ROMA – alla CASA INTERNAZIONALE DELLE DONNE, due documentari per l’appuntamento “Sommersi e Salvati”
La casa Internazionale delle Donne in collaborazione con la CINETECA NAZIONALE presenta Il colonialismo italiano raccontato dalle donne. Una rassegna di film, documentari e dibattiti a cura di Isabella Peretti, Nadia Pizzuti, Stefania Vulterini
L’ultimo appuntamento è per Giovedì 29 novembre alle ore 18,30 con SOMMERSI E SALVATI. E’ prevista la proiezione di:
*Mum, I’m sorry, di Martina Melilli (17′ 2017). Un documentario nato dal dialogo con migranti sopravvissuti al lungo viaggio, Mum I’m sorry ha uno sguardo ravvicinato su dettagli di storie e di affetti appartenuti a persone morte mentre tentavano di raggiungere le nostre coste. E’un progetto di grande sensibilità sul fenomeno migratorio. Nato dal dialogo fra Martina Melilli e alcuni migranti sopravvissuti al lungo viaggio verso nuove terre, si arricchisce nel confronto con il lavoro della dottoressa Cristina Cattaneo, anatomopatologa e antropologa forense. Con uno sguardo ravvicinato, scandaglia dettagli di storie e di affetti, quel che resta di cose appartenute a corpi senza vita, pochi frammenti di oggetti scelti come essenziali, come “casa” da portare in un viaggio senza ritorno. Orologi, anelli, foto, pezzi di carta e numeri annotati suggeriscono un vissuto e speranze di nuove prospettive.
*Asmarina, di Alan Maglio e Medhin Paolos (69′ 2015). Un documentario che recupera la memoria, ricucendo insieme le storie della comunità eritrea ed etiope che vive e lavora intorno a porta Venezia, a Milano. Il documentario dei due giovani registi indipendenti, Alan Maglio e Medhin Paolos, ripercorre la storia della comunità eritrea Habesha di Milano attraverso un linguaggio ibrido che coniuga fotografie d’epoca di archivi privati, video-interviste e musiche di oggi e di ieri. Il risultato è una vera e propria narrazione corale che comprende le voci di chi abita a Milano da anni, di chi ci è nato e di chi è arrivato da pochissimo: un mosaico di aspirazioni, sogni realizzati, sfumature di identità e storie di migrazione. Le molte voci che si alternano restituiscono la visione di una storia aperta, fluida, in costante divenire e poco rassomigliante alle idee stereotipate della migrazioni odierne. Basti pensare alla storia di Michele Lettiere, nato in Eritrea da una donna locale e da un uomo pugliese che non lo riconobbe come figlio: nel 1963, quando Haile Selassie annesse la regione, fu costretto, in quanto meticcio, al “ritorno” ad una ex-madrepatria che patria per lui non era mai stata. Dopo più di cinquant’anni in Italia il suo sogno rimane quello di tornare ad Asmara che ricorda con le note di “Asmarina”, canzone d’amore dedicata alla capitale e da cui prende il titolo lo stesso documentario. “La canzone è intitolata Asmarina. Asmarina, Asmara sarebbe la capitale dell’Eritrea. Questo italiano perché l’ha cantata? Come mai amava così tanto questa Asmara? Perché è bella Asmara, è stupenda. Allora io poi un giorno ve la faccio sentire…”, scherza Michele in una strada del quartiere di Porta Venezia con i registi
Intervengono la regista Martina Melilli e la scrittrice Igiaba Scegoi.
Obiettivo di questa seconda edizione della rassegna è collegare nella memoria collettiva il passato del colonialismo italiano in Africa con il presente dell’immigrazione. I volti e le voci delle donne e degli uomini del Corno d’Africa che da decenni vivono in Italia, i cortometraggi che esprimono le soggettività creative delle afroitaliane e degli afroitaliani, e ancora i sommersi e i salvati del Mediterraneo, si confrontano con i film coloniali, che ci raccontano di uomini bianchi e donne nere, dell’esotismo e del madamato, della nazione e della “difesa della razza”. La rassegna si inserisce negli studi post coloniali e femministi che elaborano la memoria per capire e cambiare il presente.
Nella serata sarà presente con il suo stand la Libreria Griot