ROMA – TEATRO VASCELLO il 18 – 19 Novembre Les Particules élémentaires
Tra i più attesi debutti del Romaeuropa Festival 2017, Julien Gosselin arriva il 18 e il 19 Novembre al Teatro Vascello e presenta, insieme alla sua compagnia Si vous pouviez lécher mon cœur, il suo adattamento teatrale de Les Particules élémentaires (Le particelle elementari), celebre e controverso romanzo di Michel Houellebecq.
Proprio il coraggio di affrontare questo romanzo, tra i più discussi della letteratura contemporanea, ha imposto il giovane regista, non ancora trentenne e formatosi presso l’École du Théatre di Lille, all’attenzione internazionale. Osannato da pubblico e stampa, il risultato di quest’ambiziosa operazione è uno spettacolo di oltre tre ore in cui l’enfant prodige abbraccia la lingua dell’autore per traslarla in un ricchissimo vocabolario scenico. Dieci gli attori pronti ad assumere il ruolo dei personaggi del romanzo, ma anche di commentatori, narratori e musicisti tra chitarre elettriche e video realizzati in tempo reale. «Appartengo alla generazione post-Castellucci, autore che amo poiché ha liberato il teatro europeo dalla vecchia ideologia che vede nell’attore l’elemento centrale dell’azione scenica» afferma a tal proposito Gosselin, «Il mio teatro è plastico, è un concerto, è un’installazione, è letteratura. Gesto, attori, spazio, testo… utilizzo tutto ciò che è in mio possesso, ponendolo sullo stesso piano, con lo scopo di dar vita ad uno spettacolo il più potente possibile».
Bruno e Michel, il primo costantemente alla ricerca dell’amore, il secondo da esso terrorizzato, protagonisti del romanzo di Houellebecq, sono il punto di partenza per un ritratto spietato della società occidentale che dal 1968 arriva a un fantascientifico quanto sterile futuro, un percorso attraverso il quale Gosselin ci accompagna con freschezza e sapienza tra ironia e lirismo, sesso, discoteche e lezioni di yoga, cinismo e furiosa poesia. Afferma ancora il giovane regista: «Le particelle elementari è il libro fondamentale di Michel Houellebecq, quello da cui si evince in modo eminente la sua poetica. È un’analisi antropologica sulla società post ’68 e ciò che mi ha permesso di creare uno spettacolo in grado di affrontare i temi urgenti della società contemporanea.
Il mio è un teatro mondo, non un teatro di piccole storie. D’altra parte l’aspetto triste e a tratti violento dell’opera di Houellebecq è una caratteristica che ho sempre apprezzato. Ho capito col tempo che a una parte di pubblico le sue storie e i suoi personaggi risultano brutali o non ‘politically correct’. Ma, mi piace mettere lo spettatore in tensione, fare in modo che possa sentirsi violentato dall’opera che sta guardando».