Rom: l’Italia si astenga dal rilevare le impronte digitali
Il Parlamento europeo esorta le autorità italiane a astenersi dal raccogliere le impronte digitali dei rom. Chiede quindi alla Commissione di verificare la compatibilità delle misure italiane con il diritto UE e invita tutti gli Stati membri a abrogare le leggi che discriminano i rom. Sollecita anche il rafforzamento delle politiche UE di integrazione e il pieno ricorso ai fondi europei.
A seguito dell’acceso dibattito in Aula del 7 luglio scorso, il Parlamento ha adottato con 336 voti favorevoli, 220 contrari e 77 astensioni una risoluzione sostenuta da PSE, ALDE, Verdi/ALE e GUE/NGL che esorta le autorità italiane “ad astenersi dal procedere alla raccolta delle impronte digitali dei rom, inclusi i minori, e dall’utilizzare le impronte digitali già raccolte, in attesa dell’imminente valutazione delle misure previste annunciata dalla Commissione”. Ritiene infatti che ciò “costituirebbe chiaramente un {{atto di discriminazione diretta fondata sulla razza e l’origine etnica, vietato dall’articolo 14 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo}}, e per di più un atto di discriminazione tra i cittadini dell’UE di origine rom o nomadi e gli altri cittadini, ai quali non viene richiesto di sottoporsi a tali procedure”.
Più in particolare, i deputati ritengono {{“inammissibile”}} che, con l’obiettivo di proteggere i bambini, questi ultimi “vedano i propri diritti fondamentali violati e vengano criminalizzati”. Sostengono, invece, che“ il miglior modo per proteggere i diritti dei bambini rom sia di {{garantire loro parità di accesso a un’istruzione, ad alloggi e a un’assistenza sanitaria di qualità}}, nel quadro di politiche di inclusione e di integrazione, e di proteggerli dallo sfruttamento”.
Condividono inoltre la posizione della Commissione, secondo cui questi atti costituirebbero una violazione del divieto di discriminazione diretta e indiretta, prevista dalla direttiva UE n. 2000/43/CE che attua il principio della parità di trattamento fra le persone indipendentemente dalla razza e dall’origine etnica, sancito dal trattato. Osservano peraltro che i {{rom sono “uno dei principali bersagli del razzismo e della discriminazione”,}} come dimostrato “dai recenti casi di attacchi e aggressioni ai danni di rom in Italia e Ungheria”.
Il Parlamento invita inoltre la Commissione a“valutare approfonditamente le misure legislative ed esecutive adottate dal governo italiano per {{verificarne la compatibilità con i trattati dell’UE}} e il diritto dell’UE”.
_ Esprime poi preoccupazione per il fatto che, a seguito della dichiarazione dello stato di emergenza, i Prefetti, cui è stata delegata l’autorità dell’esecuzione di tutte le misure, inclusa la raccolta di impronte digitali, “possano adottare misure straordinarie in deroga alle leggi”, sulla base di una legge riguardante la protezione civile in caso di ‘calamità naturali, catastrofi o altri eventi’, “che non è adeguata o proporzionata a questo caso specifico”. I deputati si dicono anche preoccupati riguardo all’affermazione – contenuta nei decreti amministrativi e nelle ordinanze del governo italiano – secondo cui la presenza di campi rom attorno alle grandi città costituisce di per sé una grave emergenza sociale, con ripercussioni sull’ordine pubblico e la sicurezza, che giustificano la dichiarazione di uno ‘stato d’emergenza’ per 12 mesi.
Più in generale, {{il Parlamento chiede a tutti gli Stati membri di rivedere e abrogare le leggi e le politiche che discriminano i rom sulla base della razza e dell’origine etnica}}, direttamente o indirettamente, e sollecita Consiglio e Commissione a monitorare l’applicazione dei trattati dell’UE e delle direttive dell’UE sulle misure contro la discriminazione e sulla libertà di circolazione, al fine di “assicurarne la piena e coerente attuazione”.
