Roma, caleidoscopio di nazionalità
La Caritas di Roma in collaborazione con Camera di Commercio e Provincia di Roma ha presentato il 4 febbraio il Sesto rapporto dell’Osservatorio romano sulle migrazioni : un volume che come sempre si presenta non solo ricco di dati (aggiornati al 1 gennaio 2009) ma di analisi su come si presenta attualmente e come si è modificato nel tempo il fenomeno migratorio a Roma (“una città globale”, “un laboratorio urbanistico e socioculturale di grande interesse nello scenario europeo”) e nella Provincia di Roma. Il fenomeno non viene dunque visto solo nei suoi aspetti quantitativi (la sua consistenza è in continuo aumento: dal 2002 al 2008 la presenza immigrata in provincia è aumentata del 157%) quanto nelle modifiche e innovazioni apportate alle articolazioni dello spazio urbano; si cerca di sottolineare la presenza di forme di convivenza fra culture ma anche gli aspetti problematici che il fenomeno comporta sul piano sociale: lo sfruttamento nel mercato lavorativo ed edilizio, gli abusi sui minori e donne, i fenomeni di devianza e criminalità.
Come più volte è stato sottolineato nella presentazione del Rapporto, il fenomeno migratorio può essere complessivamente letto come “un’opportunità che, in questa fase, il Comune e la Provincia di Roma hanno a propria disposizione per prepararsi al futuro con uno spirito di apertura”. Si sottintende dunque l’invito alle istituzioni a coniugare prevenzione e convivenza.
Un rilievo importante è dato al fenomeno dell’imprenditoria: gli immigrati anche nel periodo di crisi, a differenza di quanto rilevato tra gli italiani, sono riusciti ad aumentare il numero delle aziende. “Bisogna abituarsi a leggere positivamente la presenza di insegne e scritte che reclamizzano rivendite di kebab e falafel, ristoranti cinesi, alimentari di altri paesi, e ad apprezzare la
funzione delle iniziative imprenditoriali promosse dagli immigrati”.
Il Rapporto presenta ricerche particolari su alcune comunità etniche sia a Roma (“caleidoscopio di nazionalità”) sia nella provincia, analizzando anche in questo caso le modalità con cui si sono inserite e strutturate e soffermandosi, con uno studio specifico, su storia e realtà della comunità “nomade” (aggettivo il cui uso distorto porta con sé l’idea di transitorietà dell’insediamento di Rom e Sinti).
Complessivamente anche questo Rapporto, come del resto gli altri, può costituire un utile strumento di lavoro per le istituzioni e le organizzazioni per affrontare i problemi reali fra i quali quello della criminalità “a condizione che il confronto tra popolazione italiana e popolazione immigrata sia basato sulla loro consistenza effettiva e sulla loro ripartizione omogenea per classi di età e che vengano estrapolati i reati che solo gli stranieri possono compiere (quelli contro la normativa sull’ingresso e sul soggiorno)”. “Senza voler diminuire i risvolti negativi della delinquenza, che naturalmente attecchisce anche tra gli immigrati, questa impostazione consente di non coinvolgere nello stesso giudizio negativo l’intera popolazione immigrata, ridimensionando le esagerazioni che alimentano la diffidenza nei confronti degli stranieri, specialmente nelle grandi città.”.
“Pensare e realizzare politiche di integrazione riuscite” al di là di pregiudizi fondati su una conoscenza distorta della realtà è il filo conduttore del rapporto: “perché con loro Roma dovrà vivere l’avventura di questo secolo”.
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