ROMA – in mostra le foto di Giovanna Del Sarto: A Polaroid for a refugee
La mostra fotografica A Polaroid for a refugee di Giovanna Del Sarto potrà essere visitata fino al 9 marzo 2017, presso WSP photography, in via Costanzo Cloro 58 a Roma.
Il progetto ritrae un momento di transizione nella vita delle e dei rifugiati, rispecchiando la forza interiore e la dignità di queste persone nel corso di un viaggio lungo e tormentato.
Nel 2015, dopo aver passato mesi a leggere giornali, guardare la TV o ascoltare diverse opinioni riguardo alla crisi dei e delle rifugiate in Europa, Giovanna Del Sarto ha sentito il bisogno di andare a vedere con i suoi occhi. Il suo obiettivo era innanzitutto fare volontariato, per poter capire meglio ed essere più vicina alla gente. A partire da ottobre 2015 l’autrice ha quindi visitato una serie di luoghi, tra cui Preševo in Serbia, dove ha prestato aiuto ai “Volontari di Preševo” lavorando al punto informazioni, la tenda dove avviene il primo contatto tra i volontari e i rifugiati appena arrivati che devono registrarsi; Lesbo, una delle isole greche più vicine alle coste turche, dove ha pattugliato di notte le coste assieme alla ONG norvegese, A Drop in the Ocean; Atene e Idomeni, dove l’emergenza umanitaria si è rivelata nettamente più tangibile e Chio, un’isola al largo della costa turca.
In tutte queste occasioni Giovanna ha portato con se una Polaroid Land Camera e così è iniziato il progetto Una Polaroid per un Rifugiato. E’ un progetto molto semplice, che si basa sul concetto del dare, del restituire qualcosa ai rifugiati, ossia un momento della loro vita e del loro viaggio, catturato per sempre. Ogni soggetto che ha fotografato ha con sé una fotografia: “Mi piace l’idea che un giorno guarderanno questi scatti. Per ogni Polaroid che scatto ne lascio una al soggetto della fotografia, come ricordo di quel momento, con una frase molto semplice scritta sul retro: “Qualunque sia la tua destinazione, fammi sapere se sei al sicuro.” Si tratta di un messaggio di speranza, che, purtroppo, non varrà per tutti”.
I ritratti che ha scattato sono molto simili a ritratti di famiglia e comunicano un’atmosfera rilassata e spensierata, che non scava nella profondità delle esperienze delle e dei rifugiati. Il loro valore risiede piuttosto nell’offrire un momento di fuga dagli orrori del quotidiano, oltre che nella possibilità di conservare il ricordo di un viaggio che continua. Tutt* vogliono un ritratto, e per diverse ragioni. Ai giovani e alle giovani piace mettersi in posa; alle madri l’idea di poter mostrare le foto ai figli e alle figlie una volta che saranno cresciuti e ai bambini e alle bambine perché è un gioco. E cosa significano queste foto per noi che le guardiamo? Offrono un punto di vista diverso da quello che ci viene proposto dai media. Ci aiutano a vedere queste persone come tali, non vittime, non eroi, né rifugiati da compatire né migranti da temere. Persone che resistono, si preoccupano, gioiscono.
Il progetto ha ricevuto diversi premi nell’ambito di festival internazionali, tra cui Lugano Photo festival e Kolga Tbilisi Award. Un’edizione limitata di cartoline del progetto ricamate a mano (riproduzione digitale APfaR polaroid) è disponibile presso The Photographers Gallery di Londra. I ricavati della vendita sono donati ad “Athena” Centro per Donne Rifugiate sull’isola di Chio (Action from Switzerland).