ROMA – E’ stato presentato il rapporto di UNFPA sullo stato della popolazione nel mondo 2017
E’ stato presentato ieri a Roma, presso la Sala Stampa Estera, il Rapporto sullo stato della popolazione nel mondo 2017 di UNFPA (Fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione) sulla salute sessuale e i diritti riproduttivi.
Il rapporto annuale mette in luce le disuguaglianze nell’accesso alla salute riproduttiva strettamente connesse alla condizione di povertà. Miliardi di persone sono immobili in fondo alla scala economica vedendosi negare diritti umani e prospettive di miglioramento, tra queste la maggioranza sono donne e ragazze. In questo momento la ricchezza congiunta dei 2.473 miliardari del mondo, supera i 7.700 miliardi di dollari, ovvero l’equivalente del prodotto interno lordo di ben quattro quinti dei paesi del globo nel 2015. Questo significa che, mentre alcune famiglie hanno bilanci miliardari, centinaia di milioni di altre famiglie sopravvivono con meno di 1,25 dollari al giorno. Di recente il divario economico tra paesi ha iniziato a ridursi, anche se in molti è andato peggiorando. Nel periodo 2008-2013 il divario si è allargato in almeno 34 paesi, in cui il reddito del 60 per cento più ricco della popolazione è aumentato più rapidamente di quello del 40 per cento più povero. Chi resta indietro perde terreno anche nell’accesso a servizi di qualità per la salute e a quelli essenziali che garantiscono i diritti umani e il benessere. Al vertice, risorse e privilegi si accumulano a velocità esponenziale allontanando sempre di più il pianeta da quella visione di uguaglianza presente nell’Agenda 2030 e dai suoi Obiettivi di Sviluppo Sostenibile.
Spesso la disuguaglianza è intesa in termini di reddito e di ricchezza – la linea di demarcazione tra ricchi e poveri. Ma in realtà le disparità economiche non sono che una parte del problema. Molte altre dimensioni, sociali, politiche e istituzionali, si alimentano a vicenda precludendo, nel loro insieme, ogni speranza di progresso per chi vive ai margini.
“Due aspetti cruciali sono analizzati all’interno del Rapporto – spiega Mariarosa Cutillo Chief of Strategic Partnerships di UNFPA – la disuguaglianza di genere e le disparità nell’accesso alla salute e ai diritti sessuali e riproduttivi, questioni essenziali che richiedono un’azione molto più ampia se vogliamo raggiungere uno sviluppo sostenibile”. Una donna che non ha possibilità di studiare e di conseguenza avere un lavoro che garantisca un reddito è difficile che avrà accesso ai servizi per la salute, “nei cosiddetti Paesi in via di sviluppo, dove le ragazze non hanno accesso all’istruzione secondaria, il 43% delle gravidanze non è pianificato. L’accesso alla salute sessuale e riproduttiva ci permette di fare prevenzione, riducendo aborti e gravidanze indesiderate o precoci”, prosegue Cutillo. Le ripercussioni economiche non incidono soltanto sulle donne ma anche sui figli e le figlie, generando così una spirale discendente che coinvolge l’intera comunità di riferimento. Non avere il potere di decidere se, quando e a che distanza avere figli può condizionare e limitare l’intera vita di donne e ragazze. Lo sa bene Maria Grazia Panunzi, presidente di AIDOS (che cura l’edizione italiana del Rapporto), “lavorare sul campo significa vedere con i propri occhi come i diritti umani sono strettamente collegati uno all’altro, si richiede un approccio olistico alla questione di genere che garantisca alle ragazze la possibilità reale di autodeterminarsi, avendo quindi accesso al credito, all’istruzione, alla salute per poter diventare parte attiva della società in cui vivono”.
Quando milioni di donne lottano contro analoghe privazioni, i costi per le società e le economie nel loro complesso si moltiplicano a dismisura, si affievoliscono le prospettive di realizzare i diritti umani, di promuovere una società più stabile ed equa e un’economia più inclusiva e sostenibile.
Una strada alternativa – che affronti le disuguaglianze in tutte le loro dimensioni, può generare benefici significativi per la salute, sviluppo del capitale umano e sradicamento della povertà.
I paesi più poveri che hanno una popolazione giovane già numerosa o emergente e che riescono a ridurre i divari nell’accesso alla salute sessuale e riproduttiva e a promuovere l’uguaglianza di genere, hanno anche il potenziale per raccogliere e massimizzare il dividendo demografico, generato anche dall’avere una forza lavoro più numerosa, sana e produttiva.