Oggi 26 marzo 2019 al Dipartimento di Scienze Statistiche della Sapienza Università di Roma nell’ Aula I dalle ore 12,00  alle ore 13,30 si discuterà aprendo un dibattito sul  disegno di legge n. 735 “Norme in materia di affido condiviso, mantenimento diretto e garanzia di bigenitorialità” presentato il 2 agosto 2018 al Senato, primo firmatario il Senatore Simone Pillon, e assegnato alla 2ª Commissione permanente (Giustizia) in sede redigente il 3 agosto 2018, dopo una lunga serie di audizioni, è attualmente in attesa di emendamenti. Nell’attuale “Contratto di Governo”, siglato tra Lega e Movimento 5 Stelle, è prevista una riforma del diritto di famiglia, a partire dalla Legge 54 del 2006 sull’affido condiviso.

La Sezione “Studi di Genere” dell’Associazione Italiana di Sociologia, insieme a Minerva – Laboratorio di Ricerca sulla Diversità e le Disuguaglianze di Genere del Dipartimento di Scienze Statistiche della Sapienza Università di Roma, hanno mobilitato, in occasione di questo evento, studiosi e studiose, intellettuali, operatori e operatrici sociali, esperte/i, ricercatrici/ori, accademiche/i che condividono il desiderio di discutere il disegno di legge.

I punti principali che il DDL regolamenta (presenza obbligatoria di un mediatore familiare, equivalenza del tempo trascorso con i figli o “bigenitorialità perfetta”, abolizione dell’assegno di mantenimento e casa familiare) hanno suscitato un fervido dibattito tra esperti di diversi ambiti disciplinari (diritto, economia, psicologia, sociologia, scienze dell’educazione, etc.) che riteniamo non abbia tuttavia raggiunto in modo chiaro ed esaustivo la più ampia opinione pubblica.

Le perplessità suscitate dal DDL “Pillon” sorgono non solo dalle incongruenze esistenti tra i principi enunciati e le modalità previste dalla legge per tradurli in prassi giuridica, ma anche in relazione ai principi stessi cui si ispira. Perplessità sollevate non solo dal mondo dell’associazionismo e dei movimenti femminili e femministi, ma anche da parte della politica, nell’ambito della stessa maggioranza di governo, tanto che nei giorni scorsi sono stati presentati anche altri disegni di legge sull’argomento da parte di rappresentanti del Movimento 5 Stelle con il sostegno trasversale di deputati appartenenti anche a partiti di opposizione.

La mancanza di una opinione condivisa nella maggioranza su questi temi trova conferma nella contraddittorietà di alcuni recenti atti, come la presentazione da parte del Ministro dell’Interno, Matteo Salvini, di un progetto che prevede l’imposizione di apporre sui documenti dei bambini l’indicazione di padre e madre, anche quando i genitori siano dello stesso sesso, e la risposta del Ministro per la famiglia che nega radicalmente il valore delle numerose sentenze di merito e di legittimità in materia di genitorialità delle persone lesbiche e gay (risposta all’interrogazione n. 3-00351), tema al quale la comunità scientifica italiana ha dedicato notevoli contributi sia sul piano teorico sia sul piano applicativo.

Premettendo che la separazione costituisce sempre un processo doloroso per tutte le parti coinvolte, minori in primis, riteniamo che questo disegno di legge sull’affido condiviso risponda a una visione ideologica della società che non tiene conto degli importanti passi avanti compiuti a partire dalla Riforma del diritto di famiglia del 1975 e con la legge sull’affido condiviso del 2006, né dei cambiamenti reali di cui la comunità scientifica della ricerca sociale e giuridica ci offre chiara evidenza. Un disegno di legge che reifica i bambini e annulla qualsiasi rilevanza della loro volontà in quel momento delicato che è la separazione fra genitori. Tutto ciò in spregio ai principi fondamentali della nostra Costituzione e alle Convenzioni internazionali che l’Italia ha sottoscritto.

Riteniamo impraticabile la previsione di tempi paritari di convivenza dei figli nell’abitazione dell’uno e dell’altro genitore, senza prevedere alcuna distinzione tra le esigenze dei minori, notoriamente diverse in relazione a variabili quali il carattere, la scansione dei tempi della vita quotidiana, l’età, il radicamento socializzativo, lo status dei genitori e una serie di altri elementi considerati rilevanti nelle discipline legislative praticate in altri ordinamenti. Emerge una visione adultocentrica delle posizioni familiari, fortemente rivendicativa di un genitore sull’altro, che strumentalizza i figli nel tentativo di realizzare un improbabile riequilibrio familiare. Un pendolarismo tra un genitore e l’altro è fortemente penalizzante sia per il minore, che sarà costretto a vivere due ménage quotidiani diversi; sia per il partner più debole economicamente, che in genere è rappresentato dalla donna.

Ravvisiamo una ulteriore criticità del DDL nei casi in cui nella coppia vi siano situazioni di violenza domestica, in quanto la strada per la separazione è resa più difficoltosa – anche economicamente – per la donna che volesse allontanarsi dal partner violento. Infatti, l’obbligatorietà della mediazione familiare anche nei casi di violenza domestica contravviene con quanto previsto dall’articolo 48, comma I della Convenzione di Istanbul sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, che sancisce il divieto dell’utilizzo di metodi alternativi per la risoluzione dei conflitti come la mediazione e la conciliazione. Anche le bambine e i bambini sono vittime, altrettanto quanto le donne e le madri: i dati Istat, nell’ultima rilevazione del 2014 “Indagine sulla sicurezza delle donne”, ad esempio, evidenziano che il 64% dei bambini che vivono in famiglie in cui c’è violenza del padre sulla madre assistono a questa violenza. Questo elemento non può e non deve essere assolutamente oscurato disponendo che il giudice possa stabilire l’affidamento ai servizi sociali e il ricollocamento in una struttura protetta per seguire un programma di recupero della bigenitorialità per quel minore che si rifiuti di convivere con il genitore riconosciuto come violento.

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Marcella Corsi

Marcella Corsi ha conseguito un Ph.D in Economics presso l’Università di Manchester (Gran Bretagna), ha lavorato come ricercatore presso il WZB di Berlino e l’Istituto nazionale per lo studio della congiuntura (ISCO), e come professore associato presso la LUISS G. Carli.
Nell’ambito della sua attività di ricerca si è occupata di analisi congiunturale in ambito reale (mercato del lavoro, consumi ed investimenti, ecc.), di progresso tecnico, di innovazioni nel settore pubblico, e, negli anni più recenti, di temi legati alla valutazione della ricerca economica, e all’economia di genere.
E’ tra i fondatori dell’associazione Economia Civile (http://www.economiacivile.it ) e della rivista on-line inGenere.it (www.ingenere.it). Ha svolto attività di consulenza per diverse istituzioni internazionali (Commissione europea, Parlamento europeo, OCSE) ed è membro associato del Centro europeo di ricerca sulla microfinanza (CERMi) di Bruxelles (http://www.cermi.eu/team/associate-researchers#corsi). Dal marzo 2017 dirige la International Review of Sociology e presiede “Minerva” – Laboratorio su diversità e disuguaglianze di genere (https://web.uniroma1.it/labminerva)
E’ sposata e ha due figli.