Roberto Cota: un patto per la vita che ha sapore di morte……la
morte dei diritti delle donne e non solo, della possibilità di fare
scelte autonome e consapevoli sulla propria vita, la fine della libertà
di ognuna e ognuno di decidere della propria esistenza e del proprio
corpo. Un programma di morte contro donne, omosessuali e immigrati
clandestini: sono loro gli obiettivi numero uno del programma targato
vaticano del neoeletto alla presidenza della Regione Piemonte, Roberto
Cota.
Forse stiamo usando parole forti ma quando sentiamo manipolare a tal
punto la parola vita,
iniziamo a sentire davvero puzza di marcio. Mai che qualche politico
parli di vita rivolgendo un pensiero ai morti sul lavoro, alle scuole
che crollano sulla testa degli studenti, a chi muore di stenti a causa
di una crisi mai finita. Meglio trattare la vita, quella delle donne,
degli omosessuali, degli immigrati, come merce di scambio o terreno di
scontro.

{{Nel corso della campagna elettorale}}, a parte promettere nuovi posti di
lavoro, Cota non ha fatto altro che stringere accordi con i settori più
reazionari della nostra città per costituire un nuovo patto per la vita e
la famiglia fondato sui comandamenti della Chiesa Cattolica.

E oggi, {{a poche ore dalla fine delle elezioni,}} arrivano già le sue prime
esternazioni in merito alla pillola abortiva Ru486 che a giorni
approderà negli ospedali italiani e sarà quindi disponibile per le donne
che decideranno di utilizzarla.

{{Il cosiddetto “Patto per la vita”}} è stato sottoscritto da Cota con
quattro garanti che avranno il compito divigilare sull’effettiva
attuazione degli impegni: Marisa Orecchia, presidente di Federvita
Piemonte, che riunisce niente meno che settanta movimenti per la vita e
centri di aiuto alla vita piemontesi; Maria Paola Tripoli,
vice-presidente del Consiglio regionale del Volontariato; Massimo
Introvigne, sociologo e vice-responsabile nazionale di Alleanza
Cattolica e Mauro Ronco, docente didiritto penale e presidente
dell’Ordine degli Avvocati di Torino.

{{Anche la pillola abortiva al leghista Cota non va proprio giù}}. “Cercherò
di tenere in magazzino le pillole abortive arrivate in Piemonte”. “Sono
per la difesa della vita e penso che la pillola abortiva debba essere
somministrata quanto meno in regime di ricovero”, ha spiegato durante
un’intervista televisiva. Poi sentendosi chiedere se le pillole che la
Bresso aveva ordinato e che sono già arrivate in Piemonte rimarranno nei
magazzini, lui ha replicato: “Eh sì, per quanto potrò fare io sì”.

Cota ha di fatto accolto l’invito che lo scorso febbraio, la
sotto-segretaria alla salute Eugenia Roccella aveva rivolto alle
regioni, ovvero di imporre che l’intera procedura di somministrazione
della pillola e il post somministrazione dovessero avvenire in ospedale
dove “la donna deve essere trattenuta fino ad aborto avvenuto”.

L’uso del termine è indicativo: se non si può trattenere una donna
dall’abortire, almeno proviamo a trattenerla fisicamente!

{{Ma dal momento che il ricovero non potrà essere imposto e che la
paziente, è verosimile, firmerà per le proprie dimissioni, qual è il
senso di questo pronunciamento}}?

Secondo questi esperti dell’universo
femminile, per le donne diventerebbe troppo facile abortire se non
ospedalizzate e tenute sotto controllo. Vale la pena ricordare che in
tutto il resto d’Europa, da anni, viene somministrata, in modo
controllato e rigoroso, certo non a casa con un bicchiere d’acqua, la
RU486.

{{Sul nostro corpo non ci è dato decidere autonomamente}}, anzi alle donne
si chiede di provar vergogna, perché abortire è un crimine, e come tale
la colpevole va prima ostacolata in tutti i modi, poi trattenuta… in
ospedale come fosse un carcere dentro il quale espiare i propri peccati.

{{Nel dettaglio il patto sottoscritto da Cota}} precisa che la Regione si
occuperà in concreto della vita e della famiglia, della vita dal
concepimento alla morte naturale per intendersi e della famiglia
monogamica ed eterosessuale, fondata sul matrimonio di un uomo e di una
donna.

