirocco e le onde vanno di qua, domani é tramontana e le onde sbattono di là. I fondali, però, rimangono inalterati. La politica vi passa sulla testa.Ogni tanto, di sopra, cambia lo “scenario”, come dicono oggi. Ma voi rimanete sempre sotto la botola. Al massimo, bene che vi vada, raggiungete il livello di calpestio. Anche la religione vi passa sulla testa. É vero che qualche volta vi afferra il cuore, fino a farvi lacrimare. Ma più per quei crepacci di mistero che si aprono sul pavimento, che per quelle fessure di luce che si squarciano sul tetto…”.
Don Tonino Bello è stato terziario francescano, vescovo di Molfetta-Rivo-Giovinazzo-Terlizzi, uomo di una disarmante enorme umanità e generosità. Ricordo anche queste parole:
“Desidero rivolgermi a voi, perché sono convinto che il rinnovamento spirituale può partire solo da coloro che non contano niente. Riappropriatevi della città. Noi sopportatela, ma vivetela. Vedrete: le cose cambieranno. Diversamente, non basterà il ristrutturarsi delle istituzioni democratiche. Non saranno sufficienti i buoni propositi dei partiti. Non approderà a nulla l’infittirsi delle cosiddette scuole di politica. Saranno inutili i più raffinati programmi pastorali. E non invertiranno la corsa del mondo neppure i proclami dei vescovi. L’avvenire ha i piedi scalzi, diceva uno scrittore francese. E voleva intendere che il futuro lo costruiscono i poveri. Sì, il processo di conversione deve cominciare da voi. Se voi riuscirete a liberarvi dalla rassegnazione, se riporrete maggiore fiducia nella solidarietà, se la romperete con lo stile pernicioso della delega, se non vi venderete la dignità per un piatto di lenticchie, se sarete così tenaci da esercitare un controllo costante su coloro che vi amministrano, se provocherete i credenti in Cristo a passare armi e bagagli dalla vostra parte, non tarderemo a vedere i segni della risurrezione. Anche per la Chiesa verranno tempi nuovi. E dal domicilio dei poveri, si sprigionerà un così forte potenziale evangelizzatore, che la città traboccherà di speranza.”
Rifletto sugli Auguri di pace, sempre, anche e perché non c’è nessuna Festa imminente se non il 1 maggio che dovrebbe essere di riposo da quel Lavoro che non c’è e solo guerre ed armamenti per il mondo strizzano l’occhio ai potenti di turno e riflettono, sui futuri guadagni.
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