ROMA – continua la rassegna “Storie di donne nell’Islam”, con il film “Laicité Inch’ Allah!” di Nadia El Fani
Nella sede dell’UDI nazionale con ingresso in via della Penitenza 37 a Roma giovedì 14 giugno alle 18,30, nell’ambito della rassegna “Storie di donne nell’Islam”, proiezione del documentario “Laicité Inch’ Allah!”, diretto dalla regista franco-tunisina Nadia El Fani. Saranno presenti l’autrice del film e la giornalista Giuliana Sgrena.
“Laicité Inch’allah” è stato girato tra il 2010 e il 2011, ai prodromi e durante la ‘rivoluzione dei gelsomini’, il movimento di protesta contro l’allora presidente tunisino Ben Alì. La Tunisia è l’unico paese arabo in cui la rivolta popolare ha determinato alcuni cambiamenti politici positivi, pur se contraddittori.
Il film è un inno alla tolleranza, al pluralismo e alla libertà d’opinione e per questo è costato a Nadia El Fani censure e minacce alla sua incolumità. E’ stato girato tra Francia e Tunisia nel 2011. Il film ‘Laicité Inch’Allah! ha ottenuto il Prix de la Laïcité 2011.
“Avevo deciso di essere parte del mio film… Filmare me stessa in questa lotta mi è sembrato utile per cercare di fare un passo in avanti verso la libertà di espressione”, ha dichiarato la regista.
Nadia El Fani è regista, sceneggiatrice e produttrice. Vive a Parigi. Ha girato principalmente documentari sui diritti umani, la libertà femminile e la libertà di espressione. E’ nata da madre francese e padre tunisino. Suo padre Béchir El Fani è stato uno dei leader del Partito comunista tunisino dopo l’indipendenza. È apparso nel suo film Ouled Lenine . È la sorella del direttore della fotografia Sofian El Fani. Ha iniziato a lavorare nel cinema come stagista nel 1982 nel film Misunderstood di Jerry Schatzberg, girato in Tunisia. Successivamente divenne assistente alla regia e collaborò, tra gli altri, con Roman Polanski, Nouri Bouzid , Romain Goupil e Franco Zeffirelli. Nel 1990, ha diretto il suo primo cortometraggio e ha creato la sua prima società di produzione di video in Tunisia, Z’Yeux Noirs Movies, per produrre e dirigere i suoi film in questo paese. Essendo vicino ai gruppi femministi militanti tunisini, ha iniziato a realizzare documentari nel 1993 con Femmes Leader du Maghreb e Tanitez-moi.
El Fani si è trasferita a Parigi nel 2002 , durante la post-produzione del suo primo lungometraggio di finzione, Bedwin Hacker. Voleva fuggire dal regime di Ben Ali, società tunisina che riteneva stia diventando più conservatrice a causa della pressione degli islamisti e delle minacce che ha ricevuto per due scene controverse di Bedwin Hacker. Successivamente ha diretto diversi documentari, tra cui Ouled Lenine nel 2008 . Nell’autunno 2009 El Fani è stato diagnosticato un cancro al seno e ha iniziato un trattamento di chemioterapia , provocando la caduta dei capelli .
Il progetto Storie di donne nell’Islam, avviato in collaborazione con l’UDI (Unione delle donne in Italia) e la Casa Internazionale delle Donne, nasce dal desiderio di confrontarsi sulle esperienze delle donne nei paesi islamici, condividendo immagini e parole, del presente o del passato prossimo. A tal fine sono stati selezionati film narrativi, documentari, libri e riviste che ben illustrano il vivace protagonismo femminile nei paesi islamici, tra condizionamenti e spinte libertarie.
Gli appuntamenti sono stati e sono anche un’occasione di incontro fra donne di diverse provenienze: le proiezioni e le presentazioni sono infatti arricchite da interventi di registe, studiose, giornaliste e donne dell’associazionismo che raccontano le loro personali esperienze e forniscono chiavi di lettura di realtà complesse ma spesso ridotte a rappresentazioni stereotipate in Occidente.
Il progetto è a cura di Leila Karami, Layla Mustapha, Isabella Peretti, Nadia Pizzuti e Stefania Vulterini.