Considerando poi l’aborto una sconfitta, non si capisce se dell’intera
società o della sola donna, Cota si impegna a sostenere percorsi di
aiuto concreto e fattivo alle donne che, “anziché banalizzare l’aborto
come soluzione, possano cercare sempre possibili alternative, aprendo le
istituzioni regionali anche alla collaborazione con il volontariato
pro-vita”.
_ Questo {{significa finanziamenti pubblici che andranno a finire
nelle tasche di associazioni cattoliche antiabortiste private}}; il
movimento per la vita nelle corsie degli ospedali a terrorizzare le
donne in attesa di abortire; sempre più medici e ginecologi legittimati
nell’obiezione di coscienza. {{Nessun cenno ovviamente al potenziamento di
consultori (quelli sì pubblici)}}, centri antiviolenza, campagne di
educazione sessuale nelle scuole.

E infine, {{senza pudore Cota ritorna sul caso di Eluana Englaro}} per
ribadire che la vita è veramente e pienamente vita fino alla morte
naturale. Queste le sue parole: “Il modello virtuoso è quello umile,
silenzioso ed eroico del quotidiano impegno delle Suore Misericordine
che hanno assistito Eluana per farla vivere, non quello di chi ha
offerto un ospedale piemontese per farla morire. Respingendo nel modo
più deciso ogni ipotesi di eutanasia e di testamento biologico, la
Regione guidata da Cota promette di essere vicina alle famiglie di
malati nella condizione oggi chiamata stato vegetativo persistente, e di
sostenere per quanto di sua competenza le cure palliative.

{{Le lezioni di vita continuano nel rifiuto di Cota di ogni ipotesi di
omologazione della famiglia fondata sul matrimonio}}, a norma dell’art.29
della Costituzione, a ogni altra forma {{di convivenza anche omosessuale}}.
“Sono contrario a cerimonie, registri e altre iniziative che introducano
surrettiziamente un’equiparazione tra unioni omosessuali e matrimonio
monogamico ed eterosessuale”, sentenzia il leghista nel suo patto.

Durante la trasmissione televisiva di Bruno Vespa, Cota ha anche già
annunciato che {{rifiuterà ogni tipo di finanziamento al prossimo Pride}}.

E se qualcuno ancora avesse dei dubbi, al punto 4 il presidente
neoeletto riafferma che la famiglia è solo quella fondata sul matrimonio
di un uomo e di una donna, riconosciuta come cellula fondamentale della
società. Da qui il sostegno alle giovani coppie che intendono contrarre
matrimonio e una politica dei servizi che tenga conto del carico
familiare e del numero dei figli.

Tutto il resto del mondo fuori da questo fantomatico cerchio della
fiducia.

{{Un ampio paragrafo è poi dedicatoalle scuole private di confessione
cattolica}}, a parer di Cota il fiore all’occhiello della formazione
scolastica piemontese. Oltre trecento anni diattività cattolica che
avrebbero reso alla nostra regione servizi inestimabili. Ancora dunque
soldi pubblici alle scuole private, le tasse di tutti e tutte per
sovvenzionare le scuole che solo in pochi potranno permettersi di
frequentare.
_ E questa Cota la chiama “libertà di educazione” che verrà
sostenuta oltre che con i finanziamenti regionali, anche con detrazioni
fiscali e bonus alle famiglie. Intanto le scuole pubbliche cadono a
pezzi e mancano i soldi persino per acquistare la carta igienica. Uno
spreco scellerato, soprattutto se si pensa che andare in una scuola
privata non significa soltanto pagare una retta, ma conformarsi ad un
tenore di vita ben preciso. Pena l’esclusione.

Il patto per la vita e lafamiglia si chiude ricordandoci che {{esistono
immigrati buoni e immigrati cattivi}} e che quindi la politica regionale
in materia di immigrazione praticherà la virtù cristiana
dell’accoglienza solo con chi se lo meriterà davvero.

Per tutti gli altri l’appuntamento è, superfluo dirlo, in corso
Brunelleschi, nel nuovo escintillante centro di identificazione.

– {articolo comparso sul sito infoaut.org}