Maria Zambrano

OGGI 15 febbraio 2019  dalle ore 15 alle ore 18  un incontro su: : “Vigencia del pensamiento de María Zambrano: arte, política y pensamiento”.

Quest’anno si celebra l’ anniversario di uno degli esili più importanti del XX secolo: l’esilio repubblicano spagnolo del 1939, del quale fu protagonista mezzo milione di persone di tutti gli strati sociali. Fu una vera e propria amputazione nel corpo vivo della nazione, una frattura le cui conseguenze continuano tutt’oggi ad offrire spunti di riflessione. In occasione di questa ricorrenza, abbiamo deciso di ricordare una delle personalità di spicco dell’esilio del 1939: María Zambrano. Il suo esilio durò quasi 45 anni e la portò a risiedere in Messico, a Cuba, in Porto Rico, Francia, Svizzera ed Italia.  Parlare della sua figura di donna e pensatrice a Roma ha un significato speciale, dato che Zambrano trascorse nella capitale italiana ben undici anni, tra il 1953 ed il 1964 –oltre ad altri due brevi periodi– che marcarono profondamente la sua vita ed il suo pensiero. «Mi sentivo nel centro della vita stando in Italia», scriverà anni dopo.

 

PROGRAMMA  : “Vigencia del pensamiento de María Zambrano: arte, política y pensamiento”

Venerdì 15 febbraio:  ore 15-18

Una mujer del primer tercio del siglo XX. José Luis Mora (UAM)

Una mujer exiliada. Francisco José Martín (Università degli Studi di Torino)

La filosofa a Roma. Elena Trapanese (UAM. Residente RAER 2017-18)

Sabato 16 febbraio: ore 11-13,30

Le fonti mistiche. Veronica Tartabini (UAM)

Vedere “altrimenti”. Lucia Parente (Università degli Studi de L’Aquila)

Educación y democracia. Juana Sánchez-Gey (UAM)

Organizza e collabora:

Real Academia de España en Roma

Instituto Cervantes de Roma

Fundación María Zambrano (Vélez-Málaga)

Instituto Universitario “La Corte en Europa” (IULCE)

Departamento de Antropología Social y Pensamiento Filosófico Español. Universidad Autónoma de Madrid

Dipartimento di Filosofía e Scienze dell’Educazione. Università degli Studi di Torino

Dipartimento di Scienze Umane. Università degli Studi de L’Aquila

Proyecto “La Herencia de los Reales Sitios: Madrid, de Corte a Capital (Historia, Patrimonio y Turismo)” H2015/HUM-3415

Biografia 

Nasce a Vélez Málaga da Blas José Zambrano e Araceli Alarcón Delgado, entrambi insegnanti, e vi abita fino ai quattro anni, poi nel 1909 la famiglia si trasferisce a Segovia, dove María trascorre l’adolescenza.

Sono gli anni della grande amicizia del padre con Antonio Machado, che saranno di importanza fondamentale per la vita di María. Nel 1911 nasce la sorella Araceli. Nel 1924la famiglia si trasferisce a Madrid.

Nel 1927 assiste alle lezioni di José Ortega y Gasset e di Xavier Zubiri all’Universidad Central di Madrid, dove si laurea in filosofia e svolge il ruolo di mediatrice tra Ortega e un gruppo di giovani scrittori, come Sánchez Barbudo o José Antonio Maravall. Nel 1929 si ammala di tubercolosi, una malattia che la segna profondamente.

Nel 1931 diventa assistente della Cattedra di Metafisica della stessa Universidad Central e vi resta fino al 1936, anche se in quel periodo già lavora a quella che sarà la sua tesi di dottorato La salvación del individuo en Spinoza (“La salvezza dell’individuo in Spinoza”).

Negli anni della II Repubblica conosce e stringe amicizia con Luis Cernuda, Rafael Dieste, Ramón Gaya, Miguel Hernández, José Bergamín, Camilo José Cela e Arturo Serrano Plaja attraverso le attività delle “Misiones Pedagógicas” e di altre iniziative culturali.

Il 14 settembre del 1936, María sposa lo storico e diplomatico Alfonso Rodríguez Aldave, e poco tempo dopo si trasferisce in Cile, dove il marito è stato nominato segretario dell’Ambasciata della Repubblica spagnola. Durante uno scalo all’Avana, fa la conoscenza di José Lezama Lima e tiene una conferenza su Ortega y Gasset. Nel 1937, proprio il giorno in cui cade nelle mani dei franchisti la città di Bilbao, María Zambrano e il marito fanno ritorno in Spagna. Alla domanda del perché ritornano quando la guerra è stata persa, rispondono: “Proprio per questo”.

