ROMA. Donne. Corpo e immagine tra simbolo e rivoluzione
Ancora pochi giorni a disposizione, per visitare l’imperdibile Mostra Donne. Corpo e immagine tra simbolo e rivoluzione, curata da Arianna Angelelli, Federica Pirani, Gloria Raimondi, Daniela Vasta, che firmano anche il catalogo, e promossa da Roma Capitale, Roma Musei in Comune – Galleria d’Arte Moderna, in collaborazione con Zètema, Istituto Luce Cinecittà, Cineteca Bologna, Centro Sperimentale di Cinematografia, Rai cinema e altri; archivi storici, tra i quali il Gabinetto del Sindaco, il Centro Ricerche Documentazione Arti Visive, e Archivia – archivi, biblioteche e centri di documentazione delle donne (Casa internazionale delle donne), che ha fornito testi, riviste (es. Effe, Noi Donne), fotografie e manifesti del femminismo romano e italiano anni Settanta.
L’esposizione si trova nella Galleria d’Arte Moderna, in Via Francesco Crispi; è la galleria comunale, non nazionale (Viale delle Belle Arti), nell’antico convento che fu il primo delle carmelitane scalze a Roma, al sommo di Via Capo le case.
In mostra, più di cento tra sculture e dipinti a firma femminile, maschile e ignota. La vasta raccolta è impreziosita da materiale documentaristico testuale, filmico e fotografico in parte proveniente dagli stessi visitatori e visitatrici cui è stato richiesto di partecipare con fotografie di storia familiare, a soggetto femminile, con l’unico vincolo della data antecedente gli anni Settanta del Novecento.
Una carrellata uscita dai cassetti che da sola emoziona e monopolizza l’attenzione già nella prima sala.
Altrettanto belli e interessanti i filmati, che si consiglia di prendersi il tempo di vedere, su materiali della Cineteca Bologna e Istituto Luce: spezzoni di film interpretati dalle grandi artiste del film muto e da celebri danzatrici, ma anche la storia unitaria di Roma, il Regno d’Italia, il fascismo, la deportazione degli Ebrei, la Resistenza, la Liberazione, raggiungendo la contemporaneità su cui si misura il lungo e positivo cammino percorso dalle donne nel lavoro, nella rappresentanza, nell’arte e nella cultura con l’apporto di movimenti emancipazionisti e femministi di cui le cineteche conservano immagini di manifestazioni, sti-in e altre attività significative. Ne evidenzia i cambiamenti negli usi e costumi, nel vestiario e nel simbolismo, nella rappresentazione e nell’autorappresentazione del femminile.
L’opera esposta, il percorso filmico e fotografico e documentario, non sono proposti come fini a se stessi ma inseriti in una narrazione corale che interpreta la figura femminile nelle diverse correnti artistiche e sociali, dagli inizi dell’800; nella sua istantaneità e quotidianità; nella sua essenza rivoluzionaria; nella sua fisicità e nella sua intellettualità.
Il mescolamento di materiale di rara o mai precedente esposizione, di provenienza pubblica e privata, parte – es. di Silvia Giambrone, Bianca Pucciarelli, Cloti Ricciardi, Sissi (Daniela Olivieri) – rende originale una rassegna che include opere contemporanee (es. Marina Abramovic’, Carla Accardi, Mirella Bentivoglio, Maria Lai, Titina Maselli); riserva uno spazio particolare a Elisa Montessori.
L’attento percorso museale si svolge in otto sezioni, con testi introduttivi per ciascuna:
Amor sacro e amor profano (Gloria Raimondi); il corpo nudo (Arianna Angelelli); Sguardi dell’anima Arianna Angelelli); Donne e madri (Gloria Raimondi); Identità inquieta (Federica Pirani); Donne non si nasce si diventa (Daniela Vasta); Immagini femminili (Serenella Scuri); #donneGAM (Claudio Crescentini).
Il catalogo, edito da SilvanaEditoriale, apre con una serie di interventi tematici che forniscono un’accurata rilettura del ruolo e della figura femminile rivisitata dal femminismo e dal controfemminismo.
“Lo slogan “Le donne devono essere nude per entrare nei musei?” del famoso collettivo di artiste americane (Guerrilla girls) rifletteva una verità incontrovertibile. Per secoli l’immagine femminile è stata, infatti, protagonista della creatività: il nudo femminile come forma da studiare, modello di bellezza, di erotismo o di ludibrio, mentre la modella diventava, alternativamente, la musa ispiratrice, la fonte di ogni peccato, l’esempio di doti domestiche e di virginale maternità. (…) Nella complessità dell’interpretazione e descrizione delle dinamiche e delle relazioni tra gli sviluppi dell’arte contemporanea, l’emancipazione femminile e le lotte femministe, sembra perdurare anche nel sistema del mondo dell’arte una selezione e disparità di genere nella visibilità e nella presenza delle artiste nei musei, nelle collezioni e sul mercato, tanto che si conferma ancora attuale la domanda delle Guerrilla girls: le donne devono essere nude per entrare nei musei? È o sarà ancora così?” (Le Curatrici)
Una breve rassegna di titoli rende l’idea dell’evento che supera la dimensione museale e anche saggistica e anche la giù sufficiente valorizzazione di opere note ma anche invisibili, per diventare un percorso conoscitivo del sé e delle altre:
Novecento: secolo delle donne (Marina d’Amelia); Cecì (n’)est (pas) mon corps – dal titolo di una rivista parigina (Piera Detassis); Meno eroi(ne) più sorellanza. L’evoluzione della rappresentazione televisiva del femminile (Elsia Giomi); Genealogia di un soggetto politico: il femminismo italiano degli anni Settanta (Gabriella Bonacchi); Amor sacro e Amor profano (Gabriella Bonacchi); Il corpo nudo (Arianna Angelelli); Donne e madri (Gloria Raimondi); Identità inquieta (Federica Pirani); Donne non si nasce, si diventa (Daniela Vasta); Immagini femminili (Serenella Scuri).
Il successo della Mostra è stato misurato anche nelle iniziative corollarie, intitole L’opera del mese, che ha previsto incontri con il pubblico e iniziative a tema (serate musicali, presentazioni, letture).
Tra le artiste: Deiva de Angelis, Giosetta Fioroni, Sissi, Paola Gandolfi, Vittoria Morelli.
Aperta il 23 gennaio, Donne. Corpo e immagine tra simbolo e rivoluzione, è prorogata fino al 10 novembre.