ROMA – Museo in Trastevere: una mostra, un libro… è storia
Il 14 gennaio 2018 si svolgerà il finissage della mostra ’77 una storia di quarant’anni fa – L’evento prenderà il via alle ore 17,00, presso il Museo di Roma in Trastevere, con la proiezione di alcuni dei lavori inviati per il concorso Riprendiamoci il ’77 lanciato dal curatore, Gabriele Agostini. A seguire la scrittrice e giornalista Daniela Amenta presenterà il suo libro Freak out. Freak Antoni. Psicofisiologia di un genio.
La sperimentazione artistica e culturale che dal ’77 in poi è diventata, per la prima volta nella storia, pratica e linguaggio di massa, ha ispirato la scelta delle opere di queste due personalità significative, il fotografo Tano D’Amico e l’artista Pablo Echaurren, per la loro storia personale, politica e artistica, che ha attraversato, segnandole, le espressioni creative che si sono sviluppate all’interno del movimento del ’77. La mostra non è retta da un principio ordinatorio temporale o da una sequenza cronologica degli avvenimenti di cronaca, ma si struttura attorno ad aree tematicoemozionali che meglio restituiscono il contesto in cui matura e si forma la specificità del linguaggio del movimento del ’77. Le aree individuate riguardano: le facce, le feste, le donne, il rapporto uomo-donna, l’opposizione, la morte e il sangue, le lettere, la comunicazione alogica, la poesia visiva, la creatività urbana… L’esposizione di circa 200 opere è arricchita dall’uscita del libro Il piombo e le rose – Utopia e creatività del movimento editato da Postcart, dalla proiezione di filmati e da una postazione informatica per la consultazione di stampa e quotidiani dell’epoca. Durante lo svolgimento della mostra sono previsti tre seminari tematici con giornalisti, storici, storici dell’arte e protagonisti del “movimento”. Sarà inoltre proiettato il film Indiani Metropolitani scritto da Claudia Salaris e diretto da Antonella Sgambati.
Tano D’Amico, nato a Lipari il 29 luglio 1942, giornalista professionista e fotoreporter, si sposta a Roma nel 1967 nel clima della contestazione e si accosta quasi per caso alla fotografia. Inizia una lunga collaborazione con Lotta Continua e con Potere Operaio. I primi reportage sono dedicati al sud, alla Sicilia e alla Sardegna, ma viaggia anche all’estero per “Il mondo”: va nell’Irlanda della l 2 guerra civile, nella Grecia dei colonelli, nella Spagna franchista, in Portogallo durante la rivoluzione dei garofani, più volte in Palestina, Somalia, Bosnia, Chiapas, Stati Uniti ecc. Il suo sguardo si distingue subito da quello degli altri fotografi. Non gli interessano i fatti di cronaca quanto piuttosto le ragioni che li producono. Segue da vicino il movimento studentesco e operaio lungo tutto il suo percorso, attraversando per intero gli anni Settanta, con immagini che vanno – come dirà – “oltre il cliché della violenza”. È vicino agli operai, ai minatori, alle femministe. Fotografa le carceri, le caserme, i manicomi. Lavora anche con le varie etnie Rom cercando di raccontarle più con immagini di gioia che di povertà e dolore. D’Amico è il fotografo dei senza potere, dei vinti, di cui riesce a cogliere la bellezza umana del disagio sociale. Le sue immagini cercano di restituire dignità a coloro cui la dignità è stata tolta. Li rappresenta con complicità, simpatia, partecipazione, facendo del bianco e nero e dell’obiettivo 35 mm una precisa scelta stilistica.
Pablo Echaurren (Roma 1951) è un artista italiano. Inizia a dipingere sotto la guida di Gianfranco Baruchello e Arturo Schwarz, suo primo gallerista. Dagli anni Settanta espone in Italia e all’estero. Negli anni Ottanta e Novanta realizza numerosi fumetti di avanguardia come Caffeina d’Europa (una delle prime graphic novel). La sua produzione si è sviluppata all’insegna della contaminazione fra generi, fra alto e basso, arte e arti applicate, secondo un approccio progettuale, manuale e mentale, tipico del laboratorio. Ne discende un’idea dell’artista come artefice e inventore a tutto campo (pittura, ceramica, illustrazione, fumetto, scrittura, video), indifferente agli steccati e alle gerarchie che solitamente tendono a comprimere la creatività. Innumerevoli le pubblicazioni e le esposizioni personali in tutto il mondo