Fino al giorno in cui parte per l’esilio, María Zambrano risiede prima a Valencia e poi a Barcellona. Suo marito si arruola nell’esercito e collabora in difesa della Repubblica in veste di Consigliere per la Propaganda e di Consigliere Nazionale per l’Infanzia Evacuata. Intanto nel 1938 muore il padre. Il 28 gennaio del 1939, María attraversa la frontiera alla volta della Francia, dove si reca in esilio insieme alla madre, Araceli Alarcón, sua sorella Araceli e il marito di quest’ultima. Dopo una breve permanenza a Parigie a New York, si reca all’Avana, dove incontra nuovamente Lezama Lima e collabora attivamente alla rivista “Orígenes”, diretta da lui, oltre a essere invitata come insegnante all’Università e all’Istituto degli Alti Studi e della Ricerca Scientifici. Dall’Avana, si trasferisce poi a Città del Messico, dove le viene affidato un incarico all’Università di San Nicolás de Hidalgo di Morelia (nel Michoacán).

Nel corso del 1943 e del 1944 tiene dei corsi nel Dipartimento degli Studi Ispanici dell’Università di San Juan, in Porto Rico e all’Associazione delle Donne Laureate. Inoltre tiene alcune conferenze all’Assemblea dei Docenti Universitari Esiliati all’Avana.

Nel settembre del 1946, in seguito alla morte della madre, intraprende il viaggio dall’Avana a Parigi, dove trascorre i duri anni del dopoguerra, conoscendo Jean-Paul Sartre, Simone de Beauvoir e Albert Camus, fino al 1º gennaio del 1949, data in cui fa ritorno all’Avana, dove vivrà fino al 1953 tenendo conferenze, corsi e dando lezioni private.

Dopodiché torna in Europa e si stabilisce a Roma fino al 1964, dove frequenta intellettuali italiani come Elena Croce, Elémire Zolla e Vittoria Guerrini (alias Cristina Campo), nonché spagnoli come Ramón Gaya, Diego de Mesa, Enrique de Rivas, Rafael Alberti e Jorge Guillén. Qui dirige la sezione spagnola della rivista “Botteghe Oscure”. Nel 1964 va a vivere in una vecchia casa a La Pièce, in pieno bosco tra l’Ain e lo Jura, non lontano da Ginevra, dove si isola negli studi celebrando il luogo nel libro Claros del bosque.

Con l’articolo di J.L. Aranguren Los sueños de María Zambrano (“I sogni di María Zambrano”), Revista de Occidente, febbraio 1966, ha inizio un lento riconoscimento della sua opera in Spagna. Nel 1971 viene pubblicato il primo volume delle sue Obras reunidas. Nel 1972 muore l’amata sorella. Tutto il 1973 lo trascorre a Roma e dal 1974 al 1978 torna a vivere a La Piéce dove scrive Claros del bosque e intrattiene una fitta corrispondenza con Agustín Andreu. Il deterioramento del suo stato di salute fisica è costante e nel 1978 si trasferisce a Ferney-Voltaire, dove resta due anni, fino al 1980, anno in cui si trasferisce a Ginevra. In quello stesso anno, su proposta della comunità asturiana di Ginevra, viene nominata “Figlia Adottiva” del Principato delle Asturie, atto che costituisce il suo primo riconoscimento ufficiale.

Nel 1981 viene insignita del “Premio Príncipe de Asturias de Comunicación y Humanidades”, mentre il Comune del suo villaggio la nomina “Figlia Prediletta”. L’anno seguente, il 19 dicembre, il Rettorato dell’Università di Malaga le conferisce la laurea honoris causa. Il 20 novembre del 1984 María Zambrano torna dopo 45 anni d’esilio sul suolo spagnolo e si stabilisce a Madrid, che ormai non lascerà più che in rare occasioni.

In quest’ultimo periodo, l’attività intellettuale sarà infaticabile e verrà nominata “Figlia Prediletta” dell’Andalusia il 28 febbraio del 1985. Successivamente, nel 1987, viene creata a Vélez-Málaga la Fondazione che porta il suo nome, con sede nel palazzo del marchese di Beniel, e nel 1988 viene insignita del Premio Cervantes. Infine, il 6 febbraio del 1991, María muore a Madrid e viene sepolta nel suo villaggio natale.

Anche dopo la sua scomparsa continua a ricevere riconoscimenti sociali, come il titolo di “Figlia Prediletta” della Provincia di Malaga, che le viene attribuito il 25 aprile del 2002. Il 27 novembre del 2006 il Ministero dell’Industria dà il suo nome alla stazione ferroviaria centrale di Malaga.