_ Ribadisce, infatti, che “le politiche che aumentano l’esclusione non saranno mai efficaci nella lotta alla criminalità e non contribuiranno alla prevenzione della criminalità e alla sicurezza”. Invita poi gli Stati membri a intervenire a tutela dei minori non accompagnati soggetti a sfruttamento, “di qualsiasi nazionalità essi siano”. Inoltre, sostengono che, laddove l’identificazione di tali minori sia necessaria, gli Stati membri dovrebbero effettuarla, caso per caso, attraverso procedure ordinarie e non discriminatorie e “nel pieno rispetto di ogni garanzia e tutela giuridica”.
Il Parlamento, condanna “totalmente e inequivocabilmente” tutte le forme di razzismo e discriminazione cui sono confrontati i rom e altri considerati ‘zingari’ e invita il Consiglio e la Commissione a rafforzare ulteriormente le politiche dell’UE riguardanti i rom, lanciando una strategia dell’UE per i rom volta “a sostenere e promuovere azioni e progetti da parte degli Stati membri e delle ONG connessi all’integrazione e all’inclusione dei rom, in particolare dei bambini”. Invita inoltre la Commissione e gli Stati membri “a varare normative e politiche di sostegno alle comunità rom, promuovendone al contempo l’integrazione in tutti gli ambiti, e ad avviare programmi contro il razzismo e la discriminazione nelle scuole, nel mondo del lavoro e nei mezzi di comunicazione e a rafforzare lo scambio di competenze e di migliori pratiche”.
In tale contesto, ribadisce {{l’importanza di sviluppare strategie a livello dell’UE e a livello nazionale}}, avvalendosi pienamente delle opportunità offerte dai fondi dell’UE, di abolire la segregazione dei rom nel campo dell’istruzione, di assicurare ai bambini rom parità di accesso a un’istruzione di qualità (partecipazione al sistema generale di istruzione, introduzione di programmi speciali di borse di studio e apprendistato). Ma anche di assicurare e migliorare l’accesso dei rom ai mercati del lavoro, di assicurare la parità di accesso all’assistenza sanitaria e alle prestazioni previdenziali, di combattere le pratiche discriminatorie in materia di assegnazione di alloggi e di rafforzare la partecipazione dei rom alla vita sociale, economica, culturale e politica.
Con 284 voti favorevoli, 329 contrari e 11 astensioni, l’Aula ha bocciato un emendamento presentato da Roberta Angelilli (UEN, IT) e Mario Borghezio (UEN, IT) che invitava l’Italia “a continuare il suo impegno per affrontare l’emergenza sociale e umanitaria e per assicurare il ripristino delle condizioni di legalità, sostenendo politiche per la lotta al lavoro nero minorile, allo sfruttamento dei minori e della prostituzione”.
Prima di procedere al voto, il commissario Barrot ha aggiornato l’Aula sugli ultimi sviluppi intervenuti a seguito dei suoi contatti con il Ministro Maroni ed ha spiegato quanto la Commissione intende fare per assicurare che la normativa europea sia rispettata. Riguardo alle informazioni del governo italiano, ha sottolineato che l’intenzione sarebbe di raccogliere le impronte unicamente se non è possibile stabilire l’identità delle persone e, per quanto riguarda i bambini, si procederebbe in tal senso solo con l’autorizzazione di un giudice.
Saranno inoltre depennate dal censimento le richieste di indicare l’etnia e la religione. Alla luce di quanto esposto dal commissario, Manfred Weber (PPE/DE, DE) ha chiesto di rinviare la votazione a una prossima sessione. Tale richiesta è stata sostenuta da Roberta Angelilli (UEN, IT) che ha sottolineato come la risoluzione – “tutta politica e destituita di fondamento – contenga diversi errori di tipo giuridico”.
_ Ma Martin Schulz (PSE, DE) si è opposto asserendo che il governo italiano aveva fornito informazioni solo parziali. La richiesta di rinvio è quindi stata respinta dall’Aula con 293 voti favorevoli e 316 contrari.
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