Paola Di Cori nata e cresciuta a Buenos Aires; si è laureata all’università la Sapienza di Roma nel 1971. E’ stata docente di studi culturali e studi di genere all’università di Urbino fino al 2009. Ha insegnato anche presso altre università italiane: a Roma-Sapienza nel 1982 e 1985-86; a Torino tra il 1992 e il 2001. Dal 1980 ha svolto ricerche, ed è stata spesso Visiting Professor, presso università all’estero (Harvard, negli anni 1982-1984; a Londra nel periodo 1988-1990, a Sydney nell’estate 1991, a Buenos Aires dal 1992 in avanti in diverse occasioni). Ha fatto parte del collegio di dottorato delle università di Torino (Dipartimento di storia, dal 1994 al 2000), di Urbino (Istituto di sociologia, dal 2001 al 2005), di Napoli l’Orientale (Dottorato di studi culturali, dal 2006 al 2010)

L’evento  ci è stato segnalato da Luigi Martini

— Venerdì 21 settembre 2018, alle ore 17,00, in occasione del Bibliopride 2018 – Giornata nazionale delle biblioteche 2018, avrà luogo l’incontro Per Paola Di Cori. La biblioteca di un’intellettuale femminista. Introduce: Patrizia Rusciani. Intervengono: Francesca Bettio, Simonetta Buttò, Sergio Di Cori, Paola Novaria, Vittorio Ponzani. Testimonianze e letture di amiche e amici.

In occasione del Bibliopride – Giornata nazionale delle biblioteche 2018, la Biblioteca di storia moderna e contemporanea ha organizzato l’incontro Per Paola Di Cori. La biblioteca di un’intellettuale femminista per presentare il fondo librario appartenuto a Paola Di Cori (1946-2017) che, per volere degli eredi, è stato di recente acquisito ed è in corso di sistemazione. Si tratta di una raccolta di varie migliaia di volumi che riflette gli ampi e diversi interessi coltivati dalla studiosa nel campo della storia delle donne e di genere, degli studi culturali, della filosofia contemporanea, della psicanalisi, della storia dell’arte e rappresenta un significativo arricchimento delle raccolte della Biblioteca in aree ancora poco documentate.

Su Asincronie del femminismo. Paola Di Cori  scrive  «Archiviare non significa depositare, etichettare e consegnare alla polvere, ma tutto il contrario. Come ha ricordato Derrida nel ’95: “Oggi niente è meno certo, niente meno chiaro della parola ‘archivio’; niente è più torbido e conturbante”. “L’archivio […] non è solo il luogo di stoccaggio e di conservazione di un contenuto archiviabile passato che esisterebbe in ogni modo […]. No, la struttura tecnica dell’archivio archiviante determina anche la struttura del contenuto archiviabile nel suo stesso sorgere e nel suo rapporto con l’avvenire” (Derrida 1995; trad. it. 1996: 25). L’archivio, quindi, non è il depositario di verità inconfutabili, ricerca ingenua di prove chiare e definitive che soddisfino l’ansia di legittimazione o una pretesa di improbabile coerenza. Sebbene l’atto di archiviare esprima un desiderio di chiusura e sistemazione, esso è sempre accompagnato da un altrettanto forte impulso all’interrogazione; non un mero ricettacolo di tracce, quindi, ma punto di incrocio, occasione per rimettere continuamente in discussione quanto vi è raccolto. Ecco quindi che ogni momento dell’archiviazione, ciascuna aggiunta o riapertura, modifica il significato stesso dell’archivio, proponendo non tanto la statica condizione di un insieme di memorie passate da riordinare, bensì un’idea di movimento, di futuro; problemi su cui indagare ulteriormente, cassetto che racchiude segreti da svelare più che documentare realtà indiscusse: “È una questione di avvenire, la domanda dell’avvenire stesso, la domanda di una risposta, di una promessa e di una responsabilità per il domani” (ivi: 47).»

«Come faccio spesso quando scrivo, mi piace ascoltare un po’ di musica. Ogni volta, ogni scritto, qualcosa di diverso. Solitamente, una volta scelto il genere – che può andare da Kid A dei Radiohead a Tito Puente, o un quartetto di Beethoven – gli rimando fedele per tutta la durata della scrittura di quell’articolo o saggio, con ripetuti ascolti dello stesso brano. La musica mi accompagna negli andirivieni e percorsi accidentati della stesura, e sono proprio le caratteristiche ritmiche di quella prescelta ad assecondarmi più e meglio di altre che sono invece servite come sfondo sonoro a pagine scritte in precedenza. Come se la scrittura avesse anche bisogno di una scansione che non ha solo a che fare con le parole e la costruzione di un testo, e che soltanto la musica – nel disporre i suoni nel tempo – può imprimere»  Asincronie del femminismo, raccolta di scritti 1986-2011)

L’incontro in omaggio a Paola Di Cori si colloca nel novero delle numerose iniziative intraprese, a meno di un anno dalla sua scomparsa, per ricordarne l’acuta sensibilità e la ricca personalità di studiosa:  l’e-book Pagine brevi, che raccoglie i suoi scritti per il blog http://www.ingenere.it e il volume, a cura di Clotilde Pontecorvo, Paola Di Cori. Una inesauribile curiosità intellettuale. Altre pubblicazioni sono in preparazione grazie a coloro che hanno preso parte ai progetti di ricerca ideati e diretti da Paola Di Cori su Michel De Certeau (http://www.micheldecerteau.eu) e sulla relazione tra medico e paziente.

 

 

Francesca Bettio, docente di Politica Economica all’Università di Siena, fondatrice e membro di redazione della rivista online inGenere.it. – Simonetta Buttò, direttrice dell’Istituto centrale per il catalogo unico delle Biblioteche italiane e per le informazioni bibliografiche. – Sergio Di Cori, scrittore, giornalista e blogger, fratello ed erede di Paola Di Cori. – Paola Novaria, responsabile dell’Archivio storico dell’Università di Torino. – Vittorio Ponzani, bibliotecario presso l’Istituto superiore di sanità e vicepresidente dell’Associazione Italiana Biblioteche. – Patrizia Rusciani, direttrice della Biblioteca di storia moderna e contemporanea.